La colazione sull’erba |
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Lo scandalo della verità
I quadri di Manet suscitarono le escandescenze dei
visitatori del Salon parigino nel 1863
Per questo motivo, quando il Salon nel 1863 gli rifiutò la Colazione
sull'erba ed altri lavori, egli non fu molto sorpreso. Egli, tuttavia, non
fu l'unica vittima dell'ostracismo della giuria, che non aveva accettato
numerosissime altre opere. Per questo motivo Napoleone
III decise di istituire un Salon des Refusés [Salon dei Rifiutati], così da
consentire agli artisti non presenti nel Salon ufficiale di esporre comunque le
loro opere. Manet, forte dell'avallo imperiale, decise di non lasciarsi
sfuggire quest'opportunità e presso il Salon des Refusés espose la Colazione
sull'erba.
Lo scandalo dunque non nasceva
dalla scelta del tema, bensì dal fatto che la presenza della giovinetta nuda
accanto ai due uomini vestiti non fosse giustificata da alcun pretesto
mitologico, storico o letterario. La donna raffigurata da Manet non è una ninfa,
o un personaggio mitologico, bensì è clamorosamen te una parigina del tempo. Cfr.
Togliere le mutande ai borghesi di Freud.
A rincarare la dose neanche i suoi due
compagni erano camuffati in paludamenti storici: ad abbigliarli non erano
infatti abiti classici, o magari vesti rinascimentali, bensì «gli orribili
costumi moderni francesi», come osservò disgustato il critico Hamilton. A
sconcertare il pubblico era dunque il fatto che Manet avesse abbandonato il
repertorio figurativo accademico e si fosse cimentato in un soggetto
contemporaneo, fin troppo contemporaneo, senza ricorrere al «sostegno ipocrita
del travestimento storico» (Abate).
L’arte cerca di rappresentare le
cose associate all’idea platonica.
L’oggetto può venire violentato e
deformato (Picasso). La filosofia è consapevole del fatto che lo spirito logico
non può abbracciare la totalità del mondo.
La poesia invece cerca di farlo. Goethe con il
suo dilettantismo è l’uomo che, insoddisfatto di ogni scienza specialistica, tenta
di raggiungere una conoscenza universale. L’arte vuole raggiungere la totalità:
è una forma di religione questo puntare a una conoscenza totale
L’assillo della morte è un monito a
riempire la vita di significati. L’opera d’arte risulta tanto durevole quanto
più si avvicina alla totalità
L’opera d’arte deve essere non solo
estetica ma anche etica. Chi mira alla sola bellezza rischia il Kitsch[1].
L’io deve essere al tempo stesso il sum e il cogito, il logos e la vita fusi in una unità dove balena lo spirito
religioso. La poesia deve scoprire le forze che agiscono nell’epoca e
simbolizzarle. Nella disintegrazione dei valori l’arte cerca nuovi miti e un
nuovo ordine.
Ulisse 1922, 18 capitoli in
parallelo con l’Odissea.
T. S. Eliot lo recensì scrivendo che il
romanzo era finito con Flaubert e James e che Ulisse aveva superato il romanzo narrativo attraverso il metodo
mitico..
L’autore lo definì un’Odissea moderna e l’epica del corpo
umano
Joyce ha scritto che ha voluto
rendere il mito sub specie temporis
nostri.
L’epopea di due razze (Israele-Irlanda),
il ciclo del corpo umano e la storiella di una giornata. Dublino è il centro della paralisi a causa della religione cattolica
oppressiva, delle convenzioni sociali, del dominio straniero e dell gretto
nazionalismo che gli si contrappone.
Joyce
vi si oppose con l’esilio.
Joyce voleva il recupero della
tradizione irlandese non in senso nazionalistico ma per inserirla nella cultura
europea.
E’ una neo Odissea eroicomica. Il 16 giugno era il giorno in cui Nora Barnacle
si era recata al primo appuntamento con J.
Leopold Bloom e Dedalus sono
proiezioni dell’autore in due età diverse e Ulisse è Ognuno
Ulisse ripete in chiave ironica, eroicomica,
lo smascheramento delle strutture oppressive presente nei Dubliners
Bloom è l’uomo medio, sensuale, inefficiente, curioso ma timido e cauto,
alla ricerca di rapporti umani che non trova.
Dedalus è l’idealista alla ricerca di valori spirituali, anche lui
incapace di realizzare le proprie aspirazioni.
Sono personaggi complementari: entrambi
ricercano.
Cercano anche, rispettivamente, un figlio e un padre.
Molly è Penelope ed è Calipso ed è Circe. E’ l’essenza della natura
femminile, espressione della fisicità assoluta. Il sì finale è l’accettazione incondizionata eppure non passiva della
condizione umana.
