NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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mercoledì 16 agosto 2017

Max Pohlenz, "La Stoa". Lettura commentata. VII parte

Zenone di Elea - foto di Paolo Monti


Per gli Stoici anche il bene morale è percepibile mediante i sensi, sotto forma di azione concreta. Si passa dal particolare all’universale: dalla vista di singole azioni e singoli uomini morali ai concetti e alla coscienza che l’operare secondo ragione coincide col bene morale. Le e[mfutoi prolhvyei" hanno la loro base nell’esperienza interna con la quale si prende coscienza di sé stessi. Sono concetti da trovare nella nostra natura, non idee innate (p. 108).
Poi c’è l’idea del divino che nasce dal logos interno a ciascuno di noi. In tutti i popoli è innata e quasi scolpita nell’anima. E’ la provlhyi" qeou'.
Cicerone nel De natura deorum scrive: “omnibus enim innatum est et in animo quasi insculptum esse deos” (II, 12). Seneca, Epist. 117, 6: “omnibus insita de dis opinio est”.
Cicerone De legibus, 124: “itaque ex tot generibus nullum est animal praeter hominem, quod habeat notitiam aliquam dei”,
E già Protagora presso Platone dice: “dia; th;n tou' qeou' suggevneian zw/von movnon qeou;" ejnovmisen (Prot. 322a). I sensi sono testimoni attendibili sia per Zenone sia per Epicuro.
Gli scettici invece opponevano al dogmatismo l’inganno dei sensi. Epicuro portava il sensismo alle estreme conseguenze: la percezione è valida se confermata da altre sensazioni
Zenone sostiene invece che la fantasiva può essere anche falsata dagli organi di senso. Decide il logos con la verifica data dalla sunkatavqesi".
La fantasiva deve procedere da un oggetto reale non dalla immaginazione. Poi deve mostrare l’oggetto come è.
Oreste invece vede le Erinni nelle Coefore di Eschilo.

La rappresentazione dunque deve procedere da un oggetto reale hj ajpo; tou' ujpavrconto" e da questo l’anma viene improntata ejnapomemagmevnh (ejnapomavssw) e impressa ejnapesfragismevnh (ejnaposfragivzw) come non potrebbe se non ci fosse l’oggetto reale. Questa è una rappresentazione catalettica katalhptikh; fantasiva in quanto rende possibile la katalhvyi", l’effettiva apprensione, presa dell’oggetto. Questa avviene dopo che il logos ha dato il suo assenso.
Cicerone traduce katalhvyi" con comprehensi.
La katalhptikh; fantasiva è krithvrion th'" ajlhqeiva".
Zenone che amava gesticolare rappresentavaplasticamente il processo conoscitivo paragonando la rappresentazione (fantasiva) alla mano tenuta aperta, l’assenso sungkatavqesi" all’atto di ritrarre le dita e la katalhvyi" al pugno serrato che tiene stretto l’oggetto. All’animale è preclusa la katalhvyi". Nell’uomo del resto, come si vede nel caso di Oreste, anche la facoltà intellettiva diavnoia deve essere sana. E il lovgo" sano è retto (ojrqov") e non dà l’assenso a rappresentazioni lusinghevoli. Il logos dunque deve stare dritto e non u[ptio", supino, disteso sulla schiena.
La filosofia è dunque ejpithvdeusi" lovgou ojrqovthto", ricerca della correttezza del logos.
Crisippo scrive che la rappresentazione catalettica afferra il logose lo tira quasi per i capelli a dare il suo assenso. Se il logos per debolezza dà il suo assenso a una rappresentazione priva di requisiti, abbiamo la doxa, una synkatathesis malata. Dalla sintesi e dall’applicazione sistematica delle katalepseis abbiamo le tevcnai che si propongono uno scopo pratico. Teoria della conoscenza sensistica, nel senso che non prescinde dai sensi i quali offrono del materiale al logos che consente all’uomo di avere una vita ordinata. Alla nascita l’anima è una tabula rasa e il logos funziona solo in modo rudimentale. Il logos predispone anche alla conoscenza di Dio in quanto noi siamo simili alla divinità proprio grazie al logos. (p.117).

