Lettura commentata di
Max Pohlenz
La Stoa (Die Stoa, 1959)
La Nuova Italia, 1967
In epoca ellenistica lo Stato offriva ancora
lo spazio in cui vivere, ma non più il contenuto della vita. Le nuove
generazioni affrontavano i problemi senza voli idealistici e senza illusioni.
L’arte plastica con il ritratto realistico non volle più rappresentare il bello
ma il vero e gli aspetti quotidiani della vita. C’è anche il ritorno alla
natura. Diogene cinico (410-323) rifiutava la civilizzazione che accresce i
bisogni senza soddisfarli e cercò di attuare il ritorno alla natura quasi sino
alla ferinità.
Cfr. l’episodio di Alessandro che va ad
omaggiarlo nella Vita di Alessandro di Plutarco.
Quando i Greci, nel 336, si furono radunati sull'Istmo, e
Alessandro fu proclamato capo supremo per fare la guerra ai Persiani, molti
politici e intellettuali andarono a congratularsi con lui, ma non si vedeva
Diogene alla cui visita il re di Macedonia avrebbe tenuto. Molto. Sicché fu
Alessandro a recarsi da lui. Il filosofo se ne stava tranquillo a prendere il
sole in un sobborgo di Corinto, e quando il Macedone, avvicinatosi con il suo
seguito, gli chiese se potesse fare qualche cosa per lui,
rispose:"scostati un poco dal sole" (mikro;n
–e\ipen -ajpo; tou' hJlivou metavsthqi). Alessandro ammirò la
magnanimità di quell'uomo, al punto che disse:"Se non fossi Alessandro,
sarei Diogene (eij mh; jAlevxandro" h[mhn, Diogevnh"
a]n h[mhn” (14, 5)
Tolomeo Filadelfo (regnò sull’Egitto dal 282
al 246) diceva di invidiare i fellah, i contadini poveri ( cfr. Ateneo 536e, Δειπνοσοφισταί
I dotti a banchetto
200 d. C.).
Una forma di populismo dell’epoca.
Anche la letteratura (p. e. l’Ecale di Callimaco, gli Idilli di Teocrito e pure le Argonautiche di Apollonio Rodio)
manifesta nostalgia per la natura e osserva con amorevolezza le piccole cose
della vita quotidiana. La poesia del resto si rivolgeva alla classe colta, a
cerchie ristrette, e conteneva spesso elogi sperticati del sovrano.
La
filosofia rimase ad Atene siccome non poteva prosperare nell’atmosfera
cortigianesca delle monarchie. Non tutti i caposcuola però erano ateniesi. La
ricerca diventava sempre più specialistica e politicamente neutra.
Eratostene non voleva essere chiamato filovsofo" ma filovlogo".
Eratostene di Cirene (Έρατοσθένης, Cirene,
276 a.C.
circa – Alessandria d'Egitto, 194 a.C.
circa) è stato un matematico, astronomo, geografo e poeta.
Fu uno degli intellettuali più
versatili della sua epoca. Terzo prefetto della Biblioteca di Alessandria e precettore di Tolomeo IV Filopatore, è oggi ricordato
soprattutto per aver misurato per primo con ottima approssimazione le
dimensioni della Terra.
È anche conosciuto come Eratostene beta,
ovvero Eratostene secondo, nomignolo assegnatogli, non senza malizia,
già dagli antichi per sottolineare come egli si applicasse in moltissime
discipline diverse, senza però primeggiare in nessuna, risultando così sempre
alle spalle di qualcun altro.
Le vicende tumultuose dei diadochi
crearono un senso di instabilità e precarietà. Le divinità della polis, Atena e
Poseidone, avevano fallito: rimaneva la Tuvch
imprevedibile e capricciosa Ogni bene esterno era un trastullo del caso e solo
la frovnhsi", la retta
disposizione interiore era un bene sicuro.
L’antica filosofia ionica cercava
l’origine e l’essenza della natura ed era apolitica. Platone voleva invece che
l’uomo operasse nella comunità cittadina. I personaggi delle commedie di
Menandro (342-291) sono del tutto apolitici: per loro lo Stato non significa
più nulla. Sono giovani innamorati o cercatori di piacere, vecchi intrattabili
o pieni di umanità, cortigiane dal cuore buono, uomini comprensivi e così via.
Manca la vita della polis.