Gli incubi di Bloom e Dedalus in
Molly diventano estasi. Molly è tutta
carne, humus, fertilità naturale. E’ la terra madre da dove veniamo e dove
torniamo.
nel
Menesseno
Platone scrive: "ouj ga;
r gh' gunai'ka memivmhtai kuhvsei kai; gennhvsei (nella gravidanza e nel parto), ajlla; gunh; gh'n", e nel Menone il filosofo ateniese afferma
che tutta la natura è imparentata con se stessa (th'" fuvsew" aJpavsh" suggenou'" ou[sh", 81d) e, dunque, anche l'uomo è
stretto parente della grande madre e della natura in genere.
Motivi ricorrenti: quello del rimorso di Dedalus, la storia come incubo
e distruzione, il pensiero dell’infedeltà della moglie e della morte del figlio.
La morte per annegamento. Sono leit-motiven
inseriti nel tessuto narrativo. A volte sono segni musicali come il suono
tintinnante del calessino di Boylan.
Per quanto riguarda il primo capitolo,
Joyce nel 1904 passò dei giorni in una torre sulla spiaggia di Dublino con un
amico (Oliver Gogarty, il Buck Mulligan del romanzo). J se ne andò via per
l’arroganza e la superficialità dell’altro.
Gli episodi 1-9 contengono meno
della metà delle pagine degli ultimi 9.
Il XV Circe il bordello è il più lungo e lo compose a Parigi nel 1920.
Nel XVII Itaca la casa, alle armi di Odisseo J-Bloom sostituisce quelle
della ragione.
Il corpo umano ha una struttura ternaria (Bloom Dedalus Penelope),
così il romanzo
I Telemachia Il figlio
II Il padre con le avventure di Odisseo
III Il nostos Il ritorno a casa con la figura della donna che nell’epica
del corpo umano sostituisce lo spirito
santo della trinità.
L’episodio Eolo il giornale (VII) è scritto nel linguaggio giornalistico, l’VIII
I Lestrigoni il pranzo, è dominato
dalle funzioni dello stomaco, e J scrisse a un amico che il “ritmo dell’episodio
è quello dei moti peristaltici” (peristaltikovς,
che spinge avanti comprimendo)
Scilla e
Cariddi la biblioteca (IX) alludono alla roccia di Scilla (l’Aristotelismo)
e al gorgo di Cariddi (il Misticismo)
Le
Simplegadi le strade (X) invece alludono a Chiesa e Stato che schiacciano
le persone. Protagonista delle Simplegadi è Dublino stessa con le sue strada
labirintiche e la sua gente. L’episodio è composto di 18 brevi scene, tante
quanti gli episodi del romanzo.
Le
sirene la mescita (XI) è imperniato su temi musicali disposti nella fuga per
canonem.
il XII Il
Ciclope la taverna contiene lo stile enfatico del nazionalista irlandese
antisemita in contrasto con la dizione gergale dell’ignoto io narratore con
effetti che Joyce definisce di gigantismo.
Gli episodi XIII, XIV, XV, la sera dalle
8 a
mezzanotte, gli ultimi tre (XXVI, XVII; XVIII) la notte fino all’alba
Svevo ha scritto che l’Ulisse non è per un lettore sbadato.
Nel linguaggio, il suono
(significante) prevale sul significato.
La traduzione italiana è di Giulio de Angelis, Mondadori, 1975
CONTINUA
[1] Il sostantivo tedesco
Kitsch indica lo stile di oggetti
artistici di cattivo gusto. Il kitsch è spesso associato a tipi di arte sentimentali, svenevoli
e patetici; il termine può comunque essere utilizzato per descrivere un oggetto
artistico che presenta una qualsiasi mancanza: una delle caratteristiche di
questo tipo di arte consiste, infatti, nel tendere ad essere una imitazione
sentimentale superficiale e teatrale. Si sottolinea spesso la mancanza, negli
oggetti chiamati kitsch, del senso di creatività
ed originalità propri dell'autentica arte. Una definizione generica adottata
nell'architettura
e nel design indica come kitsch qualsiasi oggetto la cui forma non derivi dalla funzione.
In realtà l'evoluzione del termine è stata ampia e, sebbene ancora oggi
conservi quel significato, connotazioni meno "superficiali" sono
state attribuite ad esso. Ne deriva che artisti o artigiani possono
deliberatamente ricorrere al kitsch come forma di espressione. Prodotti
contemporanei caratterizzati nelle intenzioni o negli esiti da risultati
esteticamente ambigui vengono spesso definiti trash.
Giovanna Tocco
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