Presentazione del libro di Remo Bodei
La civetta e la talpa
Sistema ed epoca in
Hegel
Il Mulino, Bologna 2014
Bodei procede mostrando come secondo Hegel “il punto di contatto che accomuna francesi e tedeschi e li separa
dagli altri popoli europei (…) è il
richiamo alla potenza disgregatrice del pensiero, che presso i francesi si
riversa nella realtà, mentre presso i tedeschi
rimane ancora confinata all’interiorità” (p. 31).
I Francesi si sono attenuti al pensiero fisiocratico “per così dire senza coscienza”, i Tedeschi
invece “vogliono guardarsi le spalle e sul
fondamento della coscienza indagare se anch’essi possono osare”[1].
Indagare se stesso dunque, esplorare il proprio petto, o
agire con forza sulla natura delle cose e sulla storia degli uomini fino a
cambiare le istituzioni.
I Tedeschi
rappresentano “le civette della libertà della coscienza” e devono essere accostati ai francesi “le
talpe dell’effettualità che operano, appunto, nella storia” (p. 32) “per così dire, senza coscienza”[2]
Sono due posizioni
unilaterali come quelle di Antigone e
Creonte andati in rovina, nel dramma di Sofocle, in una collisione deleteria in quanto non
trova una sintesi nelle coscienze e nei fatti.
Si tratta di giungere alla conciliazione benefica delle
unilateralità come nelle Eumenidi di Eschilo .
“Il lato profondo di questo principio è la concezione che,
nonostante le differenze e i conflitti di interessi, passioni e caratteri,
viene tuttavia portata ad effetto per mezzo dell’agire umano una realtà in sé
armonica. Già gli antichi hanno tragedie con un simile esito, in quanto gli
individui non vengono sacrificati, ma si salvano: p. e., l’ Areopago, nelle Eumenidi di Eschilo, concede il diritto alla venerazione ad
entrambe le parti, ad Apollo e alle vergini vendicatrici. Anche nel Filottete si giunge ad appianare con
l’apparizione divina ed il consiglio di Eracle la lotta fra Neottolemo e
Filottete che combattono poi uniti contro Troia. Ma qui la pacificazione
avviene dall’esterno, per comando degli dèi, ecc., e non ha la sua fonte nelle
parti stesse, mentre nel dramma moderno sono gli individui stessi che dal corso
della loro azione si trovano condotti a questo abbandono del contrasto ed alla
conciliazione reciproca del loro fine o del loro carattere. Per questo aspetto
l’Ifigenia di Goethe è un autentico
modello poetico del dramma ”[3]
Alla fine dell’Ifigenia
in Tauride di Goethe, la forza e l’atuzia di cui tanto si gloriano gli
uomini (Gewalt und List , der Männer höchster Ruhm V, 6, v.
2142) , cedono alla nobiltà dell’anima della ragazza che ottiene la pace tra i
contendenti, e, con la libertà anche la benedizione del re dei barbari Sciti.
Ma torniamo a Bodei.
“Il pathos hegeliano per la Wirlichkeit, per la realtà effettuale, che viene normalmente scambiato
per passività o peggio, è sotto questo aspetto, una terapia che si rivolge in
particolare, ma non esclusivamente, ai tedeschi (…) Materialismo francese e
idealismo soggettivo tedesco hanno la medesima radice, manifestano le stesse
esigenze secondo versanti storici e culturali differenti, ma complementari: il
materialismo francese secondo il “principio locale” della soggettività e della
realtà, l’idealismo tedesco secondo la forma della soggettività e dell’idealità[4].
“Nel rivendicare, almeno in parte, alla propria filosofia
l’eredità di queste due tradizioni, Hegel ha voluto unire i due princìpi (la
rivoluzione portata dal pensiero nella coscienza e la rivoluzione portata dal
pensiero nella realtà)” (p. 32).
I francesi dunque dovranno rendere compiuta la loro
rivoluzione portandola dalla realtà
nella coscienza, e i tedeschi “non potranno effettuare una vera rivoluzione
nella coscienza senza “il balzo in avanti”[5]
oscuramente compiuto nella realtà stessa” (p.33)
La filosofia di Hegel dunque corrisponda alla definizione
che il filosofo stesso dà della poesia drammatica la quale “è a sua volta
quella che riunisce in sé l’oggettività dell’epos con il principio soggettivo
della lirica”[6].
“Riforma luterana e rivoluzione francese devono incontrarsi.
L’incidenza del pensiero non deve più limitarsi a un mutamento
nell’interiorità, ma deve passare consapevolmente a investire le istituzioni.
Rifugiarsi nel mondo notturno del pensiero (ossia cercare di risolvere le contraddizioni
alla luce di un sole interiore) non significa quindi tagliare i ponti con la
realtà, ma rinsaldarli, uscire da un punto morto. La filosofia infatti, nel
comprendere il proprio tempo, lo modifica e lo rende dominabile” (p. 33)
giovanni ghiselli
Continua
[1] Lezioni sulla
storia della filosofia, trad. it. cit. vol III, 2, pp. 244-245
[2] Lezioni sulla
filosofia della religione, trad. it. di G. Borruso, a cura di E. Oberti,
vol. I, Bologna, 1973, p. 370)
[3] Hegel, Estetica trad. it.
Milano, 1978, Tomo II, p. 1595.
[4] Differenza fra il sistema filosofico di Fichte e
quello di Schelling, in Hegel, Primi scritti critici, trad it. di R. bodei,
Milano, 1971, p.98.
[5] Fenomenologia dello spirito, trad. it. di E. De
Negri, Firenze, 1963, vol.I, pp. 8-9-
[6] Hegel, Estetica
trad. it. Milano, 1978, Tomo II, p. 1534
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