. Il primo aprile andammo a vedere Casablanca in un cineclub. La piccola sala era gremita di giovani che mi fecero venire l'angoscia. Comunicavano a furia di spinte, di urli, di rutti, di parole e luoghi comuni triviali. Riaccompagnando Ifigenia a casa dissi:"mi strazia vedere una gioventù incapace di parlare e violenta. L'afasia iraconda di questi pezzenti mentali prelude a tempi pazzi, forse a una tirannide dell'incultura e dell'intrallazzo, o addirittura ai massacri feroci dell'intolleranza.". Quella non mi capì e rispose:"Gianni, non fare di nuovo tali discorsi vani; non dire parole così poco belle che spesso preludono ad azioni brutte; rimani allegro come nei momenti migliori di questi ultimi giorni!". “Io sto pesoffrendo sventure incombenti”, risposi, poi però le promisi che avrei cercato di essere lieto con lei. A casa da solo invece pensavo con tetra malinconia che il mio messaggio umanistico stava passando di moda: gli adolescenti avrebbero assistito con scetticismo e distacco sempre maggiore al mio lavoro educativo che coltiva le facoltà del logos e del pathos, mentre confuta quanti uomini e donne preferiscono vivere come le belve, proni e obbedienti al ventre sfacciato. "Bombardati dalla propaganda antiumana che li vuole consumatori di prodotti inutili e brutti – riflettevo -, i ragazzi perdono interesse per la nobiltà dello spirito che mi preme insegnare. Temo di non riuscire, anche perché non ho una compagna capace e desiderosa di condividere il mio impegno quotidiano per arrestare questa degradazione morale e culturale. Ifigenia anzi vuole inserirsi
nel sistema che nega o sperpera l'anima. Credo che brami acchiappare il
successo con qualsiasi mezzo: anche attraverso la scorciatoia dei vizi e dei
servizi. Del resto se riduciamo la nostra relazione a una sfilza di rapporti
sessuali noi stessi diventiamo animali fatti soltanto di corpo, anzi di parti
del corpo". Mi sentivo minacciato dal caos e circondato dal nulla. Pensai ancora una volta che per conservare qualcosa dell'ordine aggredito dal guazzabuglio, dovevo scrivere un grande romanzo che denunciasse e accusasse il trapasso da una cultura non priva di bellezza e altruismo all'ignoranza fondata sull'egoismo parassitario quale prodromo di guerre e massacri. Che ne parlassi a Ifigenia oramai non aveva più senso: era avida di successo, denaro e affermazione proprio nel mondo guasto che rendeva malate le menti. Bologna 25 gennaio 2025 ore 10, 24 giovanni ghiselli p. s, Statistiche del blog Sempre1666960 Oggi63 Ieri390 Questo mese9992 Il mese scorso10218
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Già docente di latino e greco nei Licei Rambaldi di Imola, Minghetti e Galvani di Bologna, docente a contratto nelle università di Bologna, Bolzano-Bressanone e Urbino. Collaboratore di vari quotidiani tra cui "la Repubblica" e "il Fatto quotidiano", autore di traduzioni e commenti di classici (Edipo re, Antigone di Sofocle; Medea, Baccanti di Euripide; Omero, Storiografi greci, Satyricon) per diversi editori (Loffredo, Cappelli, Canova)
sabato 25 gennaio 2025
Ifigenia 279 Il rischio di ridursi a essere soltanto corpo.
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