giovedì 21 febbraio 2013

Feles et Vulpes Il Gatto e la Volpe della televisione


 Feles et  Vulpes Il Gatto e la Volpe della televisione
 “Molte sono le cose inquietanti e nessuna è più inquietante dell’uomo” è lo squillo iniziale del primo stasimo dell’Antigone  di Sofocle[1].

 Ebbene l’inquietudine per l’uomo deinov~ (terribile e meraviglioso) sparisce miracolosamente, la dura luce sofoclea si spegne  come per  incanto, se uno guarda la faccia maliziosa  di Fazio atteggiato del resto a finto tonto, e se nota le  parole che dice, le mosse, i sorrisetti  che fa.  Allude sempre a quello che è bene, che è giusto, che è bello avere in testa, poiché tutti i buoni, quelli come lui, la devono pensare nella stessa maniera. Se si diventa come è lui, rinunciando a se stessi, non c’è più niente di problematico. Poi si diventa pure ricchi e famosi.
Chi ci casca, chi lo trova onesto e simpatico,  subisce una grossa presa in giro, per usare un eufemismo, poiché quell’uomo dal sorriso ambiguo, nemmeno fosse la Gioconda, è valutato e pagato milioni dalla logica del mercato. Infatti lui ne raccomanda i decreti e ne promuove i profitti facendosi vedere tanto, ma tanto  buono: onesto, genuino e buono come un maritozzo del Mulino Bianco. Così atteggiandosi, insegna a non pensare, a non criticare, a essere prosseneti melensi, insomma a imitarlo per avere successo e diventare come lui è, ossia finge di essere.

Se fosse una persona per bene, si vergognerebbe assai della discrepanza immorale tra la sua spropositata mercede e il sudato salario-sudario di un operaio. Si vergognerebbe, la denuncerebbe, la rifiuterebbe. Qualcuno può pensare che queste parole siano suggerite da invidia. Può darsi, ma non ne ho coscienza. Nel latente tutto può essere. Che io sappia, ammiro e cerco di emulare quelli più capaci di me, nel mio campo che è l’educazione dei giovani, e anche dei non giovani, attraverso la parola.
Cosa sa fare colui? Accresce culturalmente e moralmente chi lo guarda? Non credo.
Infatti non fa che sorridere, dire mezze parole  con una maschera fissa da probo e moderato che copre una feroce ingordigia di fondo. Questa però traspare dalla pancetta del sedentario ghiotto.

Quell’altra, la petulante e grossolana scatologica[2] che   gli fa da spalla,  costituisce la falsa antitesi di una tesi falsa: quei due adulatori sono il Gatto e la Volpe di Pinocchio e fanno il loro esclusivo interesse[3]. La sfacciata, quando non dice parolacce ride, direbbe Ovidio, ut rudit a scabra turpis asella mola[4], come la brutta asinella raglia dalla ruvida macina.
Il fatto è che la coppia è sostanzialmente organica ai partiti del mercato il cui spirito, anzi l’assenza di spirito, richiede volgarità, ignoranza e stupidità.

Senofonte nella Ciropedia racconta che in Persia, probabilmente nell'antica capitale Pasargade, c'è un luogo chiamato Piazza Libera ( jEleuqevra   jAgorav) dove sorge il palazzo reale con gli altri edifici governativi e da questa sono bandite le mercanzie (ta; me;n w[nia) e i trafficanti del mercato (oiJ  jagorai'oi) e i loro schiamazzi e la loro volgarità (kai; aiJ touvtwn fwnai; kai; ajpeirokalivai). Costoro vengono spinti in altro luogo: "wJ" mh; mignuvhtai hJ touvtwn tuvrbh th'/ tw'n pepaideumevnwn eujkosmiva/" (I, 2, 3), affinché il loro disordine non si mescoli alla compostezza delle persone educate. Ecco dunque che uno degli aspetti dell'ordine mentale e della compostezza consiste nel non confondersi con le contese e le resse del mercato, come ebbe a scrivere Rohde a proposito di Sofocle[5]. Ho citato Sofocle e Senofonte, e posso aggiungere il Vangelo cristiano[6], poiché questa ostilità al mercato è la presa di distanza di un mondo non solo aristocratico, ma pure religioso, da questo mondo attuale nel quale gli unici valori sono "vendere e comprare".

