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venerdì 20 febbraio 2015

"Capire il greco", di Rachele Pierini e Renzo Tosi

Rachele Pierini - Renzo Tosi
CAPIRE IL GRECO
Patron editore-Bologna
EIKASMOS
Quaderni Bolognesi di Filologia Classica
Sussidi, 3-Bologna 2014

Questo testo è uno strumento prezioso per chi vuole insegnare il greco, per chi lo insegna da anni, e per chi intende impararlo.
Nella seconda di copertina si legge questa considerazione: “In effetti, portare un testo da una lingua a un’altra è come far passare un vestito da una persona a un’altra: in alcuni punti esso calzerà a pennello, in altri occorrerà intervenire; sarà quindi necessario conoscere perfettamente il modello e il taglio dell’originale prima di lanciarsi con speranza di successo in qualsiasi aggiustamento. Il trasferimento in un’altra lingua implica innanzi tutto la penetrazione a fondo del testo di partenza, il vederne il funzionamento all’interno senza farsi condizionare dalla sensibilità linguistica o dall’abitudine alle strutture della lingua d’arrivo. Svolta tale operazione, ci si rende conto che la traduzione è un atto articolato in vari momenti, tra loro indipendenti ma connessi, di cui la resa in un’altra lingua costituisce solo l’anello finale-e mai definitivo-della catena, il primo e imprescindibile passo è capire il greco. ”

Mi permetto di aggiungere che un valido aiuto alla comprensione del greco è una visione d’insieme della letteratura greca, quindi una buona conoscenza dell’italiano, del latino e della storia antica, e che un ulteriore prezioso contributo deve venire dall’intuizione. Senza queste aggiunte la nozione pur precisa della grammatica e della sintassi non bastano a formare un’ottima traduzione.

Prima di entrare in medias res dell’ottimo libro di Pierini-Tosi riporto un’opinione di Giacomo Leopardi sull’arte del tradurre.
“La perfezione della traduzione consiste in questo, che l’autore tradotto, non sia p. e. greco in italiano, greco o francese in tedesco, ma tale in italiano o in tedesco, quale egli è in greco o in francese. Questo è il difficile, questo è ciò che non in tutte le lingue è possibile” (Zibaldone, 2134) .
La lingua italiana è “piuttosto un aggregato di lingue che una lingua, laddove la francese è unica” e per tale motivo ha maggiore facoltà rispetto alle altre “di adattarsi alle forme straniere…Queste considerazioni rispetto alla detta facoltà della nostra lingua, si accrescono quando si tratta della lingua latina, o della greca. Perché alle forme di queste lingue, la nostra si adatta anche identicamente, più che qualunque altra lingua del mondo: e non è maraviglia, avendo lo stesso genio, ed essendosi sempre conservata figlia vera di dette lingue, non solo per ragioni di genealogia e di fatto, ma per vera e reale somiglianza e affinità di natura e di carattere” (Zibaldone, 964 e 965) .
 “Chi vuole vedere un piccolo esempio della infinita varietà della lingua greca, e come ella sia innanzi un aggregato di più lingue che una lingua sola, secondo che ho detto altrove, e vuol vederlo in uno stesso scrittore e in uno stesso libro; legga il Fedro di Platone. Nel quale troverà, non dico tre stili, ma tre vere lingue, l’una nelle parole che compongono il dialogo tra Socrate e Fedro, la quale è la solita e propria di Platone, l’altra nelle due orazioni contro l’amore, in persona di Lisia e di Socrate; la terza nell’orazione di questo in lode dell’amore. ” (Zibaldone, 2717) .

La prima parte di Capire il greco è curata da Rachele Pierini,
Questa sezione (p. 13-99) chiarisce tutti gli aspetti della lingua greca, dagli elementi di fonetica (pp. 1321) a quelli di morfologia (pp. 23-68) , agli elementi di sintassi (pp. 69-88) a quelli di semantica (pp. 91-99) .

La seconda parte a cura di Renzo Tosi (pp. 103-217) mostra come si deve procedere per capire e tradurre in italiano un testo greco.
Mi occuperò di questa seconda parte risalendo alla prima quando viene chiamata in causa da Tosi. L’ordinario di Letteratura Greca dell’Ateneo bolognese sintetizza, in una premessa a tutto il volume (pp. 9-10) , quanto troveremo nelle sue pagine successive: scopo degli autori è “il superamento del Moloch della traduzione unica, eseguita a guisa di equazione, e di proporre come preliminare un lavoro, arduo ma estremamente istruttivo, di comprensione delle strutture mentali del greco”.

I testi degli ottimi autori greci e latini infatti ci inducono a pensare e non possono essere ridotti a raccolte di formule o di ricette da imparare a memoria: “ ‘Qua leggiamo Omero’ riprese, in tono beffardo, ‘come se l’Odissea fosse un libro di cucina. Due versi all’ora, che vengono sminuzzati e rimasticati parola per parola, fino alla nausea. Ma alla fine di ogni lezione ci dicono: vedete come il poeta ha saputo esprimere questo? Avete potuto intuire il mistero della creazione poetica! Così ci inzuccherano prefissi e aoristi, tanto per farceli ingoiare senza restare strozzati. In questo modo mi rubano tutto Omero’ ”[1]

“L’importanza di un simile lavoro- continua Tosi- era in effetti risaltata in seminari tenuti con colleghi di altre discipline, che si ponevano innanzi tutto il problema dell’insegnamento scolastico delle lingue straniere; da quei seminari avevo anzi tratto la convinzione di una misconosciuta importanza dell’insegnamento delle lingue classiche: il fare meditare su strutture linguistiche diverse da quelle italiane (…) poteva contribuire in modo decisivo a fare acquisire ai ragazzi una mentalità linguisticamente duttile, a fare capire che ogni lingua presuppone un particolare modo di vedere la realtà, che così si spiegano le diverse modalità sintattiche e le differenti strutturazioni dei campi semantici. In questa ottica, per il greco assumevano un valore primario elementi che tradizionalmente apparivano marginali rispetto alle particolarità morfologiche, come ad es. l’aspetto, il significato dei participi, quello dei modi verbali, la duttilità e la logica sottostante ai campi semantici”.
Questi princìpi di metodo vengono applicati all’analisi e alla traduzione dei testi di autori che vanno da Esopo a Luciano.

Sono pienamente d’accordo sul fatto che le lingue si debbano insegnare attraverso gli autori, partendo da quelli che scrivono con chiarezza e bellezza. La bellezza infatti colpisce la sfera emotiva e attiva la memoria che conserva il ricordo.

Questo mio lavoro divulgativo continuerà presentando il commento e la traduzione di una favola di Esopo (61, 3)

giovanni ghiselli




[1] H. Hesse, Sotto la ruota, del 1906, p. 90.

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