NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica

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sabato 28 luglio 2018

L’"Ulisse" di Joyce. 7


Tuttavia lo scopo ancora non lo avevo raggiunto, il bersaglio cui miravo con la tensione massima dell’anima mia e pure con quella del corpo, non lo avevo centrato. Per coglierlo in pieno, ripetei la mossa astuta e poco nobile del gioco di scacchi che aveva funzionato tanto bene con Elena un anno prima. Infatti tendo a ritualizzare per lustri gli atti della mia vita, quando hanno successo. Bonis successibus instruor(4).
Dunque le dissi: “Kaisa, questa serata è la più bella della mia vita, ma ora dobbiamo tornare: devo studiare fino all’alba la letteratura greca per l’esame di abilitazione che mi aspetta in autunno. Devo superarlo a pieni voti se voglio passare dalle medie al liceo, e lo voglio soprattutto per diventare non del tutto indegno di te. Questa notte verserò il sangue, non di animali come fece Odisseo(5), ma proprio il mio, per evocare e fare parlar le ombre grandi di Eschilo, Sofocle, Euripide. Non potranno negarsi”.

Non raccolse o finse di non avere colto l’allusione ai nostri autori e rispose soltanto “D’accordo, torniamo. Niente è importante quanto studiare”.
Ma si vedeva che ci era rimasta male. Ebbi paura che la mia mossa fosse stata controproducente e che Kaisa potesse prendermi per uno sgobbone, un pedante dall’anima curva, un umbraticus doctor, insomma quasi il contrario di quello che ero. Sicché aggiunsi un corollario:
“No, tu sei molto più importante per me, ma devo imparare dell’altro e progredire nel lavoro per essere, lo ripeto, quasi degno di te”.
Sembrava poco convinta, però non disse niente. In fondo avrebbe fatto una carriera scolastica e accademica molto più consistente della mia.
Qualche giorno più tardi, disse che quella sera, tornata in collegio, aveva provato una paura tremenda di non vedermi mai più.
Il giorno dopo, terminate le lezioni di lingua ungherese, la incontrai nel secondo collegio dove, come ogni anno, alloggiavo.
 Quando arrivai in fondo alle scale, la vidi nell’atrio solitamente frequentato a quell’ora meridiana da gente che andava e veniva parlando di lingua o di letteratura ungherese(6), oppure si fermava in attesa del pranzo auspicando un incontro, o quanto meno sperava di trovare una lettera, come avrei fatto io nel 1979 tutti i giorni, invano. Ifigenia mi aveva promesso un espresso che mai mi mandò. Ma questa è storia di sei anni più tardi e devo raccontarla più avanti.

Kaisa dunque aveva in mano una busta piena di fogli: li stava leggendo. Doveva essere la prima lettura. La posta infatti non la portavano nel collegio dei Finnici, ma la lasciavano tutta lì, nell’atrio del nostro, in una cassetta di legno aperta davanti, formata da tanti scompartimenti, uno per nazione.
Mentre la ragazza sposata leggeva, attendevo con impazienza che non davo a vedere, ma temevo che quella lunga lettera, probabilmente del marito, forse nemmeno uno scimunito data la moglie bella e fine che aveva trovato, la riconducesse al loro connubio mandando in malora il mio piano condotto con tanta abnegazione.
Quando alzò gli occhi colore di viola e mi guardò, le domandai a bruciapelo: “Ciao, novità? ”
Intendevo tra noi. Kaisa piegò i fogli adagio adagio, li ripose nella busta che mise dentro la borsa portata a tracolla e rispose: “no, potrei incartarci le noccioline o forse gli sgombri(7)”.
“Meno male, è cacata carta, pensai. Questa sera faremo il massimo”
Quindi le dissi: “Mi fa molto piacere trovarti qui. Stavo venendo a cercarti”.
“Anche io” fece lei, e andammo a bere l’aperitivo, un quartino di sangue di toro, al “Palma”, un Eszpresszó contiguo alla piscina. Il luminoso fiume della vita ci bagnava già i piedi. Eravamo tutti contenti, non c’è bisogno di dirlo. Ma la contentezza è un dono di Dio e ricordarla fa bene, fa solo bene. Anche a te che mi leggi, credo, poiché ti vengono in mente i successi raggiunti e le gioie da te stesso provate in questa vita mortale.

