Mosaici di Piazza Armerina |
La
piscina di Debrecen
Nel
pomeriggio ero andato in piscina per non perdere l’abbronzatura
presa al mare con Ifigenia. Prendevo il sole e leggevo Proust, quando
Alfredo mi venne vicino e con un sorriso maligno disse: “Se la tua
fidanzata è di parola
e, come hai detto che siete d’accordo, ti dà tempestiva notizia
delle corna che ti mette, puoi stare sicuro che fino a un paio di
giorni fa non ti ha tradito, perché in collegio non c’era posta
per te”.
Poi
mi indicò una donna giovane, molto, bionda ma bella, un’inserviente
che aveva conosciuto in cucina e invitato in piscina: era stesa su un
asciugamano rosso orlato di giallo non lontana da noi; ci guardava
non senza sorrisi con il viso poco abbronzato e con tutto il corpo
ben fatto: snello, slanciato e formoso. Incarnava l’idea della
femmina umana fiorente, un po’ come la mia compagna, ma in versione
scolorita e un tantino plebea.
Gli
occhi azzurri li aveva . Troppo chiara rispetto ai miei gusti.
“Vedi
quella? - fece Alfredo non senza malizia - è un bel bocconcino. Io
la punto. Io so’ sincero, Gianni, sono venuto qua per fare sesso.
Quella ci sta”. Invero, data la scarsa esperienza e l’avvenenza
non travolgente del vecchio amico, la previsione non mi sembrò del
tutto realistica.
Lo
guardai per dirgli che la cosa non mi riguardava punto, ma lui
continuò: “Tu Gianni fai l’anacoreta pazzo qui a Debrecen dove
il buon Dio ci ha riuniti per scambiare piacere e amore con le
ragazze d’Europa: quella è una slava di Novi Sad e ha una sorella.
Ancora più bella e non meno disponibile. Possiamo spassarcela in
quattro, allegramente”.
“Un’altra
volta”, gli dissi.
“Va
be’, ma la prossima volta che vieni in questo paradiso dell’amore,
cerca di non portarti dietro problemi di fedeltà. Ti ricordi
l’angoscia del ’73 per l’Esmeralda, l’etera Esmeralda come
l’hai chiamata più tardi?
Se
non te ne liberavi in tempo, pensa, non beccavi la Päivi, il grande
amore del ’74”.
“Sì,
tu non hai tutti i torti, amico mio, ma l’Esmeralda con tutti i
sui difetti mi è servita a tenere i contatti con Bologna durante
l’esilio, mi ha dato una mano per uscire dalla scuola media di
Carmignano di Brenta dove cominciavo ad ammuffire. Perfino il lavoro
mi ha aiutato a trovare”
“E
Ifigenia che cosa ti fa trovare?”
“Qualche
cosa di sano e di forte dentro di me. Senti, Alfredo, noi siamo amici
e io mi trovo bene con te. Non ho dimenticato la tua generosità in
diverse occasioni. Come quando venisti all’aeroporto di Rimini a
salutarmi e incoraggiarmi mentre partivo per la Finlandia, incerto
sul da farsi con Päivi incinta. Portasti perfino un regalo per lei.
Poi quella storia non finì bene, come sai, ma il tuo gesto fu nobile
e io te ne sono grato. La mia fedeltà però, almeno per qualche
tempo, lasciala perdere. Non me la sento di comportarmi diversamente
da come ho deciso e ho promesso: mi sentirei un buffone, ne andrebbe
della mia identità.
Avrei
paura di trasformarmi in un cane, o in un altro quadrupede, che
quando vede la bellezza, invece di contemplarla e onorarla, cerca di
montarci sopra per ricavarne piacere e magari seminare tante piccole
bestie. Non sono un animale e nemmeno un funzionario della specie.
Anche tu del resto hai l’età
per prendere sul serio te stesso e gli altri. Quella ragazza bionda
potrebbe esserti figlia; trattala con ogni riguardo, da quel signore
che sei”.
“Ho
capito. Ti saluto”, disse e desistette. Mi guardò immusonito e
tornò dalla sua bella. Non ci provò più, con me dico, ma quando,
con il volgere delle stagioni, gli dissi come era andata a finire la
storia che ora sto raccontando a voi, lettori, fece: “Non te la
prendere Gianni: pensa al ricevimento del Rettore dove hai beccato la
Päivi, o alla festa della conoscenza dove Eros raduna femmine e
maschi umani perché si amino, dove hai conosciuto Helena e Kaisa,
tre donne che se non sbaglio sono state le donne più importanti
della tua vita, se non altro per la costruzione della tua identità.
Pensa a quante puoi trovarne ancora fino ai settanta anni e oltre,
sempre che tu non venga paralizzato da scrupoli assurdi e ubbie prive
di senso. Le donne vanno trattate come loro trattano noi. Né più né
meno. Ti hanno tradito o lasciato quasi sempre, ora sta a te.”
“Sarebbe
bello che ci trattassimo bene a vicenda, e io lo spero ancora”,
risposi
con il barlume di ottimismo che mi era rimasto dopo tante vicende,
non tutte gioiose e belle.
giovanni
ghiselli
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