Ho letto con
attenzione il documento Quelli del Pd a
cura di Marco Macciantelli. Con questo pezzo
intendo commentarne delle parti, per chiarire le idee prima di tutti
a me stesso, poi magari anche a chi mi leggerà.
Metto
in grassetto e tra virgolette le parole tratte dal documento di
Macciantelli. Segue il mio commento. Per ragioni di spazio dividerò
questo mio intervento in due sezioni e sceglierò da ogni capitolo
del sindaco di San Lazzaro il paragrafo che troverò più
interessante e significativo. Vediamo dunque la prima sezione.
I.
“Prove ed errori
Il
congresso come confronto di idee, non di tifoserie. Una discussione
di popolo, non solo di gruppi dirigenti. La cultura politica. Gli
errori. L’esito del voto. Lo stallo perfetto. La rottura del
bipolarismo. Il progetto politico dell’antipolitica. Il governo
possibile”.
1.
Fare comunità politica
“Il
congresso come confronto di idee, non di tifoserie”.
La
dialettica è sempre auspicabile in un gruppo, che sia un partito,
una famiglia o una confraternita. Un confronto di idee, anche aspro,
purché dai contrari risulti una “bellissima armonia”, citando
Eraclito:” ejk
tw'n diaferovntwn kallivsthn aJrmonivan"
1.
“Va
intensificandosi la girandola delle sigle più o meno accattivanti o
suggestive. Noi vorremmo definirci, semplicemente, quelli
del Pd”.
Io vorrei che
il PD fosse un partito dalla parte dei meno abbienti con un programma
non equivoco: ossia che progettasse e compisse una riduzione delle
disuguaglianze tra i cittadini: qui in Italia ci sono, di fatto, le
caste, e non solo quella dei politici.
Leopardi,
scrivendo sulle caste dell’India le ha commentate affermando che
dove non c’è uguaglianza non c’è nemmeno libertà : “ è pur
troppo vero che il maggior pericolo della libertà di un popolo nasce
dalle sue conquiste e da’ suoi qualunque ingrandimenti che
distruggono appoco appoco l’uguaglianza, senza cui non c’è vera
libertà, e cangiano i costumi, lo stato primitivo, l’ordine della
repubblica” (Zibaldone, 923).
2.
“Precauzioni per l’uso”
Il documento
auspica “un vero cambio di passo. Non dal punto di vista dei
contrasti, ma della costruzione di una nuova cultura
politica”.
Nuova
cultura politica presuppone un recupero della cultura anche
come paideia: educazione alla solidarietà, alla moralità, al
rispetto e pure alla bellezza. Denuncia della pubblicità che
diseduca al buono e al bello, e spinge al consumo individualistico, a
un vivere assolutamente impolitico.
Il Pericle di
Tucidide, per fare solo un esempio, in un discorso pubblico dice
:"movnoi
ga;r tovn te mhde;n tw'nde metevconta oujk ajpravgmona, ajll j
ajcrei'on nomivzomen"
(Storie,
II 40, 2), siamo i soli a considerare non pacifico, ma inutile chi
non partecipa alla vita politica.
Dante
nel Paradiso fa domandare a Carlo Martello: “Or di’: sarebbe il
peggio-per l’uomo in terra, se non fosse cive?”
Faccio
citazioni perché la letteratura è un grande fattore educativo, e
l’impoliticità attuale dei giovani dipende anche dal cattivo,
insufficiente funzionamento della scuola che ignora gli auctores,
gli accrescitori delle coscienze intorpidite dalla pubblicità e dai
luoghi comuni.
In
questi giorni anche Papa Francesco ha raccomandato l’impegno
politico, in favore della
povli~. “I cittadini non
possoni disinteressarsi della politica”, ha detto. Infatti “La
politica è una delle forme più alte della carità, perché è
servire il bene comune”
“Certo,
gli errori compiuti comportano una riflessione”.
A “una
riflessione”, aggiungo “una correzione”, una diovrqwsi"3.
Aggiungerei quindi la conoscenza della
Storia a quella della letteratura.
3. “Come
un missile sulla rampa di lancio”
“Il voto
ha consegnato un paese che rischia di assomigliare sempre di più a
Wile Coyote sospeso nel vuoto, con una spiccata attitudine a sfuggire
al confronto con la realtà”.
