Snell,
La Cultura Greca E Le Origini Del Pensiero Europeo
XVI
L'Arcadia
E'
un mondo non patetico come quello di Virgilio ma ironico-realistico. Teocrito
rappresenta questi pastori in forma scherzosa. Lo scherzo deriva dalla
consapevole dissonanza tra l'elemento popolare e quello letterario raffinato.
L'ironia deriva dal mettere in bocca ai pastori citazioni colte o enumerazioni
di località lontane. Non si crea pathos come nella tragedia (vedi Prometeo incatenato) ma contrasto ironico.
Virgilio
riprende situazioni da Teocrito e le carica di pathos.
I
pastori di Teocrito sono colti, raffinati e metastorici. Non è possibile
prenderli sul serio nemmeno quando litigano, anzi fanno ridere. Invece le liti
dei pastori omerici erano vere: vedi Eumeo e Melantio nel XVII dell'Odissea (vv. 230 e sgg).
Teocrito
attenua le asprezze e Virgilio ancora di più.
Da
Teocrito in poi tra i pastori entrano le belle maniere e Virgilio elimina ogni
grossolanità: la vita dei suoi pastori si distende in un'atmosfera sentimentale.
Egli riavvicina i suoi personaggi alla serietà della poesia classica. Nelle Talisie la presenza di Simichìda in
strada all'ora meridiana, quando anche la lucertola fa la siesta, mentre il
pastore va alle Talisie, crea stupore in Lìcida che gli fa: "dove sgambi
nel colmo del meriggio se dorme fra le pietre la lucertola? "(22) E
Simichìda risponde:"Vado per le Talisie".
Virgilio
riprende il motivo nella Bucolica II
dove il pastore Coridone ama il bell'Alessi. Formosum pastor Corydon ardebat Alexin, 1. Nunc viridīs etiam occultant spineta lacertos (9) ora i rovi
spinosi nascondono anche i verdi ramarri. Mori
me denique coges (7).
In Virgilio c'è il tramonto che raddoppia le
ombre: "et sol crescentes decēdens
duplicat umbras"(67) ma l'amore continua a bruciare:"me tamen urit amor"(68).
Poi
c'è il motivo comune di Pan: nelle Talisie,
Simichìda canta a Pan:"se tu non esaudisci la mia preghiera, possa
pascolare d'inverno nella fredda Tracia e d'estate tra gli Etiopi.
Virgilio
riprende il motivo nella X Bucolica:
i nostri tormenti non possono mutare l'amore:"non si frigoribus mediis Hebrumque bibamus/Sithoniasque nives hiemis
subeamus aquosae " non se nel colmo della stagione fredda bevessimo
l'acqua dell'Ebro, o ci addentrassimo sotto le nevi Sitonie dell'inverno
piovoso (65-66) e neppure se movessimo le pecore degli Etiopi sotto la stella
del Cancro: nec si... Aethiopum versemus
oves sub sidere Cancri "(68).
La conclusione è :"omnia vincit Amor, et nos cedamus Amori "(69). Chi soffre per
amore è l’amico Cornelio Gallo abbandonato da Licòri, la liberta Volumnia.
Virgilio presenta un Teocrito rifatto in termini
sentimentali e nello stesso tempo dà maggiore importanza all'elemento storico
(cfr, la I Bucolica ). Infatti
Teocrito si limita a descrivere la munificenza del Filadelfo.
Nell'Amore di Cinisca (XIV) e nelle Siracusane c'è anche un accenno alle
armi mercenarie.
In
Virgilio l'elemento storico c'è, ma i fatti reali sono dissolti nel sentimento.
Nella I Bucolica
la distribuzione delle terre ai veterani di Filippi porta infelicità a Melibeo
e felicità a Titiro. Virgilio aspira alla pace con il sentimento e si rifugia
nel mondo sentimentale dell'Arcadia. Non sogna uno stato giusto ma una pace
idillica dove tutto sia pieno di bontà e di amore. Non manca il motivo italico
del clientelismo e della raccomandazione
I
Dafni sono diversi nei due poeti. Nel Tirsi
di Teocrito (I, 120) il bovaro Tirsi recita l'autoepitafio di Dafni che si
presenta in termini realistici: sono quel Dafni che pascolavo le vacche e guidavo
alla fonte tori e giovenchi.
Nella
V Bucolica di Virgilio, Mopso canta la morte di Dafni attribuendogli parole
piene di narcisismo, di sentimentale compiacimento di sé:"Daphnis ego in silvis, hinc usque ad sidera
notus,/formosi pecoris custos, formosior ipse "(43-44).
Anche i rimedi all'amore differiscono da un poeta
all'altro. Per Teocrito è poetare e cantare.
Invece nella X
Bucolica Gallo evade attraverso la caccia.
Prima
Gallo dice che adatterà al flauto del pastore siculo (Teocrito ovviamente) i
versi dei poemi mitologici tradotti da Euforione di Calcide (III secolo) che
inciderà i suoi amori su cortecce di alberi e che andrà a caccia di aspri
cinghiali: "aut acres venabor apros"(56).
Questa
è piuttosto una reminiscenza euripidea: nell'Ippolito Fedra immagina di partecipare alle cacce dell'amato (vv.
215-216: "pevmpetev
m j eij" o[ro" : ei\mi pro;" u{lan-kai; para; peuvka"",
mandatemi al monte; andrò nella selva e tra i pini, dice Fedra nel delirio
amoroso.
Con Virgilio l'Arcadia insomma si discosta dal mondo
reale; se ne discosta tanto che poté essere recuperata dal papato.
Negazione anche della geografia che confonde la Sicilia con l’Arcadia.
L’Arcadia
sarà un’accademia letteraria italiana fondata nel 1690. Intendeva opporsi al
“cattivo gusto” del barocco attraverso un linguaggio semplice e spontaneo. Il
Gravina voleva tornare ai Greci e a Dante, mentre Crescimbeni, che prevalse,
proponeva Petrarca come modello e l’anacreontismo di Gabriello Chiabrera
(1552-1638) il quale scrisse odi pindariche e canzonette anacreontiche (Belle
rose porporine).
In Virgilio è una novità anche il senso della divinità del poeta che lo
isola dalla grossolanità del mondo: nell V Bucolica Menalca chiama Mopso "divine poeta "(v. 45), cosa che
Teocrito non fa mai.CONTINUA
giovanna Tocco
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