Busto di Menandro |
Carisio, il protagonista degli jEpitrevponte"
[1],
di Menandro (342-291 a. C.) è un giovane uomo che ha ripudiato la moglie
Panfile per un presunto errore sessuale
di lei. Tornato da un viaggio, ha saputo da un servo che la donna ha partorito
un bambino e lo ha abbandonato. Sicché
Carisio lascia la moglie.
Quando sente che Panfile
gli manca e gli dicono che lui manca a lei, il marito ironizza sulla propria innocenza di
uomo offeso nell’orgoglio:" ejgwv
ti" ajnamavrthto", eij" dovxan blevpwn", io, uno
senza peccato, attento alla reputazione (v.588), e comprende che deve perdonare
quello che è stato solo un "ajkouvsion
gunaiko;" ajtuvchma", un infortunio involontario della donna (v.594). Panfila infatti era rimasta incinta in
seguito alla violenza sessuale subita durante le Tauripolie. Si viene poi a
scoprire che oltretutto la ragazza era
stata ingravidata dallo stesso Carisio, senza che i due si riconoscessero, data
la confusione della festa notturna. Un esempio di mavqoς , di comprensione, in seguito alla pena della
separazione dalla persona amata.
Nel Vangelo di
Giovanni (VIII) troviamo, in un contesto non dissimile , lo stesso aggettivo ajnamavrthto", composto da ajnav,
prefisso negativo, e aJmartavnw, “ commetto uno sbaglio”.
L’episodio è notissimo: mentre Gesù parlava nel tempio
ascoltato dal popolo, gli scribi e i Farisei gli portarono una donna còlta in
adulterio ( gunaĩka ejpi; moiceiva/ kateilhmmevnhn, mulierem in adulterio deprehensam VIII,
3). Quindi questi provocatori chiesero al Maestro che cosa dicesse a proposito
della legge di Mosé che prescrive la lapidazione di tali donne. Costoro
parlavano tentantes eum, ut possent accusare eum (VIII, 6), tentandolo per
poterlo accusare. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere con un dito in terra.
Quelli però continuavano a interrogarlo. Allora il Cristo si rizzò “et dixit eis: Qui sine peccato est vestrum,
primus in illam lapidem incidat, " oJ
ajnamavrthto" uJmw'n prw'to" ejp j aujth;n balevtw livqon,
quello di voi senza peccato scagli per primo la pietra contro di lei, (VIII, 7),
Poi, chinatosi di nuovo, riprese a scrivere in terra. Quelli uscirono uno alla
volta, a cominciare dai più vecchi. Il Cristo restò solo con la donna rimasta
lì in mezzo. Rizzandosi ancora, Gesù disse: Mulier,
ubi sunt? Nemo te condemnavit?” E lei “Nemo,
Domine”. E Gesù: “Nec ego te
condemno; vade et amplius iam noli peccare” oujde;
ejgw; se katakrivnw: poreuvou kai; ajpo; toũ nũn mhkevti aJmavrtane[2].
Donna dove sono? Nessuno ti ha condannata? –Nessuno Signore-Nemmeno io
ti condanno. Vai e non peccare più.
Posto che potesse
scegliere, sarà andata dal marito o dall’amante? Nessuno lo sa.
Un esempio di
comprensione in seguito a un dolore, uno dei tanti esempi nella letteratura
europea, si trova nel Duvskolo"
, un’altra commedia[3]
di Menandro dove troviamo di nuovo aJmartavnw
: il vecchio Cnemone solitario, scontroso e misantropo, dyskolos appunto, dopo una
caduta in un pozzo dal quale non riesce a uscire se non con il soccorso di due
giovani che aveva maltrattato, il figliastro e il pretendente della figlia, comprende che nessuno può cavarsela sempre senza l'aiuto del prossimo, e deve ammettere:" e{n d j i[sw" h{marton[4]
o{sti" tw'n aJpavntwn wj/ovmhn-aujto;" aujtavrkh" ti" ei\nai kai; dehvsesq j oujdenov"", in una cosa
probabilmente ho sbagliato io che ho creduto di essere il solo autosufficiente
tra tutti, e di non avere bisogno di nessuno (vv.713-714).
Il vecchio, in seguito alle esperienze avute in precedenza
aveva pensato che non esistesse alcun uomo capace di benevolenza verso un altro.
In Menandro dunque rimane vigente la legge tragica per la
quale attraverso le proprie sofferenze si può imparare diventare meno egocentrici.
giovanni ghiselli
il blog è arrivato a 185398 contatti.
Ieri ho iniziato il mio corso sugli archetipi all’Università
Primo Levi di Bologna. Ho trovato dieci allievi adulti molto interessati e
motivati a imparare. Ne sono felice.
Le mie fatiche “umanamente spese” non vanno affatto perdute,
poiché la terra non è popolata solo da Calibani. Ci sono ancora persone
desiderose e caaci di imparare. Io lavoro, con gioia, per loro e per me stesso.
Ma l'adulterio è solo questione fisica ,o vale anche quello pensato? Giovanna Tocco
RispondiEliminaPenso anch'io che vi siano ancora persone, giovani e meno giovani, che anelino ad abbeverarsi al fonte di maestri di vita e di sapienza come Lei professore, che saluto con grande riconoscenza per ciò che mi ha trasmesso e continua a regalarmi con questi preziosi contributi.
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