Il richiamo al
realismo mi fa pensare a Machiavelli che affermava essere
"più
conveniente andare drieto alla verità effettuale della cosa, che
alla immaginazione di essa"4.
E’ necessario trovare il coraggio di vedere e analizzare la realtà
come essa è, senza infingimenti, bella o brutta che sia.
Machiavelli
e Tucidide
Nel
Crepuscolo degli idoli , Nietzsche consiglia lo
storiografo greco e il segretario fiorentino come terapia contro ogni
forma di evasione dalla realtà terrena:" Il mio ristoro, la mia
predilezione, la mia terapia contro ogni platonismo è sempre
stato Tucidide .
Tucidide
e, forse,Il
Principe
di Machiavelli mi sono particolarmente affini per l'assoluta
volontà di non crearsi delle mistificazioni e di vedere la ragione
nella realtà
-non
nella "ragione", e tanto meno nella "morale"...
In lui la cultura dei sofisti
,
voglio dire la cultura
dei realisti
giunge alla sua compiuta espressione: questo movimento inestimabile,
in mezzo alla truffa morale e ideale delle scuole socratiche
prorompenti allora da ogni parte… Tucidide come il grande
compendio, l'ultima rivelazione di quella forte, severa, dura
oggettività che era nell'istinto dei Greci più antichi. Il coraggio
di fronte alla realtà distingue infine nature come Tucidide e
Platone: Platone è un codardo di fronte alla realtà-conseguentemente
si rifugia nell'ideale; Tucidide ha il dominio di sé
-tiene quindi sotto il suo dominio anche cose"5.
Matteo Renzi ha
detto bene: “Il problema della politica è che discute e non
realizza”.
Il “realizzare”
rimanda alla concretezza della res, della “cosa”, a
partire da quelle pubblica, ossia dalla Res-publica. Comunque
Renzi deve prima dire quali cose vuole realizzare, poi farlo.
4. “Linee
divergenti
Il tema
i limiti del Pd non è alle nostre spalle, ma davanti a
noi”.
La mancata
elezione di Prodi, non è stato tanto un fallimento di questo
autorevolissimo candidato alla Presidenza della Repubblica, quanto
“un tristo annunzio di futuro danno”6,
se non si vedranno le cause della congiura e non si scongiurerà il
ripetersi di episodi siffatti all’interno del PD.
5.
“L’esito del voto
Impressionante
quello che è accaduto in 7 anni, dai 19 milioni del 2006
ai 10 attuali: un dimezzamento”.
“Il Pdl ha
subito una riduzione dei consensi tra il 2008 e il 2013 pari a quasi
il 50% (46%, - 6.296.744 voti)”.
La causa
principale di questo calo dei due maggiori partiti, è la
disaffezione, spesso anche il disgusto provato dai cittadini per la
politica.
Allora è
necessario riconquistare l’interesse e l’affetto dei cives
con una politica che risponda alle loro esigenze e ai loro interesse
di polivtai appunto.
6.
“L’exploit del M5s
Come ha
scritto Piero Ignazi: “in nessun paese europeo un partito ha
ottenuto alla sua prima partecipazione alle urne il 25% dei voti…
Il risultato del M5s alle ultime politiche, piaccia o meno,
rappresenta un unicum nel panorama elettorale europeo.”
Grillo è
piaciuto, non so se solo momentaneamente, comunque ha avuto tanti
consensi perché ha interpretato il dissenso e il disgusto di tanti
cittadini che vedono i politici tradizionali come traditori della
loro missione: si sono fatti eleggere promettendo di fare gli
interessi degli elettori, e invece hanno puntato, con l’unico loro
occhio ciclopico, soltanto al proprio “particulare”. Perciò
quelli che hanno votato Grillo speravano, come Francesco Guicciardini
a proposito dei preti di “vedere ridurre questa caterva di
scelerati a’ termini debiti, cioè a restare o sanza vizi o sanza
autorità”7.
Grillo è
riuscito a dare voce a questo malcontento usando toni forti, anche
beceri, e tali che si confanno alla rabbia evidentemente diffusa nei
confronti di politicanti considerati oramai deleteri ancora più che
inutili.
