sabato 25 gennaio 2025

Ifigenia 279 Il rischio di ridursi a essere soltanto corpo.


 

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Il primo aprile andammo  a vedere Casablanca

in un cineclub. La piccola sala era gremita di giovani che mi fecero

venire l'angoscia.

Comunicavano a furia di spinte, di urli, di rutti, di parole e

luoghi comuni triviali. Riaccompagnando Ifigenia a casa

dissi:"mi strazia vedere una gioventù incapace di parlare e violenta.

L'afasia iraconda di questi pezzenti mentali prelude a tempi pazzi,

forse a una tirannide dell'incultura e dell'intrallazzo,  o addirittura ai

massacri feroci dell'intolleranza.".

Quella non mi capì e rispose:"Gianni, non fare di nuovo tali

discorsi vani; non dire parole così poco belle che spesso preludono ad azioni brutte; rimani allegro come nei momenti migliori di questi ultimi giorni!".

“Io sto pesoffrendo sventure incombenti”, risposi, poi però

le promisi che avrei cercato di essere lieto con lei.

A casa da solo invece pensavo con tetra malinconia che il mio messaggio umanistico stava passando di moda: gli adolescenti avrebbero assistito con

scetticismo e distacco sempre maggiore al mio lavoro educativo

che coltiva le facoltà del logos e del pathos, mentre confuta quanti

uomini e donne preferiscono vivere come le belve, proni e

obbedienti al ventre sfacciato.

"Bombardati dalla propaganda antiumana che li vuole consumatori

di prodotti inutili e brutti – riflettevo -, i ragazzi perdono interesse

per la nobiltà dello spirito che mi preme insegnare. Temo di non

riuscire, anche perché non ho una compagna capace e desiderosa

di condividere il  mio impegno quotidiano per arrestare questa

 degradazione morale e culturale. Ifigenia anzi vuole

inserirsi nel sistema che nega o sperpera l'anima. Credo che brami acchiappare il successo con qualsiasi mezzo: anche attraverso la scorciatoia dei vizi e dei servizi. Del resto se riduciamo la nostra relazione a una sfilza di rapporti sessuali noi stessi diventiamo animali fatti soltanto di corpo, anzi di parti del corpo".

Mi sentivo minacciato dal caos e circondato dal nulla. Pensai

ancora una volta che per conservare qualcosa dell'ordine aggredito

dal guazzabuglio, dovevo scrivere un grande romanzo che

denunciasse e accusasse  il trapasso  da una cultura non priva  di bellezza e altruismo all'ignoranza fondata sull'egoismo parassitario quale prodromo di guerre e massacri.

Che ne parlassi a Ifigenia oramai non aveva più senso:  era avida di successo, denaro e affermazione proprio nel mondo guasto  che rendeva malate le menti.

Bologna 25 gennaio 2025 ore 10, 24 giovanni ghiselli

p. s,

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