Sono le parole chiave di un articolo che leggo nella pagina 4 del quotidiano “la Repubblica” di oggi. Il titolo del pezzo è questo
Nell’assedio di Gaza City
uccisi in coda per il pane
“Scappare è impossibile”
L’Idf colpisce le persone in attesa davanti a un forno: undici morti.
Cri: “sfollamento inattuabile”. Nuovi tagli agli aiuti umanitari”.
Commento
L’Idf è un acronimo, una scrittura ora di moda meno chiara di una successione di segni bustrofedici. Viene usata sempre più spesso per non attribuire la responsabilità dei massacri a criminali certi. Cri dovrebbe essere la croce rossa italiana ma non ne sono sicuro.
I numeri dell’eccidio invece non mancano: “Chi era in fila davanti al forno è stato investito dall’esplosione, dozzine i feriti nell’ennesima giornata di sangue , con 66 morti (65 dei quali erano in cerca di aiuti umanitari) nella Striscia che attende, ormai impotente, l’ultimo assalto all’ultima città”. I numeri del resto sono confusi: nel titolo erano 11, ora diventano 66. Confondere serve a imbrogliare.
Cerco di semplificare e trarre la verità dalla latenza.
Gaza è la città dove la civiltà occidentale ha perso gli estremi bagliori della propria cultura e umanità: queste azioni criminalissime che non sono state condannate per tanti mesi dai governi europei, che non vengono impedite nemmeno adesso dopo decine di migliaia di vittime, segnalano il trionfo della barbarie e della disumanità, la negazione di secoli di arte, di bellezza, di civiltà. La strage del pane è la fine della nostra umanità.
In un modo o in un altro ne siamo tutti complici. Ogni festa, ogni banchetto, tutti i ludi dovrebbero cessare in segno di lutto fino a quando questo orrore continuerà.
Villa Fastiggi 31 agosto 2025 giovanni ghiselli
p. s.
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