La censura che molto spesso, come scrive Giovenale “dat veniam corvis (…) vexat columbas” (II, 63) costituisce comunque una minaccia alla libertà di parola.
Se vengono vietate espressioni malevole verso questo o quel partito, questo o quel popolo, diviene censurabile uno dei massimo autori della storiografia latina, cioè Tacito che ha scritto parole tutt’altro che benevole su i primi imperatori romani e su gli Ebrei. Giulio Cesare ha intrapreso una guerra di sterminio contro i Celti e l’ha pure raccontata, poi è passato alla guerra civile, anzi a bella plus quam civilia come la chiama Lucano.
Quindi la disputa attuale sulla censura dei libri deve finire. Anche perché questa censura promuove la vendita e la diffusione dei testi messi all’Indice. E soprattutto perché la Parrhsiva è un valore che non deve cadere nell’annientamento nichilistico di tutti i valori tranne quelli falsi costituiti dallo spreco di denaro, dal potere e dalla violenza.
Bologna 10 dicembre 2025 ore 10, 15 giovanni ghiselli
p. s.
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