La Fisica. Il logos come creatore del mondo
Democrito aveva elaborato una concezione del mondo rigorosamente monistica - materialistica. Platone aveva collocato il vero essere nel regno immateriale dello spirito. Aristotele vide il principio supremo nel nou'" che pensa se stesso. Le nuove scuole filosofiche rifiutarono ogni forma di dualismo. Né Epicuro né Zenone si lasciarono sgomentare da Platone il quale aveva notato come schiera peggiore della gigantomachia “i figli della terra che riconoscono come esistente solo ciò che possono toccare con mano” (Sofista, 247c).
Per gli Stoici tutto è coprporeo, tranne l’anima e la divinità. La dottrina stoica ha molto di semitico, come il sensismo che vorrebbe comprendere ogni cosa mediante i sensi. Però gli Stoici non riducono tutto alla u[lh, nel senso di materia (cfr. lat. silva da *sul -) .
Alla u[lh deve aggiungersi un principio attivo. Platone nelle Leggi (892) aveva preso posizione contro gli atomisti che facevano derivare il movimento dalla materia. Aristotele cercò nella fuvsi" l’ei\do", l’idea che realizza la forma. Zenone è un monista, ma nel suo monismo l’essere riunisce in sé materia e spirito. C’è una causa agente poiou'n contrapposta alla materia paziente pavscon .
Zenone interpretò la fuvsi" come un artista che crea coscientemente: è pu'r tecniko;n oJdw'/ badivzon eij" gevnesin (Zenone SVF. II, 411, 422, 1134), il fuoco artista che metodicamente procede alla creazione.

La fuvsi" è un principio spirituale che plasma la materia. La fuvsi" è il lovgo". Logos e materia sono due aspetti di un’unica oujsiva, un unico essere. Questa fuvsi" si può chiamare Dio.
Cicerone traduce eij" gevnesin con ad gignendum (Nat. deor. II 57).
Zenone per il logos ricevette le più forti suggestioni da Eraclito.
Zenone considerò il logos una forza creatrice che trasforma la materia in cosmo. La fuvsi" è una divinità vivente che tutto regge. Zenone portò dall’Oriente l’idea di un dio trascendente e creatore, poi, a contatto con lo spirito ellenico, lo trasformò in una potenza divina che opera e plasma dall’interno. (p.129)
Gli Stoici distinsero 4 modi dell’essere: il sostrato (ujpokeivmenon), la sostanza delle cose, la qualità (poiovn), la maniera d’essere pw'" e[con, e la maniera d’essere in relazione con un altro ente prov" ti pw'" e[con. La qualità è l’essenza della cosa individuale che può essere determinata anche da un influsso esterno, come le pietre dell’arco che si sostengono a vicenda
Crisippo attribuì grande importanza alla maniera d’essere (p. 132)
L’atomismo escludeva ogni finalismo e spiegava i cambiamenti col cambiamento di posizione degli atomi, Aristotele invece presupponeva il finalismo ed elementi primordiali qualitativamente diversi.
Zenone sostiene che la pluralità delle cose non è opera del caso ma del logos che è unito alla materia e le dà forma. La u{lh dunque può prendere qualunque forma dal principio informatore. Nel fuoco Zenone vede il supporto materiale del logos, con innegabile suggestione eraclitea. Il fuoco è to; kat j ejxoch;n stoicei'on, l’elemento per eccellenza. Anche l’aria è elemento attivo, mentre l’acqua e la terra sono elementi passivi. Il cosmo non contiene il vuoto che sta fuori dal cosmo il quale è limitato. La divinità gli dà forma. I corpi sono infinitamente divisibili e non ci sono atomi impenetrabili. La vita e il suo sviluppo sono connessi al calore e il fuoco è il supporto materiale del logos. C’è però anche il fuoco distruttore che trasforma la materia in nutrimento per se stesso.
Il fuoco artista invece è creatore e artefice del movimento pu'r tecnikovn, aujxhtikovn te kai; thrhtikovn (toiouvtou hJ tw'n a[strwn oujsiva) il fuoco artista che incrementa e preserva (di tale fuoco è l’essenza delle stelle). L’animaè il pneu'ma dotato di calore a noi connaturato (p.141)

Il mondo è pieno di tovno", tensione. Il sole colpisce il mondo con i suoi raggi come Apollo con il plettro tocca le corde della lira (plh'ktron ciò con cui batto, colpisco plhvssw). Cleante definì il tovno" forza propulsiva (plhghv) del fuoco. Crisippo mise il pneuma al posto del fuoco.


CONTINUA

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