Al nuovo presidente della Repubblica che conosce benissimo
la nostra Costituzione, intende difenderla e magari pure attuarla dove è ancora
inadempiuta, indico alcuni articoli che mi stanno particolarmente a cuore.
Articolo 1: L’Italia è una repubblica democratica fondata
sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei
limiti della Costituzione”.
Articolo 3 : “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e
sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di
religione, di condizioni personali e sociali
Comma B. E’ compito della repubblica rimuovere gli ostacoli
di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza
dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva
partecipazione di tutti i lavoratori alla organizzazione politica, economica e
sociale del paese.
Commento questo comma con le seguenti parole che Tucidide
attribuisce a Pericle ricordato nell’atto di pronunciare il discorso funebre
sui caduti nel primo anno della guerra del Peloponneso (431 a. C.)
“Noi abbiamo una costituzione esemplare (paravdeigma) e degna di essere imitata. Si
chiama democrazia è c’è una condizione di uguaglianza (to; i[son) per tutti. Si viene eletti alle cariche pubbliche
secondo la stima del valore (kata; de; th;n
ajxiwvsin) e nessuno viene preferito alle cariche per il partito di
provenienza (oujk ajpo; mevrouς) più
che per il valore (to; plevon ejς ta; koina; h] ajp j ajreth̃ς), né del
resto secondo il criterio della povertà (oujd
j au\ kata; penivan), se uno può fare qualche cosa di buono per la
città, ne è stato impedito per l’oscurità della sua posizione sociale (ajxiwvmatoς
ajfaneiva/ kekwvlutai) (Storie,
II, 37, 1) .
Aggiungo il Menesseno
di Platone dove Aspasia dice che nessuno è stato escluso per povertà (peniva/), né per oscurità dei padri, né
d’altra parte per condizioni opposte è stato ritenuto degno di onore (238d)
Sarebbe stata Aspasia a suggerire il discorso sui morti a
Pericle.
“La costituzione, se è buona, alleva uomini valorosi, se è
cattiva invece dei malvagi. Quella che chiamano democrazia di fatto è
un’aristocrazia con il consenso della massa (e[sti
de; th̃/ ajlhqeiva/ metj eujdoxivaς plhvqouς
ajristokrativa (238d).
Il popolo assegna cariche e potere a chi gli sembra essere
il migliore: nessuno è stato escluso (ajphlevlatai
oujdeivς) per debolezza, povertà, oscurità dei padri, né per motivi
opposti (oujde; toĩς ejnantivoiς) è stato onorato. C’è un solo
limite (ei|ς o{roς): ha il potere e le cariche (krateĩ kai; a[rcei)
chi ha la reputazione di uomo saggio o buono (oJ
dovxaς sofo;ς h} ajgaqo;ς
ei\nai (238d).
Aristocrazia non è un fatto di sangue ma di educazione alta
che dovrebbe essere garantita a tutti.
La nostra Costituzione conferisce somma importanza alla libertà di
parola
Articolo 19: "Tutti hanno diritto di professare liberamente la
propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne
propaganda e di esercitare in privato o in pubblico il culto, purché non si
tratti di riti contrari al buon costume.
Articolo 21: "Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il
proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di
diffusione".
"La parresìa è l'elemento che il Greco avverte
come ciò che massimamente lo distingue dal barbaro. L'esule soffre della
perdita della parresìa come della mancanza del bene più grande
(Euripide, Fenicie, 391). Inutile ricordare che il valore della parresìa
svolgerà un ruolo decisivo nell'Annuncio neo-testamentario. E dunque entrambe
le componenti della cultura europea vi trovano fondamento"[1].
Nello Ione[2]
di Euripide il protagonista esprime il desiderio di ereditare da una madre
ateniese questo privilegio, recandosi ad Atene, poiché lo straniero che piomba
in quella città, anche se a parole diventa cittadino, ha schiava la bocca senza
la libertà di parola ("tov ge
stovma-dou'lon pevpatai[3] koujk e[cei parrhsivan", vv.
674-675).
Analogo concetto si
trova nelle Fenicie[4]
quando Polinice risponde alla madre sulla cosa più odiosa per l'esule: " e{n me;n mevgiston, oujk e[cei parrhsivan"
(v. 391), una soprattutto, che non ha libertà di parola.
Infatti, conferma Giocasta, è cosa da schiavo non dire quello che si
pensa.
L’articolo 10 della nostra Costituzione dice: “Lo straniero al quale sia impedito nel suo
paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla
costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica. Non
è ammessa l’estradizione per motivi politici”.
La tragedia elabora il mito di Atene e mette in rilievo l’accoglienza
dei supplici da parte della polis ateniese.
Per esempio negli Eraclidi,
Demofonte, figlio di Teseo e di Fedra, accoglie i supplici perseguitati da
Euristeo. Nella parodo, il coro dice che è empio per una città trascurare la
supplice preghiera di stranieri (107-108)
La terra ateniese da sempre vuole contribuire con la giustizia
ad aiutare chi è privo di risorse: “ajei;
poq j h{de gaĩa toĩς ajmhcavnoiς
su;n tw̃/ dikaivw/ bouvletai
proswfeleĩn” (329-330).
Nell’ Edipo a Colono
il vagabondo cieco cacciato da Tebe, la città anti democratica, l’anti-polis, e
accolto da Teseo, il paradigma mitico di Pericle, riconosce che Atene è la polis
più pia, la sola capace di aiutare lo straniero maltrattato (266-267).
giovanni ghiselli
Speriamo che Mattarella sia un tuo lettore, e dia la possibilità, a noi maestri,di educare meglio i futuri cittadini italiani....basterebbe applicare la costituzione vigente ,concordo. Oggi sono un poco abbattuta perchè non riesco a correggere i quaderni dei discenti come vorrei,d 'altro canto insegno 10 materie diverse (italiano dove uso tre quaderni grammatica-narrativa-temi,storia,scienze,geografia in due classi con diversa programmazione,musica,arte,educazione motoria in due classi a progettualità differenziata e relativi quaderni)
RispondiEliminaRisultato:240 quaderni da correggere alla settimana ,oltre alle verifiche....anche una sola parola scritta da un bambino deve avere la dignità di essere almeno letta. Fine dello sfogo. A presto Giovanna Tocco