II. “La
mancata vittoria
Una
responsabilità collegiale. Il malessere del paese, rancore e
sofferenza sociale. Lo schema progressisti-moderati. La mancanza di
una proposta in materia fiscale. Questione sociale e questione
democratica. Dalla coalizione di partiti al partito coalizione
7. Dopo
le politiche, le amministrative
Diversamente
dalle politiche, segnate da uno schema verticale a noi non
favorevole, ha prevalso una dinamica orizzontale, nella quale il Pd
può esprimere meglio le sue potenzialità. I risultati positivi in
tante città, pur con risultati elettorali, ripetiamo, in
retromarcia, sembrano confermarlo”.
Le
amministrative sono andate male per i grillini che hanno deluso molte
attese e meno male delle politiche per il PD grazie ai sindaci eletti
con il loro contributo.
Gli
amministratori locali hanno rivelato capacità migliori e maggiori di
quelli nazionali. Loro infatti sentono pulsare il sangue con i
bisogni e i desideri della gente.
8. “Una
responsabilità collegiale
“Ovviamente
la colpa di quello che è accaduto non è tutta di Bersani.
Gli orientamenti decisivi sono stati assunti da un intero gruppo
dirigente. La mancata vittoria interpella tutti
e comporta una collegiale assunzione di responsabilità”.
La
responsabilità della sconfitta è di tutti quanti non hanno capito
che la gente vicina all’abisso della miseria non ha paura8
di cambiare, anzi ne ha il desiderio e non si accontenta delle
chiacchiere, degli slogan e dei luoghi comuni, come quello secondo il
quale “il governo Monti ci ha salvati dal baratro”. Molti nel
baratro ci si trovano da tempo senza che nessuno li abbia aiutati a
risalire. Molti ci si sono addirittura gettati da soli prima di
caderci.
9. “Un deficit di direzione politica
da
parte nostra, è mancato esattamente ciò che ci raccontiamo: il
senso di responsabilità. In particolare con Prodi è stato clamoroso
che 101 parlamentari (o quelli che sono) la mattina, con
acclamazione, si siano espressi favorevolmente, nel pomeriggio
abbiano fatto mancare il loro leale sostegno”.
Non solo il
senso di responsabilità: nel caso della mancata elezione di Prodi
sono mancate l’onestà e la lealtà, cioè il valore forte e
fondante della fides, l’affidabilità che si perde quando
non si rispetta il foedus, il patto stipulato. L’uomo della
strada davanti al tradimento della parola data, prova disgusto.
10.
“Lo schema progressisti-moderati
Per esempio
siamo portati a ritenere che non sia stata una scelta giusta aver
immaginato di fare i progressisti, rinunciando a fare, o mettendo
tra parentesi, i democratici. Ad di là della confusione
lessicale, qui è un fraintendimento, di fondo, sulla missione del
Pd, che peraltro ancora persiste in chi ritiene, per quanto
legittimamente, in vista del confronto congressuale, che occorra
continuare a sventolare una bandiera progressista all’interno del
Pd”.
La confusione
lessicale è segno di confusione mentale. Democrazia è kravto~,
potere, in tante possibili gradazioni e variazioni, kravto~
del dh`mo~, del popolo. Bisogna
chiarire quale e quanto potere si vuole dare al dh`mo~.
Progressismo è un termine molto generico per designare il procedere
in avanti. Ma davanti può esserci tutto. Chiarire dunque i termini.
Uscire dal generico.
11. “Il
malessere del paese
Questo, a
noi, pare il punto. Il paese ha espresso una domanda di radicalità.
Sofferenza sociale, rancore verso i partiti hanno fatto tutt’uno.
Il prezzo della crisi insieme al prezzo della politica. Entrambi
considerati un costo insopportabile. La cosiddetta “pancia” sta
lì. Non solo le cattive prove di sé della politica. Ma il non
farcela più. Il non essere più disponibili a fare delle
distinzioni”.
La “ domanda
di radicalità” è una richiesta di individuare ed estirpare le
radici dei mali. Secondo me, la madre di tutti i mali è l’ignoranza.
