Edward John Poynter, Lesbia e il suo passerotto |
Catullo mette la carnagione chiara tra le doti
fisiche gradite a molti, ma non sufficienti secondo lui, quando mancano la venustas,
la grazia, e la mica salis, il grano di sale, a costituire una bella
donna. Tale è solo Lesbia: "Quintia
formosa est multis, mihi candida, longa, recta est… Lesbia formosa est "
(86, 1-2, 5), Quinzia per molti è bella, per me di carnagione chiara, lunga,
diritta… Lesbia sì che è bella.
Il Creonte
della Medea di Grillparzer,
rimpiangendo la figlia fatta morire dalla rivale, gli sembra di vederla: "così
bianca, così bella, scendere leggera tra le nere rovine" (atto V).
L' Antigone
di Anouilh non è sicura di essere desiderata veramente da Emone per il
suo aspetto, meno attraente di quello della sorella:"Sono nera e magra.
Ismene è rosa e dorata come un frutto"[1].
Ma il fidanzato, forse perché impazzito, l'ha preferita all'altra figlia di
Edipo.
melichrus: è traslitterazione dell'aggettivo
greco melivcrou" composta da mevli
(miele) e crova (carnagione).
Questo travisamento ricorda l'idealizzazione dell'innamorato
Buceo nel X idillio di Teocrito: "Suvran kalevontiv tu pavnte", /ijscna;n
aJliovkauston, ejgw; de; movno" melivclwron" (vv. 26-27),
tutti ti chiamano Sira, secca, bruciata dal sole, io solo colore del miele.
immunda: formato da in, prefisso negativo, e mundus,
pulito. Significa sciatto e sudicio.
Una curiosità:
Cicerone, deluso dal comportamento
di Pompeo che pensava solo a fuggire, lo paragona a quelle donne immundae, insulsae, indecorae, sudicie,
sciocche, brutte che ci distolgono dall'amarle (Att. 9, 10, 2).
foetida: è quella che foetet, puzza, la portatrice di foetor,
trasfigurata in acosmos (traslitterazione
di a[kosmo", disordinato) che qui dovrebbe
indicare la neglegentia sui,
l'apparente noncuranza di sé; insomma una trasandatezza elegante.
"caesia Palladium, nervosa et lignea dorcas"
(v. 1161), quella con gli occhi glauchi è un simulacro di Pallade, la nervosa e
legnosa una gazzella".
-Palladium: corrisponde al greco Pallavdion,
statua di Pallade che infatti Omero chiama glaukw'pi",
dagli occhi lucenti. Nel nostro contesto gli occhi chiari, tra il grigio e
l'azzurro (cfr. quelli della Chauchat della Montagna
incantata), non sono considerati un pregio.
-dorcas traslitterazione del greco dorkav",
gazzella e capriolo, animali agili, eleganti. Il verbo reggente è sempre est.
"parvula, pumilio, chariton mia, tota merum
sal " (1162), la piccina, la nana, è una delle grazie, tutta sale
puro.
-parvula: cfr. "la piccina è ognor
vezzosa" della lista di Don Giovanni di Mozart-Da Ponte (I,
5), ma questo è il seduttore per
il quale conta non l'individualità della donna bensì quello che tutte le donne
hanno in comune.
Compie la
stessa operazione di Lucrezio, Eliante nel Misantropo
di Moliere che aveva tradotto il De rerum natura prima del 1660: "La
nera come un corvo è una splendida bruna: la magra ha vita stretta e libere
movenze; la grassa ha portamento nobile e maestoso; la sciatta, che è fornita
di non molte attrattive, diventa una bellezza che vuole trascurarsi; la gigantessa
sembra, a vederla, una dea; la nana è un riassunto di celesti splendori;
l'orgogliosa ha un aspetto degno d'una corona; la scaltra è spiritosa; la
sciocca è molto buona; la chiacchierona è donna sempre di buonumore; la
taciturna gode di un onesto pudore. Perciò lo spasimante, se è molto
innamorato, ama pure i difetti della persona amata"[2].
chariton mia: traslitterazione di carivtwn miva, una delle Cariti o Grazie.
