Torno sul libro di Alessandro Ferruccio Marcucci Pinoli di Valfesina: DIALOGHI TRA E CON LE PAROLE –EDIZIONI GIUSEPPE LATERZA , Bari, 2022.
Nel capitolo 11 parla lo SPIRITO DI CONTRADDIZIONE (pp. 41-43)
“Per favore parla prima Tu, così io posso contraddirti”
Alcuni sono mossi dal piacere di contraddire. Magari anche quando non ce ne sarebbe bisogno poiché spesso le parole scritte o dette si contraddicono da sole e basterebbe farlo notare magari con un sorriso. Ma il contraddittore seriale ama la polemica, magari non senza ira.
“Perché per me è un bisogno confutare, non essere d’accordo. Sì, è proprio una necessità, Da quando ero piccolo… e poi divenuto grande, mi chiamavano il signor NO”. Ognuno fin da bambino cerca di costruirsi un’identità che durante la vita cerca di potenziare anche se negativa: importante è che segni una distinzione dagli altri.
Ognuno leggendo questo dialogo potrebbe chiedersi come e quando ha individuato la propria identità scoprendo le predisposizioni innate e notando in quali campi funzionano meglio. Il mio, per esempio, era la scuola. Più della famiglia e della Chiesa. Ero portato per la scuola e lo studio prima di tutto.
“ ‘Lo spirito di contraddizione’ è di persona abitualmente portata a contraddire”. Lo spirito critico certamente induce a farlo ma nello stesso tempo trattiene dal contraddire quando farlo è inutile o dannoso.
Se però è una mania, lo fa comunque. Alcuni si danno importanza e credono di acquisire un qualche potere contraddicendo, altri lo fanno solo per il piacere di confutare. Tale mania può cambiare l’esistenza “a tal punto che si ha bisogno d’aiuto” Una volta che ci siamo sclerotizzati o mummificati in una abitudine è molto difficile mutare.
“Tutti abbiamo paura di cambiare”. Temiamo che ogni mutazione sia pericolosa. “Cambiare non è facile ed implica un lavoro molto duro che fa paura”.
Faccio un esempio tratto dalle mie esperienza. Per me fu durissimo il passaggio dal liceo all’Università, da Pesaro a Bologna. Stava cambiando tutto in meglio ma ebbi bisogno di un paio di anni per capirlo. Ero tentato di tornare indietro. Ero obnubilato, con un punto di vista limitato e incapace di vedere altro che le difficoltà del momento. Non riuscivo a spostare lo sguardo dalla mia psiche angosciata. Funzionavo male, non trovavo il ritmo giusto. Per riconoscerlo ebbi bisogno di qualche successo a Bologna. Questi arrivarono solo in giugno, ed ebbi una tregua, poi ne giunsero altri, fino a quando feci la pace con me stesso l’estate successiva.
Per quasi due anni dunque vissi la situazione descritta nelle parole conclusive di questo capitolo: “E’ molto più semplice, invece di rimuovere le abitudini disfunzionali, rimanere in un perenne stato di essere arrabbiati per evitare la responsabilità di mettersi nudi e in gioco”.
Mi sono permesso di ricordare un passaggio della mia vita per significare che i libri buoni parlano anche di chi li leggi grazie allo stile dell’universale che comprende larga parte dell’umanità: la contiene e la capisce
Villa Fastiggi, 20 agosto 2025, ore 12, 32 giovanni ghiselli.
p. s.
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