Sentiamo anche la “matematica ispirata” di Pound: “We see to; kalovn decreed in the market place[7], vediamo il bello che subisce decreti sulla piazza del mercato.
“Per quanto parli di economia, il nostro tempo è un dissipatore: sperpera la cosa più preziosa, lo spirito”[8].
Sento già qualche cretino accusarmi di fascismo poiché ho citato Pound e Nietzsche. Io non mi vergogno delle mie letture, anche di autori fuori moda e mal strumentalizzati da chi nemmeno li conosce, anzi ne sono fiero, e replico con una citazione da il Manifesto del partito comunista di Marx-Engels: “Dove è giunta al potere la borghesia non ha lasciato tra uomo e uomo altro vincolo che il nudo interesse, lo spietato pagamento in contanti”[9]. Questo darà noia ad altri cretini dogmatici, ma quello che scrivo ora, superati gli editori-strozzini e i giornali non letti, ha una prospettiva culturale sicura: i duecento visitatori al giorno che mi leggono in questo blog.

Ebbene di tale borghesia spietata, la stessa che ha perseguitato gli Ebrei poiché hanno inventato le filosofie antitetiche alla loro visione del mondo, il monoteismo[10] poi il cristianesimo con Gesù, quindi il comunismo con Marx, di certa borghesia, dico, Fazio è un’icona. Davanti all’ignoranza e alla povertà della gente cui piace, pur troppa gente, la coppia in questione, Feles et Vulpes celebrano i loro saturnali e incitano a perseverare nell’incoscienza, nella miseria culturale e materiale.
L’Italia deve essere liberata da tali imbonitori da baraccone.

Concludo con un’ultima citazione che raccomando ai miei lettori e a tutti quanti cercano bellezza e moralità negli autori classici, antichi e non antichi “Anch’io sono stato agli inferi, come Odisseo, e ci tornerò ancora più volte, e non solo montoni ho sacrificato per poter parlare con i morti; bensì non ho risparmiato il mio stesso sangue… Vogliano i vivi perdonarmi se essi talvolta mi sembrano delle ombre… Ma è l’eterna vitalità che conta”[11].

Giovanni ghiselli g.ghiselli@tin.it



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[1] Polla; ta; deina; koujde;n ajnqrwvpou deinovteron pevlei (vv. 331-332).

[2] Da skw`r-skatov~, “escremento” e lovgo~ “discorso”.

[3] “Noi - riprese la Volpe - non lavoriamo per il vile interesse: noi lavoriamo unicamente per arricchire gli altri”

“Gli altri!” ripetè il Gatto.

“Che brave persone!” pensò dentro di sé Pinocchio”

 (Collodi, Pinocchio, XII capitolo)

[4] Ars, III, 290

[5] "Egli passa, non tocco, in mezzo alla ressa e alle contese del mercato", in Psiche , p.576.

[6]Matteo, 21, 12: "Et intravit Iesus in templum et eiecebat omnes vendentes et ementes in templo, et mensas nummulariorum evertit et cathedras vendentium columbas, et dicit eis: "Scriptum est Domus mea domus orationis vocabitur". Vos autem facitis eam speluncam latronum", e Gesù entrò nel tempio e cacciava fuori tutti quelli che vendevano e compravano nel tempio, e rovesciò le tavole dei cambiamonete e le sedie di quelli che vendevano colombe e disse loro: "È scritto: “la mia casa sarà chiamata casa di orazione”. Voi invece ne fate una spelonca di ladri.

[7] Ode per la scelta del suo sepolcro (III).

[8] Nietzsche, Aurora, p. 130.

[9] Manifesto del partito comunista, borghesi e padroni.

[10] Freud sostiene Mosè era un egiziano della corte del faraone eretico Amenophi IV e che il monoteismo dunque viene  dall’Egitto. Steiner sostiene che l’inventore della psicoanalisi  lo fa per allontanare dagli Ebrei l’odiosità conseguita a tale religione.

[11]  Nietzsche, Umano, troppo umano II, 408

3 commenti:

  1. Sono d'accordissimo!
    alessandro

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  2. Già le canzoni erano noiose, ripetitive e brutte; altrettanto lo erano gli sketch del giovanotto ben vestito e ben curato che tanto piace agli Italianibravagente; e la Litizzetto oramai ha rotto anche lei, alla fin fine si ripete e usa troppa volgarità.
    Il vero umorismo, come la vera musica e il vero spettacolo, nascono solo da una grande cultura.

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  3. Concordo con la sua analisi professore, molto acuta e penetrante, come sempre (ho molto apprezzato la sua fulminante descrizione/definizione della
    coprolaliaca fustigatrice di costumi altrui). Saluti cordiali!
    Roberto B.

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