Bisogna dare educazione e cultura al paese. A partire dalla scuola
che viene penalizzata in tutti i modi da tanti anni. Ha detto bene il
rettore dell’Università di Bologna, Ivano Dionigi, a proposito
della maxi- rissa tra adolescenti avvenuta ai giardini Margherita
pochi giorni fa: “Questa è violenza da videoanalfabetismo”. Poi
ha aggiunto: “Questo paese ha due problemi: la sanità e la
cultura, la cura dell’anima e del corpo. Di questo, e anche
dell’evasione fiscale, la politica dovrebbe occuparsi. La crisi
prima che economica è culturale e prima che culturale è morale. E
nessuno ne è esente, né come individuo né come gruppo”9.
12. “
Il tradimento delle aspettative
“I
cittadini-elettori hanno sempre ragione. Presumendo di
avere già vinto, la campagna elettorale non è stata sostanzialmente
fatta, o è stata fatta col freno a mano. Emblematico l’abbandono
delle piazze, di cui si è impadronito il M5s (ma, poi, saremmo
riusciti a riempirle?)”.
Ecco, le
piazze. L’ajgorav della città, del
paese, fa sentire al politico, se è intelligente gli fa anche
capire, quali sono gli umori, i gusti, i bisogni della gente. Che
possono anche contraddetti, per carità, però bisogna conoscerli e
questo non avviene attraverso le presenze televisive, dove del resto
è prevalente Berlusconi con i suoi.
13.
“Questione sociale, questione democratica
“I punti
per un’azione di governo coerente con la situazione del paese sono
sempre due: questione sociale e questione
democratica. A partire dalla riforma del porcellum.
Ma c’è davvero il rischio di ripetere delle ovvietà. Il paese ha
bisogno di incentivi alla crescita e di rendere il sistema
istituzionale più adeguato, snello, spedito, semplice. Di qui il
superamento del bicameralismo perfetto, per un Senato delle autonomie
e delle regioni, con una contestuale diminuzione del numero dei
parlamentari”.
La riforma del
porcellum deve significare restaurazione della democrazia. Ci
sono centinaia di migliaia di cittadini che non hanno una loro
rappresentanza nel Parlamento. La “questione democratica” è
anche questa.
Quanto alla
questione sociale, se non verrà risolta politicamente,
pacificamente, potrebbe sfociare nella violenza dell’assalto ai
forni con tanto di “brutto” soqquadro”10,
deleterio per tutti.
III.
“L’unico partito
Le
storie precedenti più evidenti della novità del progetto. Il campo
dei riformisti. Dal pluralismo dei partiti al pluralismo nei partiti.
Per l’economia sociale di mercato. Ritrovarsi nelle scelte. Un’idea
di paese. Guardare a tutto il lavoro. La tempesta perfetta non
esiste.
14. Un
grande soggetto per un grande progetto
Qualcuno
invoca lo spettro di una scissione. Un’eventualità che non va
combattuta solo con i giri di frase politicamente corretti. Siccome
non c’è fine al peggio, potrebbero esserci scenari altrettanto
negativi, come la disarticolazione, l’implosione, un’ulteriore
silenziosa perdita di adesioni: fenomeno, purtroppo, possibile, se
rapidamente non si promuove un vero cambio di cultura
politica e di solidarietà interna”.
E’ necessario
cambiare la “cultura politica” non solo dei politici ma del
popolo che va aiutato, incoraggiato, spinto a culturalizzarsi e
politicizzarsi, con una riforma contraria a quella
craxiana-berlusconiana: una vera e propria contro- riforma da attuare
attraverso l’educazione. Tante persone hanno bisogno, addirittura
fame, di cultura. I festival letterari e filosofici riempiono le
piazze. Chi scrive ha esposto un percorso di filosofia greca al
festival di Modena e uno di letteratura al festival dei filosofi
lungo l’Oglio.
Dopo mesi
ancora mi arrivano richieste di materiale.
Prossimamente
terrò un corso di letteratura greca all’Università dell’età
libera di Pesaro e uno sulla storiografia greca e latina in quella di
Bologna.
Credo che per
l’educazione non ci siano limiti di età, che il desiderio e il
bisogno di imparare ci accompagni per tutta la vita.
La scuola
dicevo va riformata e trasformata e così pure la televisione che
invece continua a operare quel “genocidio culturale” denunciato
da Pasolini negli Scritti corsari, poco prima di essere
ammazzato nel 1975.
15.”