-tota merum sal (con clausola
monosillabica): noi usiamo piuttosto il pepe per una persona piccola ma non
insignificante, mentre della inespressiva e insipida diciamo "non sa di
nulla".
Anche per
Catullo, come abbiamo visto, il sapore di una donna è dato dal suo sale: "nulla in tam magno est corpore mica salis"
(86, 4), in un corpo tanto grande non c'è un granello di sale. Il sapore
ovviamente viene dallo spirito.
"magna atque immanis cataplexis plenaque
honoris "(1163), la mostruosamente grande è un incanto pieno di
maestà.
-immanis: formato da in- prefisso negativo e manus=bonus,
quindi mostruoso.
-cataplēxis:
traslitterazione di katavplhxi", che ha la radice del verbo plhvssw,
colpisco.
-honoris: cfr. "è la grande
maestosa", (Don Giovanni, I, 5).
"Balba loqui non quit, traulizi, muta pudens
est " (v. 1164), la balbuziente, non sa parlare, cinguetta, la muta è
riservata.
-balba: abbiamo visto che la donna deve
essere silenziosa; la balbuziente invece appare spregevole qui e ancor più
nella ripresa dantesca: "mi venne in sogno una femmina balba" (Purgatorio, XIX, 7).
Vedi anche
Giovenale Satira VI, 184-199
quaedam
parva quidem, sed non toleranda maritis.
nam
quid rancidius quam quod se non putat ulla
formosam
nisi quae de Tusca Graecula facta est,
de
Sulmonensi mera Cecropis? omnia Graece:
[cum
sit turpe magis nostris nescire Latine.]
hoc
sermone pavent, hoc iram, gaudia, curas,
hoc
cuncta effundunt animi secreta. quid ultra?
concumbunt Graece. dones tamen ista puellis,
tune etiam, quam sextus et octogensimus annus
pulsat,
adhuc Graece? non est hic sermo pudicus
in
vetula. quotiens lascivum intervenit illud
zw¾ kaˆ yuc», modo sub lodice relictis
uteris
in turba. quod enim non excitet inguen
vox
blanda et nequam? digitos habet. ut tamen omnes
subsidant
pinnae, dicas haec mollius Haemo
quamquam
et Carpophoro, facies tua conputat annos.
traulizi: traslittera traulivzei
con ei pronunciato i.
Aristofane
nelle Vespe (v. 42)) fa dire a un
servo di Bdelicleone che Alcibiade traulivsaς pronuncia oJlã/ς (invece di oJrã/ς,
vedi).
-muta pudens, la muta è pudica. Il
mutismo è un silenzio eccessivo e anche qui un difetto è ribaltato in pregio.
"at flagrans odiosa loquacula lampadium fit"
(1165), ma quella che sputa fuoco odiosa, chiacchierona diventa una fiammetta.
-flagrans: una megera o un'erinni
fiammeggiante.
-Lampadium: traslittera lampavdion,
diminutivo di lampav", fiaccola.
"Ischnon eromenion tum fit, cum vivere non
quit/prae macie; rhadine verost iam mortua tussi " (1166-1167),
diventa uno snello tesorino, quando non può vivere per la magrezza; poi è
delicata quella che crepa dalla tosse.
-Ischnon eromenion = ijscno;n ejrwmevnion = snello amoruccio .
-rhadine
=rJadinhv.
"Questo
quadro ironico e caricaturale delle illusioni dell'amante... è accentuato dalla
conservazione delle parole greche, altrove nel poema costantemente rese nelle
equivalenti forme latine"[3].
Dionigi
segnala pure che questo motivo, già presente in Platone (Rsp. 474d), Teocrito 10, 26 sg., già citato, e nell'Anthologia Palatina, "sarà caro
alla letteratura posteriore (Orazio, serm.
I, 3, 38 sgg.; Ovidio, ars 2,
657-662; rem. am. 315 sgg.), fino a
riaffiorare nel Misanthrope di
Moliere (2, 5)".
CONTINUA
Giovanna Tocco
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