Il fatto
“Ieri, solo una
persona ha tentato di salvare la torcia umana che stava divampando ai bordi
della statale che collega Crema a Milano. È sceso, s’è lanciato tra le zolle con
un grosso telo in mano e ha spento la povera trentottenne, ospite della vicina
comunità psichiatrica scappata pochi minuti prima in preda a un delirio di
morte. Intorno, gente inerte. Gente con gli smartphone in mano. Gente che
filmava souvenir d’orrore. E lui a spegnere. E poi a scrivere alla sindaca il
suo sdegno (Massimo Pisa, “la
Repubblica” del 2 agosto 2020, pagina 20.
Commento mio.
Sono anni che
scrivo contro l’uso antiumano del telefonino che disumanizza le persone. Non
l’ho voluto fin dall’inizio quando per alcuni pezzenti significava uno status
symbol e non lo voglio tuttora anche se quasi tutti oramai lo hanno.
Suscita in me un
disgusto mentale e fisico quando vedo come la gente lo adopera. Per la folla
che cammina, corre, pedala e guida con questo aggeggio in mano e gli occhi
fissati sul suo schermo, tale strumento è diventato un’icona molto più
rispettabile, venerabile e santa delle persone presenti e vive in carne e ossa.
Come gli schiavi del noto mito platonico, questi servi
fuorviati vedono le sagome di alcuni oggetti che un fuoco posto le loro spalle riflette sulla parete di fondo della caverna dove si trovano incatenati
con la testa e la faccia rivolte laggiù, però credono che quelle ombre siano
tutta la realtà dell’universo mondo. Penso che non serva dire altro
Un abbraccio ai
fortunati pochi che sdegnano tale strumento di indifferenza, di volgarità,
spesso anche di morte. Ne andrebbe limitato l’uso per legge.
Un re filosofo lo
proibirebbe del tutto
Gianni, il
poverello di Pesaro.
p. s.
i malevoli
sostengono che vorrei tanto avere un
telefonino, magari uno di quelli molto costosi, ma non lo compro siccome sono
un morto di fame e non me lo posso permettere e crepo d’invidia. Chissà, forse
è proprio così.
p.p.s.
Rumpitur invidia quod amamur quodque probamur/
rumpatur quisquis rumpitur invidia
(Marziale, IX, 97), crepa di invidia siccome siamo amati e approvati. Crepi di
invidia chiunque crepa di invidia.
p.p.p. s.
Alcuni di quei telefoninari mentecatti forse diranno che la donna in fiamme a loro era sembrata una ragazza rubiconda intenta a intensificare con il trucco il colore dell’incarnato.
L’avevano dunque filmata in tutto il suo splendore
Tanto lo “smart”phone rese torta la loro mente !
giovanni ghiselli
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