Le occasioni mancate
Il
congresso deve servire anche a questo: a fare dei bilanci, spietati
se necessario, ma anche a lanciare nuove sfide
Dobbiamo
fare di questo un motivo di racconto sincero, col paese, senza
presumere di avere ricette in tasca, perché il paese, i cittadini ci
aiutino a capire meglio quello che serve e ad uscire in avanti”.
Se vogliamo che
“i cittadini ci
aiutino a capire”, dobbiamo capire i cittadini. E’ sempre
necessaria una reciprocità: “ homines dum
docent discunt”
11.
Per questo è necessario ascoltare la gente, andando nelle piazze,
come dicevo sopra.
16. “Per
l’economia sociale di mercato
Secondo
noi, il Pd dovrebbe chiarire a se stesso, fino in fondo, quale idea
di paese ha in testa. Facendo propria la cultura
dell’economia sociale di mercato, unendo dinamiche imprenditive e
tutele sociali”.
Un chiarimento
di fondo è assolutamente necessario. Tra le “dinamiche
imprenditive” e le “tutele sociali”, metterei in posizione di
avanguardia il rilancio della cultura con la tutela e la
valorizzazione del patrimonio artistico.
17.
“Ritrovarsi nelle scelte
Dirsi di
sinistra non è assolutamente un limite o un problema; anche se la
definizione non coglie del tutto la natura di un’identità più
ampia, composita e ricca. La vera questione è come mai
coloro che militano in un partito che si chiama democratico non
debbano sentirsi, in primo luogo, semplicemente, democratici”.
Dirsi di
sinistra o dirsi democratici secondo me rimane piuttosto generico:
democratici infatti si dicono tutti, e “di sinistra” oramai è
quasi un’espressione ironica.
Bisognerebbe
chiarire in quali termini siamo di sinistra o siamo democratici
Secondo me il
primo punto di un programma serio dovrebbe essere l’adempimento
della nostra bella Costituzione.
18.”
I nostri limiti
Le primarie
sono state una pagina di buona politica, necessaria, non sufficiente.
Poi c’è stato un rinchiudersi nel recinto, specialmente per la
scelta dei parlamentari. Un limite del Pd, non di
qualcuno”.
Le primarie
hanno consentito una scelta dei candidati già limitata. Poi c’è
stata quella cooptazione che in Italia vige per tutti i posti di
potere fin dai tempi della Repubblica romana, quella succeduta a
Tarquinio il Superbo.
Ecco dunque un
punto che metterei in programma: limitare al massimo la cooptazione
attraverso prove assegnate ai candidati. Prove di cultura, capacità,
onestà.
Giovanni
Ghiselli
-----------------------------------
1
Fr. 24 Diano.
2
Dante, Paradiso
VIII, 115-117.
3
Polibio (II sec. a. C.) nel Proemio delle sue Storie afferma
che per gli uomini non c'è nessuna correzione (diovrqwsi")
più disponibile che la conoscenza dei fatti passati (th'"
tw'n progegenhmevnwn pravxewn ejpisthvmh" , 1, 1).
4Machiavelli
Il
Principe
, XV.
5Quel
che debbo agli antichi ,
2, pp. 125-126.
6
Cfr. Dante,
Inferno,
XIII, 12
7
Ricordi,
28.
8
Lucano dà un'altra immagine del metus
popolare nei confronti del potere assoluto: la folla non ha paura,
e si ribella, quando ha fame: sicché Cesare tenta di mettere in
moto il consenso del volgo nei propri riguardi, sapendo che le ire e
il grande favore momentaneo della plebe sono trascinati dai prezzi
(annona trahi) :"
namque asserit urbis-sola fames, emiturque
metus, cum segne potentes-vulgus alunt: nescit plebes ieiuna timere"
(Pharsalia, III,
56-58), infatti solo la fame affranca le città, ed è la paura che
viene comprata quando i potenti nutrono il volgo ozioso; la folla
digiuna infatti non sa cosa sia avere paura.
9
Dal quotidiano “la Repubblica” del 18 settembre, p. VII.
10
Cfr. Manzoni, I
promessi sposi,
XII.
11
Seneca, Epist.,
7, 8. Qualche tempo fa un sedicente “professore”, un
presentatore televisivo , tal Mirabella , ha sentenziato “dum
docunt
(sic!)
discunt”,
oltretutto in un contesto elogiativo dello studio del latino.
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