Nel 341nacquero Epicuro e Menandro.
Erano due Ateniesi. Epicuro non vede più nell’uomo un politiko;n zw'on, ma un individuo animato da tendenze
egoistiche. Questo caposcuola si sentì redento dalla filosofia di Democrito, Δημόκριτος, Abdera,
460 a.C.
– 370 a.C.
circa) che era stato allievo di Leucippo. Fu cofondatore dell'atomismo.
È praticamente impossibile distinguere le idee attribuibili a Democrito da
quelle del suo maestro. Tra gli allievi di Democrito vi fu Nausifane,
maestro di Epicuro.
Democrito non partiva dal tutto ma
dall’a[tomon, dall’indivisibile,
dall’individuum. Il mondo non era un
cosmo organizzato dalla provvidenza ma una creazione del caso. Epicuro
suggeriva ai discepoli di non occuparsi di politica: lavqe biwvsa", vivi nascosto, si poneva in antitesi con
l’antico sentimento della polis.
La Stoà suscitò un nuovo sentimento
comunitario (p. 21)
I filosofi stoici
Zenone nacque a Cizio di Cipro nel
332. Patrono della città era Eracle Melkart, tra i magistrati c’erano i suffeti
e la lingua del paese era il fenicio. Le epigrafi funerarie sono bilingui.
Zenone era smilzo e di carnagione scura; il suo maestro Cratete lo chiamava Foinikivdion, il piccolo fenicio.
La sua lingua materna era il
fenicio. A 22 anni, nel 311, Zenone giunse ad Atene spinto dall’amore per la
cultura greca. Cratete era seguace di Diogene e fu maestro di Zenone.
Cratete (Κράτης, 365 a.C.
circa – 285 a.C.
circa) è stato un filosofo greco antico della scuola cinica.
Originario di Tebe, fu allievo di Diogene di
Sinope e maestro di Zenone di
Cizio.
Si dice che perse la sua fortuna
durante l'invasione macedone, ma secondo una versione più probabile vi rinunciò,
in accordo con i suoi princìpi, ordinando all'amministratore a cui l'aveva
affidata di darla ai suoi figli se si fossero dimostrati degli stolti, ai
poveri se i suoi figli si fossero dimostrati filosofi.
Dedicò la vita al raggiungimento
della virtù e alla divulgazione dell'autocontrollo ascetico. La sua abitudine
di entrare nelle case senza invito, per dispensare i suoi insegnamenti, gli
fece attribuire il soprannome di "Apriporta". Il suo matrimonio con Ipparchia,
figlia di una ricca famiglia Tracia, fu curiosamente in contrasto con il suo tipo di vita.
Attratta dalla nobiltà del suo carattere, sprezzante della sua bruttezza e
della sua povertà, ella volle diventare sua moglie nonostante gli ordini del
padre.
I suoi scritti non furono molti.
Secondo Diogene Laerzio, fu l'autore di lettere di
materia filosofica, tuttavia quelle giunte fino a noi firmate da Cratete non
sono originali ma un lavoro di retori più tardi. Diogene Laerzio gli
attribuisce anche una breve poesia e numerose tragedie filosofiche. La vita di
Cratete scritta da Plutarco è perduta. La grande importanza del lavoro di Cratete
sta nel fatto che funge da collegamento tra il Cinismo
e lo Stoicismo.
Zenone imparò da Cratete che la
contentezza e la felicità dipendono solo dall’anima dell’uomo.
A Megara insegnava Stilpone
Stilpone di Megara (Megara,
360 a.C.
circa – 280 a.C.
circa) apparteneva alla scuola socratica minore di Megara
che con lui raggiunse il suo culmine per poi dissolversi rapidamente con
l'avanzare delle nuove filosofia ellenistiche
Seneca racconta che Stilpone di Megara uscì sorridente dal
fuoco che divampava ovunque nella sua città conquistata da Demetrio. Il
Poliorcete lo vide e gli domandò num quid
perdidisset. E il filosofo che pure aveva perduto persino la moglie e i
figli: “Nihil-inquit- perdidi. Omnia mea
mecum sunt: iustitia, virtus, prudentia, hoc ipsum, nihil bonum putare quod
eripi posset” (Seneca, Ep. 9,
18-19)
Zenone studiò anche le opere di
Platone e seguì le lezioni dell’accademico Polemone e gli insegnamenti dei
Peripatetici.
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