Torniamo al maestro irlandese
Il capocronista (dayfather) an old man bowed curvo, occhialuto, grembialuto. Persona quadrata e seria con un gruzzoletto in banca. Wife a good cook and washer La figlia lavora a macchina nel salottino. Giovannina la brutta, senza fole per la testa. La gente presunta normale. L’antitesi di Bloom e Molly. 170-109
Bloom ha la moglie bella, ma non torna a casa per paura di trovare l’amante con Molly nel suo letto: guai a te se le scopri con le mutande abbassate
In una stanza dove Bloom entra per telefonare e ottenere dalla ditta Keyes il rinnovo dell’annuncio pubblicitario, c’è un professore di latino MacHugh che si scaglia contro gli inglesi. Poi c’è un avvocato senza cause, dal pallore cadaverico, il colore di uno che è spacciato. Ha i giorni contati.. Ma una voce ipocrita gli fa: you’ re looking extra 1173-112
Bloom nota l’ipocrisia, la retorica di questi pseudo intellettuali: “vesciche piene d’aria” (172)
Crawford, il direttore gracchia con voce stridula e tenendo il viso scarlatto levato in alto My Ohio 176
Il professore grida a pefect cretic! Long short and long 114.
Bloom esce per andare alla ditta e gli altri lo vedono dalla finestra seguito da una fila di ragazzini che saltellano, l’ultimo dei quali faceva zigzagare nella brezza un bizzarro aquilone bianco. Sono forse strilloni. Una scena che fa pensare a un film di Totò. Gli osservatori lo deridono e Lehan dice che fanno il verso ai piedi piatti. Porta scarpine strette il chiappalodole Steal upon larks- 179-116. Invece è l’unica scena ricca di vita e speranza in tutto il capitolo. Bloom che non cerca di mascherare la sua debolezza è l’unico a mostrare qualche cosa di umano e di vivo.
Imperium romanum disse gentilmente O’ Molloy, l’avvocato senza cause.
It sounds nobler than British or Brixton. The word reminds one somehow of fat in the fire (181-117), un qualche cosa come lo sfrigolio del grasso nel fuoco.
Crawford il direttore del giornale disse: noi siamo il grasso.
You and I are the fat in the fire.

Ma il professor MacHugh tese braccia elocutorie fuori dai polsini, macchiati e sfilacciati, mentre faceva una pausa-he extended elocutionary arms from frayed stained shit-cuffs, pausing.
What was their civilisation? Vast, I allow: but vile, vasta, lo concedo, ma volgare. Cloacae, sewers, fogne. I Giudei dicevano: Qui star conviene, costruiamo un altare a Geova. Il Romano e l’Inglese che ne ha seguito le ormeq hanno portato su ogni nuovo lido only his coacal obsession.
Qui star conviene, costruiamo un water closet.
Molloy menziona il diritto romano, Roman law.
Sì e Ponzio pilato è il suo profeta, replicò MacHugh
  
Entrano Burke, un altro giornalista e Dedalus
Li saluta Lenehan, il giornalista sportivo. Dedalus porta l’articolo che il preside Deasy gli ha chiesto di raccomandare. Si autodefinisce il bardo bazzicabovi, che è amico dei manzi bullockbefrieding bard (182-118)
Crawford il direttore menziona la moglie del preside Deasy, una sanguinaria vecchia barbara. Del resto aggiunge a woman brought sin into the world. For Helen, the runaway wife of Menelaus, ten years the Greeks 118-182.
Il professore dice I teach the blatant Latin language, insegno la ruggente (rumorosa) lingua latina
La lingua di una razza the acme of whose mentality is the maxim time is money. Material domination, Dominus, Lord! Where is spirituality? 119
But the Greek: Kyrie Eleison! Un sorriso di luce gli illuminò gli occhi nerocerchiati e allungò le sue lunghe labbra 183.
Kyrios! Shining word, fulgida parola! Vocali che il semita e il sassone non conoscono. I ought to profess Greek, the language of the mind.
The (water) closemaker and the cloacamaker will never be the lords of our spirit
Non siamo sudditi dell’imperium che affondò con le flotte ateniesi a Egospotami that went under with the Athenian fleets at Aegospotami (119) yes, yes,. They went under. Pirro ingannato da un oracolo fece un ultimo tentativo di salvare la Grecia. Loyal to a lost cause
Lehenan pianse con un po’ di rumore Boohoo! Owing to a brick received in the latter half of the matinée.. Poor, poor Pyrrus! (Plutarco, Vita di Pirro, 34) Morì nel 272 a. C..
Poi Lehenan sussurra un limerick nell’orecchio a Dedalus con canzonatura del professore un pedante mezzo orbo che porta occhiali blu ma vede storto. Perché li porta?
Poi Mulligan dice in mourning for Sallust whose mother is beastly dead
In lutto per Sallustio. Burke nomina Madam Bloom The vocal Muse. Dublin’s prime favouirite (120) la prima favorita di dublino.
Il direttore incoraggia Dedalus a scrivere per il giornale: “you can do it!”. Ci metta qualcosa che abbia del mordente!
Il professore va a rispondere al telefono: la pelle flaccida del collo gli tremava come dei bargigli (188-122)

Al telefono è Bloom che cerca il direttore. Tell him go to hell, the editor said promptly.
Poi parlano della decadenza dell’Irlanda, della cultura della stampa. Fanno citazioni da Shakespeare, Dante e battute varie.



CONTINUA

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