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giovedì 10 maggio 2018

L’"Ulisse" di Joyce. 1

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L’Ulisse di Joyce

James Joyce nasce a Dublino nel 1882. Studiò in un collegio dei Gesuiti.
Nell’adolescenza ebbe una vocazione sacerdotale che poi si tramutò in rivolta.
Sa madre morì di tumore. Joyce si rifiutò di confessarsi e comunicarsi quando la madre glielo chiese dal letto di morte.
Ebbe contatti epistolare con Ibsen. Nel 1904 lasciò per sempre l’Irlanda. A Trieste legò amicizia con Svevo. Poi Zurigo e Parigi. Morì a Zurigo nel 1941
1907 poesie Musica da camera e Poesie da un soldo. I temi sono quelli della bellezza femminile, dell’amore, del tradimento.
 1918 il dramma Esuli.
1914 Dubliners, 15 racconti. John Huston ha tratto un film dall’ultimo racconto I morti. Dublino è il centro della paralisi.
1917 Rtratto dell’artista giovane conosciuto anche come Dedalus. Gli ultimi capitoli vennero pubblicati postumi con il titolo di Stefano eroe.
Ulisse 1922. Lo stesso anno di The waste land.
Finnegans wake 1939. contiene l’estremizzazione stilistica dell’autore che nel flusso di coscienza rappresenta i pensieri come compaiono in testa senza essere organizzati logicamente. In F. W ci sono 42 lingue con parole ibride. U. Eco chiama finneghismi tali parole inventate come oromogio: un orologia che segna ore tristi
Il monologo interiore è parte del flusso di coscienza.
Era capace di cantare come tenore. Beveva molto. Nel 1904 incontrò Nora, una cameriera che poi sposò. La figlia Lucia impazzì e si suicidò.

Hermann Broch (1886-1951)
(1945 La morte di Virgilio è il titolo più noto)

James Joyce e il presente -conferenza del 1932
L’autore deve cogliere lo spirito del proprio tempo. Deve simbolizzare e rappresentare anche le forze che agiscono misteriosamente nel caos
Joyce rappresenta 16 ore di vita in 1200 pagine. L’opera d’arte deve essere uno specchio dello spirito dell’epoca, delle sue tendenze, ed è spesso organicamente inconoscibile ai contemporanei poiché è anticipatrice della realtà e urta contro la cecità dei contemporanei.
Quanto più radicale è la dissoluzione dei valori, quanto più caotica la disgregazione, tanto più grande deve essere la capacità dell’artista di dominare e organizzare il caos. Nella banale quotidianità di Bloom si coglie la quotidianità universale dei primi anni del Novecento, e la presenza di tutte le forze anonime dell’epoca. L’emozione che si trova nella sua opera supera tutti gli aspetti razionali e coscienziali, manifesta ripugnanza per il pensiero razionale, e per la costruzione logica della lingua. La nausea per il razionale spinge a capofitto nell’irrazionale, un rifugiarsi addirittura nella animalità.
Il romanzo racconta un giorno qualsiasi di una vita qualsiasi.
Leopold Bloom si guadagna mediocremente la vita come agente pubblicitario a Dublino. Lo seguiamo dalle 9 del mattino alle tre di notte il 16 giugno del 1904. La vita di Bloom viene definita banale, ma il personaggio non lo è. Sedici ore non senza soste nei cessi. 1200 pagine: 75 per ogni ora. Più di una al minuto.
, come nel Satyricon. Accanto al naturalismo compaiono stili diversi. Ci sono aspetti e richiami classici, altri aspetti sono espressionistici, e non manca il dadaismo

 Dadaismo
Movimento artistico-letterario d'avanguardia sorto a Zurigo nel 1916 e diffusosi poi in Francia e Germania, basato sulla negazione di tutti i valori razionali e sull'esaltazione di quelli istintivi, elementari, infantili, gratuiti e arbitrari dell'individuo; suoi principali esponenti furono T. Tzara, H. Arp, F. Picabia, M. Duchamp e M. Ray
Espressionismo
 Movimento artistico nato in Germania all'inizio del XX secolo, e poi diffusosi nel resto d'Europa nelle arti figurative, nella musica, nel teatro, nel cinema, nella scenografia; si contrappone all'impressionismo per il forte soggettivismo e per la volontà di rappresentazione dell'interiorità creativa dell'autore, attraverso immagini, colori, suoni drammaticamente esasperati e violenti.
Qualsiasi atteggiamento artistico è caratterizzato da una particolare drammaticità espressiva.
"l'esasperato espressionismo. di certe “crocifissioni”

Questo agglomerato di stili può fare parlare di eclettismo, un eclettismo creativo per la sua armonia sinfonica. La complessità dell’opera scritta con stili eterogenei (come il Satyricon) rispecchia la complessità dell’epoca
Joyce vuole afferrare un mondo inafferrabile con catene di simboli. Vuole anche mostrare la simultaneità, portare il corso degli eventi all’unità del simultaneo (cfr. T. S. Eliot)
Ogni azione presenta del resto un significato naturalistico e pure degli altri. E’ un procedimento esoterico-allegorico. Il viaggio di Bloom ripete le tappe di quello di Odisseo, L’Irlanda e la sua storia vengono sollevate ad allegoria del mondo. I personaggi fluiscono l’uno nell’altro poiché fanno parte di una totalità organica che si impersona in Bloom: l’uomo. Bloom è l’Io in sé, l’umano senza specificazioni. Ogni personaggio è anche un altro personaggio che si dissocia da se stesso. Molly è la parte più oscura e animalesca di Bloom mentre Dedalus è la sua parte spirituale. Le scene di Circe il bordello (XV capitolo) sono l’acme drammatica dell’opera: qui la scatenata fantasia di Bloom lo identifica con tutte le sue ipostasi.
 I discorsi di Dedalus si irrigidiscono fino ad assumere le forme di un catechismo pietrificato. Un residuo dell’educazione cattolico-teologica ricevuta da Joyce, un teismo divinizzato. Si potrebbe anche parlare di un romanzo psicoanalitico per la presenza quasi ossessiva del rapporto padre-figlio: Bloom tra Viràg e Dedalus, il monologo interiore, la libera associazione.
Joyce come Svevo rifiuta la psicoanalisi ma è lo spirito dell’epoca che costringe l’uomo a scendere nella sfera metalogica dell’inconscio e dell’irrazionale. Nella successiva Work in progress, Finnegan’s wake, Joyce rappresenta se stesso e il proprio lavoro. Nel capitolo Anna Livia Plurabelle due lavandaie inginocchiate sulla riva del fiume Liffey che attraversa Dublino lavano e fanno pettegolezzo. Il fiume lava la sporcizia della città. Un poco alla volta lo sciacquio della corrente si confonde con il chiacchiericcio delle lavandaie e queste diventano creature favolose e pure materiate: una è diventata il tronco di un arbusto, un’altra una pietra, bagnate entrambe dall’onda. Una sorta di realismo magico con il dionisiaco. Le parole si confondono con il mormorio dell’acque e diventano incomprensibili. Il romanzo si può anche accostare alle arti figurative.


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