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martedì 12 maggio 2015

"La civetta e la talpa" di Remo Bodei. Parte VI della presentazione del libro

Presentazione del libro di Remo Bodei  
La civetta e la talpa
Sistema ed epoca in Hegel 
Il Mulino, Bologna 2014


Bodei procede mostrando come secondo Hegel  “il punto di contatto che  accomuna francesi e tedeschi e li separa dagli altri popoli europei (…) è  il richiamo alla potenza disgregatrice del pensiero, che presso i francesi si riversa nella realtà, mentre presso i tedeschi  rimane ancora confinata all’interiorità” (p. 31).
I Francesi si sono attenuti al pensiero fisiocratico  “per così dire senza coscienza”, i Tedeschi invece “vogliono guardarsi le spalle e sul  fondamento della coscienza indagare se anch’essi possono osare”[1].
Indagare se stesso dunque, esplorare il proprio petto, o agire con forza sulla natura delle cose e sulla storia degli uomini fino a cambiare le istituzioni.
 I Tedeschi rappresentano “le civette della libertà della coscienza”  e devono essere accostati ai francesi “le talpe dell’effettualità che operano, appunto, nella storia” (p. 32)  “per così dire, senza coscienza”[2]
Sono  due posizioni unilaterali  come quelle di Antigone e Creonte andati in rovina, nel dramma di Sofocle,  in una collisione deleteria in quanto non trova una sintesi nelle coscienze e nei fatti.
Si tratta di giungere alla conciliazione benefica delle unilateralità come nelle  Eumenidi di Eschilo .
“Il lato profondo di questo principio è la concezione che, nonostante le differenze e i conflitti di interessi, passioni e caratteri, viene tuttavia portata ad effetto per mezzo dell’agire umano una realtà in sé armonica. Già gli antichi hanno tragedie con un simile esito, in quanto gli individui non vengono sacrificati, ma si salvano: p. e.,  l’ Areopago, nelle Eumenidi di Eschilo, concede il diritto alla venerazione ad entrambe le parti, ad Apollo e alle vergini vendicatrici. Anche nel Filottete si giunge ad appianare con l’apparizione divina ed il consiglio di Eracle la lotta fra Neottolemo e Filottete che combattono poi uniti contro Troia. Ma qui la pacificazione avviene dall’esterno, per comando degli dèi, ecc., e non ha la sua fonte nelle parti stesse, mentre nel dramma moderno sono gli individui stessi che dal corso della loro azione si trovano condotti a questo abbandono del contrasto ed alla conciliazione reciproca del loro fine o del loro carattere. Per questo aspetto l’Ifigenia di Goethe è un autentico modello poetico del dramma ”[3]
Alla fine dell’Ifigenia in Tauride di Goethe, la forza e l’atuzia di cui tanto si gloriano gli uomini (Gewalt und List , der Männer höchster Ruhm V, 6, v. 2142) , cedono alla nobiltà dell’anima della ragazza che ottiene la pace tra i contendenti, e, con la libertà anche la benedizione del re dei barbari Sciti.
Ma torniamo a Bodei.
“Il pathos hegeliano per la Wirlichkeit, per la realtà effettuale, che viene normalmente scambiato per passività o peggio, è sotto questo aspetto, una terapia che si rivolge in particolare, ma non esclusivamente, ai tedeschi (…) Materialismo francese e idealismo soggettivo tedesco hanno la medesima radice, manifestano le stesse esigenze secondo versanti storici e culturali differenti, ma complementari: il materialismo francese secondo il “principio locale” della soggettività e della realtà, l’idealismo tedesco secondo la forma della soggettività e dell’idealità[4].
“Nel rivendicare, almeno in parte, alla propria filosofia l’eredità di queste due tradizioni, Hegel ha voluto unire i due princìpi (la rivoluzione portata dal pensiero nella coscienza e la rivoluzione portata dal pensiero nella realtà)” (p. 32).
I francesi dunque dovranno rendere compiuta la loro rivoluzione  portandola dalla realtà nella coscienza, e i tedeschi “non potranno effettuare una vera rivoluzione nella coscienza senza “il balzo in avanti”[5] oscuramente compiuto nella realtà stessa” (p.33)
La filosofia di Hegel dunque corrisponda alla definizione che il filosofo stesso dà della poesia drammatica la quale “è a sua volta quella che riunisce in sé l’oggettività dell’epos con il principio soggettivo della lirica”[6].
“Riforma luterana e rivoluzione francese devono incontrarsi. L’incidenza del pensiero non deve più limitarsi a un mutamento nell’interiorità, ma deve passare consapevolmente a investire le istituzioni. Rifugiarsi nel mondo notturno del pensiero (ossia cercare di risolvere le contraddizioni alla luce di un sole interiore) non significa quindi tagliare i ponti con la realtà, ma rinsaldarli, uscire da un punto morto. La filosofia infatti, nel comprendere il proprio tempo, lo modifica e lo rende dominabile” (p. 33)

giovanni ghiselli

Continua





[1] Lezioni sulla storia della filosofia, trad. it. cit. vol III, 2, pp. 244-245
[2] Lezioni sulla filosofia della religione, trad. it. di G. Borruso, a cura di E. Oberti, vol. I, Bologna, 1973, p. 370)
[3] Hegel, Estetica trad. it. Milano, 1978, Tomo II, p. 1595.
[4] Differenza fra il sistema filosofico di Fichte e quello di Schelling, in Hegel, Primi scritti critici, trad it. di R. bodei, Milano, 1971, p.98.
[5] Fenomenologia dello spirito, trad. it. di E. De Negri, Firenze, 1963, vol.I, pp. 8-9-
[6] Hegel, Estetica trad. it. Milano, 1978, Tomo II, p. 1534

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