Il volume pubblicato diversi anni fa è esaurito da tempo.
Lo pubblicherà a pezzi nel blog e in face-book.
Ne ho già tenuto parecchie conferenze in varie sedi. Probabilmente ne terrò altre.
Questo lavoro intende mettere in luce i significati della Medea di Euripide dai punti di vista della precedente letteratura greca e della successiva letteratura latina. L’analisi del dramma è preceduto da una lunga introduzione sulle tragedie di Eschilo, di Sofocle e di Euripide, non senza citazioni e riflessioni che risalgono fino a Omero, e con l’utilizzo di argomenti critici che vanno da Aristofane ai giorni nostri. Quindi viene affrontato il testo della Medea con traduzione, note grammaticali, sintattiche e lessicali, e attraverso schede di approfondimento che vogliono dare una collocazione europea alle affermazioni dei personaggi della tragedia. Non mancano i collegamenti con il film di Pasolini, con altre interpretazioni più o meno innocentiste, in primis quella di Christa Wolf, e pure con l’attualità, siccome il dramma della madre che ammazza i propri figlioli si è ripetuto non poche volte in tempi recenti. Un altro tema attuale è quello della “straniera” che arriva in una terra dai costumi diversi e, sebbene cerchi un adattamento, non ottiene l’accettazione della sua cultura e della sua umanità. Per giunta Medea appartiene alla categoria della donna abbandonata, oltretutto da un miserabile che nella scelta della compagna persegue esclusivamente il proprio utile.
Medea, che è portatrice di una cultura arcaica e ieratica, appare come figura grandiosa di fronte alla meschinità dei suoi nemici, dal fellone Giasone, al tiranno timorato Creonte, all’insipida, sciocca rivale. La conclusione del dramma mostra l’orrendo trionfo della donna tradita, e afferma l’imprevedibilità degli eventi con l’impossibilità di rendere stabile e sicura la propria esistenza, come pretenderebbero quanti non capiscono che tutto è instabile e problematico nella vita dell’uomo.
Prologo 1-95
Nutrice
Oh se lo scafo di Argo non fosse passato a volo attraverso
le cupe Simplegadi fino alla terra dei Colchi,
e nelle valli boscose del Pelio non fosse caduto mai
il pino reciso, e non avesse attrezzato di remi le mani
degli eroi eccellenti che andarono a cercare il vello
tutto d'oro per Pelia. Infatti la signora mia,
Medea, non avrebbe navigato verso le torri della terra di Iolco
sconvolta nel cuore dal desiderio di Giasone;
né, dopo avere convinto le figlie di Pelia ad ammazzare
il padre, sarebbe venuta ad abitare questa terra corinzia 10
con il marito e i figli, cercando di riuscire gradita
ai cittadini dei quali giunse alla terra in esilio
e, pur rimanendo se stessa, di convenire in tutto a Giasone;
e questa appunto è la più grande salvezza:
quando la donna non sia in disaccordo con l'uomo. 15
Ma ora tutto è odioso e stanno male gli affetti intimi.
Infatti, dopo avere tradito i figli suoi e la signora mia,
Giasone si stende nel letto per nozze regali
sposando la figlia di Creonte che comanda su questa terra.
E Medea, l'infelice donna oltraggiata, 20
rinfaccia con grida i giuramenti, reclama il sommo impegno
della mano destra, e chiama gli dèi a testimoni
di quale contraccambio ella riceva da Giasone.
E giace senza cibo, abbandonato il corpo alle sofferenze,
struggendo tutto il tempo in lacrime 25
da quando si è accorta di ricevere torto dal marito,
senza sollevare lo sguardo né staccare il volto
da terra; e, come rupe, o marina
onda, ascolta gli amici consigliata,
tranne quando, girato il bianchissimo collo, 30
rivolta a se stessa, rimpiange il padre suo
e la terra e la casa che tradì nel venir via
con un uomo che ora la tiene in dispregio.
Ha compreso la sventurata, sotto il colpo della sciagura,
quale bene significhi non essere privi della patria terra. 35
Poi odia i figli né si rallegra a vederli.
Temo di lei che progetti qualcosa di inaudito;
infatti violento è il suo animo, e non tollererà di subire
l'oltraggio: io la conosco, e ho paura di lei
che affilata spinga la spada nel fegato, 40
salita in silenzio alla casa dove è steso il letto,
o pure che ammazzi il tiranno e quello che ha preso moglie
e quindi si tiri addosso una sventura più grande.
Siccome è tremenda: nessuno certo che abbia stretto
odio con lei, intonerà facilmente il canto della vittoria. 45
Ma ecco i figli che hanno smesso di fare le corse
e vengono qua, per nulla pensosi dei mali
della madre: poiché un animo giovane non ha preso l'uso di soffrire. 48
Bologna 12 dicembre 2025 ore 18, 45 giovanni ghiselli
p. s.
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