domenica 26 gennaio 2025

Ifigenia 283 I castelli teatrali di Ludwig


 

La mattina seguente, di buonora, partimmo diretti al castello di

Neuschwanstein. Lo trovammo dopo lunga ricerca. Da lontano

sembrava bello, antico e fatato; da vicino mi apparve ibrido ;

l'interno era contrassegnato dal guazzabuglio. Mentre ne percorrevamo le sale e le gallerie, imbrancati con altri turisti, pensavo al pover'uomo

che si piccava di intendere la bellezza ideale e si circondava di tanta

confusione reale. Sulle montagne pesavano nuvole quasi nevose che

versavano un freddo umido e grigio. L’inverno che non finiva più  minacciava  un’estate fedda e triste come quella dei morti.

" L'inverno non finirà mai, mai", dissi ricordando quanto diceva il sovrano rinchiuso nel manicomio lacustre.

Nella dimora reale ogni cosa era spropositata e caotica: la struttura

che contamina falso gotico e falso romanico, la chiesastica sala del

trono enorme, pacchiana nelle colonne viola e turchine, nella

decorazione grottesca, nella scalinata che porta all'abside dove è

dipinto un Gesù Cristo benedicente il re per grazia di Dio.

Le altre stanze, meno grandi, apparivano ancora più sovraccariche:

dappertutto lampadari mastodontici, statue di santi, di eroi, di dèi,

mosaici e affreschi asfissianti, privi di ordine, gusto e misura;

insomma la negazione del bello con semplicità.

Mi vennero in mente alcune scene del film. Il monarca sdentato e

ingrassato, l'eroe capovolto a farmakov~1, a mostro preso di mira dalla natura, domanda esterrefatto:"Von Holnstein è qui, a Neuschwanstein?".

 Il conte traditore aveva ordito una congiura, in combutta con una marmaglia di felloni: “ burocrati, medici, servi e impiegati”.

Guardavo Ifigenia immemore e muta.

"Mi procuri del veleno. Basta andare in farmacia ". Il colonnello

Dürckeim, l'aiutante di campo meravigliosamente fedele, voleva

salvare il suo sire, cercava di spingerlo a Monaco perché

rivolgesse un proclama all'esercito e al popolo amici. Ma Ludwig

aveva deciso di lasciarsi annientare:"Nemmeno otto elefanti

riuscirebbero a trascinarmi in quella città che odio!". E il conte traditore

Von Holnstein lo fece afferrare da quattro infermieri insolenti che

lo portarono sul lago dall'acqua nera dove una sera piovosa di

giugno il farmakov~ affogò,  riconsacrandosi re.

 

Usciti dal castello maggiore, partimmo per Linderhof.

E' una villa in stile rococò. Sotto un cielo sempre gelido e scuro

riconoscemmo la fontana senz'acqua e le rampe della sbrecciata

scalea apparse nel film di Visconti. Nelle stanze sontuose e sovraccariche ci

soffocava la decorazione fittissima che per giunta si moltiplicava

in una miriade di specchi situati dovunque. Scrutavo me stesso per

vedere se in quelle giornate di inerzia fossi ingrassato e imbruttito,

 poco o assai. Ne avevo il timore siccome Ifigenia non

sembrava gradire la mia vicinanza. La parte più desolata e

angosciante però fu la grotta artificiale dove il re disgraziato passava

giornate intere fissando l'acqua e le pareti livide. Mentre osservavo

quel lugubre stagno, riflettevo sull'infinita solitudine di Ludwig

esiliatosi dal mondo insopportabile degli speculatori travestiti da

uomini2. Pensavo che sarei arrivato anche io a un rinnegamento

così completo della vita sociale, se avessi perduto il gusto

dell'educazione, l'interesse per il mio lavoro e l'amore degli adolescenti: allora un'inerzia, un tedio del genere mi avrebbe annientato.

Guardai Ifigenia: il buio, la muffa e lo squallore della cupa

caverna, le avevano tolto bellezza e salute. Dicevo a me stesso:"Io sto con

questa cui non ho più niente da dire, sperando che mi faccia

sentire la necessità di scrivere un capolavoro; vado a letto con tale

donna nevrotica, ingenerosa, opportunista, che non stimo, che

nemmeno mi piace del tutto, che a sua volta mi frequenta solo per il suo misero utile: la porto in viaggio con me e l'aiuto a preparare un esame che dovrebbe apirle chissà quali usci, porte che forse non si apriranno.

Il nostro amore è falso e asfissiante quanto la grotta penosa e le stracariche stanze del re".

 

Note 1

1Medicina umana, una specie di capo espiatorio.

 

2 Cfr. A. Schopenhauer, Parerga e paralipomena, trad. it. Adelphi, Milano,

1983, p.278, Tomo II:" Il nostro mondo civilizzato non è altro che una colossale

mascherata. Vi si trovano cavalieri, preti, soldati, dottori, avvocati..Ma essi non

sono ciò che rappresentano, non sono altro che maschere dietro le quali di regola

stanno degli speculatori(money-makers)".

 

 

Bologna 26 gennaio 2024 ore 11, 37 giovanni ghiselli

 

 

 

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