Ieri sera ho rivisto Il Gattopardo di Luchino Visconti forse per la quinta o sesta volta. Visconti è il regista che mi è più congeniale per i gusti, la factio politica scelta, la serietà nel lavoro, il disincanto su tutto tranne che sulla bellezza che giustifica e salva la vita. E’ vero che ai gattopardi succedono iene e sciacalli ma questi non potranno mai sostituire quelli. La scena del ballo è un pezzo di arte totale un florilegio di meraviglie. I giovani che ballano ignari della morte, l’anziano zio che si osserva allo specchio con le lacrime agli occhi. Per me è stata un’immagine paradigmatica da quando la vidi la prima volta sui sedici anni. L’anziano principe balla meravigliosamente con la splendidissima fidanzata del nipote, poi si introverte e va a piangere davanti allo specchio. Ho ripetuto più volte questo passaggio, un salto di stato dal festeggiamento trionfale al ripiegamento sulla solitudine, la riflessione, i ricordi, la previsione della fine. Davvero la vita imita l’arte prima ancora che l’arte imiti la vita.
Villa Fastiggi 19 agosto 2025 ore 17, 01 giovanni ghiselli
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