domenica 5 ottobre 2014

Alcuni pensieri "attuali" di Giacomo Leopardi

Alcuni pensieri "attuali" di Giacomo Leopardi in attesa del film Il giovane favoloso di Martone.
Lo commenterò dopo averlo visto.

Leopardi e gli uomini immaturi

Il Recanatese trova che nella sua età prevalgano  “creature”, giovani e anziane,  infantilmente insensate[1]: "Amico mio, questo secolo è un secolo di ragazzi, e i pochissimi uomini che rimangono, si debbono andare a nascondere per vergogna, come quello che camminava diritto in paese di zoppi. E questi buoni ragazzi vogliono fare in ogni cosa quello che negli altri tempi hanno fatto gli uomini, e farlo appunto da ragazzi, senza altre fatiche preparatorie"[2].

La moda è  la sorella della morte.
Nel dialogo immaginato da Leopardi, la Moda dice alla Morte: “io sono la moda, tua sorella”. E la Morte: “Mia sorella?” “Sì-risponde la Moda-: non ti ricordi che siamo nate dalla caducità?...e so che l’una e l’altra tiriamo parimenti a disfare e a rimutare di continuo le cose di quaggiù…la nostra natura e usanza comune è di rinnovare continuamente il mondo, ma tu fino da principio ti gittasti alle persone e al sangue; io mi contento per lo più delle barbe, dei capelli, degli abiti, delle masserizie, dei palazzi e di cose tali. Ben è vero che io on sono però mancata e non manco di fare parecchi giuochi da paragonare ai tuoi, come verbigrazia sforacchiare quando orecchi, quando labbra e nasi, e stracciarli colle bazzecole che io v’appicco per li fori; abbruciacchiare le carni degli uomini con istampe roventi…”[3]. Si pensi ai tatuaggi, alla chirurgia estetica e ad altre schifezze del genere  

Leopardi e il PIL
Leopardi in Il pensiero dominante  condanna l’ossessione dell’utile da parte della sua età "superba,/ che di vote speranze si nutrica,/vaga di ciance, e di virtù nemica;/stolta, che l'util chiede,/e inutile la vita/quindi più sempre divenir non vede"(vv. 59-64).
Ancora più duramente si esprime nei confronti del lucro  il poeta di Recanati nella Palinodia al Marchese Gino Capponi :" anzi coverte/fien di stragi l'Europa e l'altra riva/dell'atlantico mar...sempre che spinga/contrarie in campo le fraterne schiere/di pepe o di cannella o d'altro aroma/fatale cagione, o di melate canne,/o cagion qual si sia ch'ad auro torni"(vv. 61-67).

Leopardi e la solidarietà tra gli umani
Leopardi in La ginestra  suggerisce una relazione polemica con la natura, ma nello stesso tempo un rapporto di solidarietà e amore tra gli uomini: “Costei chiama inimica; e incontro a questa /congiunta esser pensando,/siccome è il vero, ed ordinata in pria/l’umana compagnia,/tutti fra se confederati estima/gli uomini, e tutti abbraccia/con vero amor, porgendo/valida e pronta ed aspettando aita/negli alterni perigli e nella angosce della guerra comune”[4].
“E la ragione facendo naturalmente amici dell’utile proprio, e togliendo le illusioni che ci legano gli uni agli altri, scioglie assolutamente la società, e inferocisce le persone” (Leopardi, Zibaldone, 23).

Leopardi e i Marchigiani (citato  da un marchigiano con un po’ di ironia ma non senza un poco di soddisfazione)

Leopardi nello Zibaldone  assume la teoria ippocratica della connessione fra la terra e l'uomo in lode degli Italiani e dei Marchigiani in particolare:"Ne' luoghi d'aria sottile, gl'ingegni sogliono esser maggiori e più svegliati e capaci, e particolarmente più acuti e più portati e disposti alla furberia. I più furbi p. abito e i più ingegnosi p. natura di tutti gl'italiani, sono i marchegiani: il che senza dubbio ha relazione colla sottigliezza ec. della loro aria[5]. Similmente gl'italiani in generale a paragone delle altre nazioni. Mettendo il piede ne' termini della Marca si riconosce visibilmente una fisonomia più viva, più animata, uno sguardo più penetrante e più arguto che non è quello de' convicini, né de' romani stessi che pur vivono nella società e nell'uso di un gran capitale"(Zibaldone, p. 3891).

giovanni ghiselli




[1]Al capitolo 58 ricorderemo  l'attardato bambino pargoleggiante dell’età d’argento di Esiodo.
[2] Dialogo di Tristano e di un amico (1832).  E’ una delle Operette morali delle quali l’autore scrive:"Così a scuotere la mia povera patria, e secolo, io mi troverò avere impiegato le armi del ridicolo ne' dialoghi e novelle Lucianee ch'io vo preparando"(Zibaldone , 1394) .  Al capitolo 66 citerò altre parole di Tristano all’amico.
[3]Operette morali, Dialogo della Moda e della Morte.
[4] La ginestra (del 1836, vv. 126-135).
[5] L'alta considerazione dei marchigiani sembra risentire di questo passo di Cicerone:"Athenis tenue caelum, ex quo etiam acutiores putantur Attici " (Cicerone, De fato, 7), ad Atene l'aria è limpida, e anche per questo  gli Attici sono ritenuti più perspicaci.

1 commento:

  1. La moda esprime la mancanza di fiducia in se stessi , la necessità di omologazione perché le persone sentono la mancanza di pensiero proprio . La moda non è la malattia , ma il sintomo dei più gravi problemi che affliggono la nostra società...la solitudine , la difficoltà di essere originali , l'incapacità di sostenere scelte non omologate , insomma la moda è la febbre di un malato grave e ,secondo me, la vera malattia è che manca il volersi bene. A parole tutti si vogliono bene e ,soprattutto , si vuole bene a tutto il mondo....ma poi non si è capaci di voler bene ad un amico o al vicino di casa o al collega di lavoro ,si consuma la mediocrità in un livore reciproco senza senso. Peccato che la vita è così corta sprecarla per coltivare l'egoismo e l'invidia ....viva l'amore! Giovanna Tocco

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