CAPIRE IL GRECO
Patron editore-Bologna
EIKASMOS
Quaderni Bolognesi di Filologia Classica
Sussidi, 3-Bologna 2014
Questo testo è uno strumento prezioso per chi vuole
insegnare il greco, per chi lo insegna da anni, e per chi intende impararlo.
Nella seconda di copertina si legge questa considerazione: “In
effetti, portare un testo da una lingua a un’altra è come far passare un
vestito da una persona a un’altra: in alcuni punti esso calzerà a pennello, in
altri occorrerà intervenire; sarà quindi necessario conoscere perfettamente il
modello e il taglio dell’originale prima di lanciarsi con speranza di successo
in qualsiasi aggiustamento. Il trasferimento in un’altra lingua implica innanzi
tutto la penetrazione a fondo del testo di partenza, il vederne il
funzionamento all’interno senza farsi condizionare dalla sensibilità
linguistica o dall’abitudine alle strutture della lingua d’arrivo. Svolta tale
operazione, ci si rende conto che la traduzione è un atto articolato in vari
momenti, tra loro indipendenti ma connessi, di cui la resa in un’altra lingua
costituisce solo l’anello finale-e mai definitivo-della catena, il primo e
imprescindibile passo è capire il greco. ”
Mi permetto di aggiungere che un valido aiuto alla
comprensione del greco è una visione d’insieme della letteratura greca, quindi
una buona conoscenza dell’italiano, del latino e della storia antica, e che un
ulteriore prezioso contributo deve venire dall’intuizione. Senza queste
aggiunte la nozione pur precisa della grammatica e della sintassi non bastano a
formare un’ottima traduzione.
Prima di entrare in
medias res dell’ottimo libro di Pierini-Tosi riporto un’opinione di Giacomo
Leopardi sull’arte del tradurre.
“La perfezione della traduzione consiste in questo, che l’autore
tradotto, non sia p. e. greco in italiano, greco o francese in tedesco, ma tale
in italiano o in tedesco, quale egli è in greco o in francese. Questo è il
difficile, questo è ciò che non in tutte le lingue è possibile” (Zibaldone, 2134) .
La lingua italiana è “piuttosto un aggregato di lingue che
una lingua, laddove la francese è unica” e per tale motivo ha maggiore facoltà
rispetto alle altre “di adattarsi alle forme straniere…Queste considerazioni
rispetto alla detta facoltà della nostra lingua, si accrescono quando si tratta
della lingua latina, o della greca. Perché alle forme di queste lingue, la
nostra si adatta anche identicamente, più che qualunque altra lingua del mondo:
e non è maraviglia, avendo lo stesso genio, ed essendosi sempre conservata
figlia vera di dette lingue, non solo per ragioni di genealogia e di fatto, ma
per vera e reale somiglianza e affinità di natura e di carattere” (Zibaldone, 964 e 965) .
“Chi vuole vedere un
piccolo esempio della infinita varietà della lingua greca, e come ella sia
innanzi un aggregato di più lingue che una lingua sola, secondo che ho detto
altrove, e vuol vederlo in uno stesso scrittore e in uno stesso libro; legga il
Fedro di Platone. Nel quale troverà, non
dico tre stili, ma tre vere lingue, l’una nelle parole che compongono il
dialogo tra Socrate e Fedro, la quale è la solita e propria di Platone, l’altra
nelle due orazioni contro l’amore, in persona di Lisia e di Socrate; la terza
nell’orazione di questo in lode dell’amore. ” (Zibaldone, 2717) .
La prima parte di Capire
il greco è curata da Rachele Pierini,
Questa sezione (p. 13-99) chiarisce tutti gli aspetti della
lingua greca, dagli elementi di fonetica (pp. 1321) a quelli di morfologia (pp.
23-68) , agli elementi di sintassi (pp. 69-88) a quelli di semantica (pp. 91-99)
.
La seconda parte a cura di Renzo Tosi (pp. 103-217) mostra
come si deve procedere per capire e tradurre in italiano un testo greco.
Mi occuperò di questa seconda parte risalendo alla prima
quando viene chiamata in causa da Tosi. L’ordinario di Letteratura Greca
dell’Ateneo bolognese sintetizza, in una premessa a tutto il volume (pp. 9-10) ,
quanto troveremo nelle sue pagine successive: scopo degli autori è “il
superamento del Moloch della traduzione unica, eseguita a guisa di equazione, e
di proporre come preliminare un lavoro, arduo ma estremamente istruttivo, di
comprensione delle strutture mentali del greco”.
I testi degli ottimi
autori greci e latini infatti ci inducono a pensare e non possono essere
ridotti a raccolte di formule o di ricette da imparare a memoria: “ ‘Qua leggiamo
Omero’ riprese, in tono beffardo, ‘come se l’Odissea fosse un libro di cucina. Due versi all’ora, che vengono
sminuzzati e rimasticati parola per parola, fino alla nausea. Ma alla fine di ogni
lezione ci dicono: vedete come il poeta ha saputo esprimere questo? Avete
potuto intuire il mistero della creazione poetica! Così ci inzuccherano
prefissi e aoristi, tanto per farceli ingoiare senza restare strozzati. In
questo modo mi rubano tutto Omero’ ”[1]
“L’importanza di un simile lavoro- continua Tosi- era in
effetti risaltata in seminari tenuti con colleghi di altre discipline, che si
ponevano innanzi tutto il problema dell’insegnamento scolastico delle lingue
straniere; da quei seminari avevo anzi tratto la convinzione di una
misconosciuta importanza dell’insegnamento delle lingue classiche: il fare
meditare su strutture linguistiche diverse da quelle italiane (…) poteva
contribuire in modo decisivo a fare acquisire ai ragazzi una mentalità linguisticamente
duttile, a fare capire che ogni lingua presuppone un particolare modo di vedere
la realtà, che così si spiegano le diverse modalità sintattiche e le differenti
strutturazioni dei campi semantici. In questa ottica, per il greco assumevano
un valore primario elementi che tradizionalmente apparivano marginali rispetto
alle particolarità morfologiche, come ad es. l’aspetto, il significato dei
participi, quello dei modi verbali, la duttilità e la logica sottostante ai
campi semantici”.
Questi princìpi di metodo vengono applicati all’analisi e
alla traduzione dei testi di autori che vanno da Esopo a Luciano.
Sono pienamente d’accordo sul fatto che le lingue si debbano
insegnare attraverso gli autori, partendo da quelli che scrivono con chiarezza
e bellezza. La bellezza infatti colpisce la sfera emotiva e attiva la memoria
che conserva il ricordo.
Questo mio lavoro divulgativo continuerà presentando il
commento e la traduzione di una favola di Esopo (61, 3)
giovanni ghiselli
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