Gerard van Honthorst, Creso e Solone (1624) |
Solone e la
seisavcqeia, ossia lo scarico del peso dei debiti dalle spalle degli
indebitati.
Questo pezzo è una piccola parte della conferenza che terrò
Martedì 22 ottobre Ore 15.00
BOLOGNA, Sala del Risorgimento,
Museo Civico Archeologico, Via de' Musei, 8
Solone poeta e legislatore,
conferenza di Giovanni Ghiselli
Ho visto che i cortei di protesta nella capitale greca
mostravano un cartello con la scritta SEISACQEIA.
Questo sostantivo non è cambiato nei millenni, ed è la
parola chiave della legislazione soloniana.
L’antico saggio ateniese fu eletto arconte, poi nominato
pacificatore e legislatore (a[rcwn,
diallakth;~ kai; nomoqevth~) nel 594 a. C.
Anche quello era un momento
difficile per la povli~ dove le nove
Muse Pieridi generarono la bionda Armonia[1], la
città scuola dell’Ellade, “onde ogni scienza disfavilla”[2].
Plutarco racconta che “tutto il popolo era sottoposto ai
ricchi per via dei debiti”(a[pa~ me;n ga;r
oJ dh`mo~ h\n uJpovcrew~ tw`n plousivwn[3]).
Lontano dalla rigidità di Creonte e dall’intransigenza di
Antigone[4],
Solone cercò un compromesso, ponendosi come scudo[5] tra
le fazioni che lo avevano scelto di comune accordo (ei{lonto koinh`/[6]).
Per prima cosa il conciliatore operò l'alleggerimento dei
debiti (seisavcqeia[7])
e vietò di prendere denaro a prestito impegnando la persona, per liberare
quelli che avevano perduto anche la propria libertà ed evitare che si riproducesse la schiavitù
degli indebitati.
Molti cittadini ateniesi avevano contratto debiti dando come
garanzia il proprio corpo (creva
lambavnonte~ ejpi; toi`~ swvmasin). Altri erano costretti a vendere i
propri figli (polloi; de; kai; pai`da~
ijdivou~ hjnagkavzonto pwlei`n[8]).
Il legislatore pose un rimedio permanente a tali orrori,
tuttavia si oppose a una radicale riforma agraria con la distribuzione della
terra (gh`~ ajnadasmov~).
Plutarco sostiene che la seisavcqeia fu in realtà
una crew`n ajpokophv, cioè una
totale estinzione dei debiti e che il primo termine, (“sgravio dei pesi[9]”) è
un eufemismo cui i Greci sono inclini, infatti chiamano ta;~ povrna~ , le “prostitute”,
eJtaivra~ “amiche”(15, 2).
Solone ebbe a dire che non aveva scritto le leggi migliori
in assoluto, ma le migliori tra quelle che potevano essere accettate[10].
Aristotele scrive che
la riforma soloniana fu la terza dopo quella dei tempi di Ione, quella di
Teseo, e quella di Dracone. In seguito alla guerra civile (meta; th;n stavsin), Solone, kuvrio~ de; genovmeno~ tw`n pragmavtwn ,
divenuto arbitro della politica, fece le leggi novmou~
e[qhke, liberò il popolo nel presente e anche per il futuro, impedendo
che si facessero prestiti sulle persone (kwluvsa~
daneivzein ejpi; toi`~ swvmasin), e abolì i debiti privati e pubblici kai; crew`n ajpokopa;~ ejpoivhse kai; tw`n
ijdivwn kai; tw`n dhmosivwn, un provvedimento chiamato seisavcqeia
poiché il popolo si liberò dal suo peso[11].
Quindi il legislatore applicò alla
cittadinanza un ordinamento timocratico : la divise in quattro classi (Pentacosiomedimni, Cavalieri, Zeugiti e Teti) a seconda del censo.
Nella Costituzione degli Ateniesi [12] Aristotele
sostiene che anche prima c’era questa divisione, ma Solone stabilì che il
potere politico, con relativi onori e oneri, fosse proporzionale alla ricchezza
(VII).
L’arconte distribuì le
magistrature tra le prime tre classi. I teti potevano partecipare all’assemblea
e ai tribunali popolari dell’Eliea, una specie di Corte suprema. il politologo antico, nota che, secondo il
parere di molti, il popolo ricevette la forza più grande proprio dal diritto di
appello attribuito a questo tribunale (hJ
eij~ to; dikasthvrion e[fesi~ [13]).
Nella Politica[14], il filosofo di Stagira aveva scritto che
Solone abolì l’oligarchia troppo potente, e mise fine alla servitù del popolo.
Fece infatti una riforma mescolando bene la costituzione (meivxanta kalw`~ th;n politeivan, 1273b
35). Insomma era già una forma primitiva di costituzione mista[15]:
l’Areopago costituiva l’elemento oligarchico, le cariche elettive quello aristocratico,
il tribunale popolare dell’Eliea e l’Assemblea del popolo, accessibili a tutti,
quello democratico.
Alcuni gli rimproverano di avere dato troppo
potere al tribunale popolare eletto a sorte avendolo reso arbitro di tutte le
questioni (kuvrion poihvsanta to;
dikasthhvrion pavntwn, klhrwto;n o[n [16]).
Ho riferito anche questi aspetti
per dare un quadro d’insieme.
Ma quello che mi interessa, e
voglio mostrare a chi mi legge, è la possibilità di alleviare, o addirittura
cancellare i debiti senza per questo essere estremisti: Solone fu anche poeta e
scrisse elegie nelle quali celebra la giustizia, la moderazione, mentre
condanna l’ u{bri~ e ogni forma di
eccesso.
Al pacchiano re Creso che sfoggiava le sue ricchezze e
pretendeva di essere considerato l’uomo più felice del mondo, Solone, che,
compiuta la sua opera, aveva lasciato il potere e si era messo in viaggio per vedere
il mondo[17], disse: “Ai Greci, o
sovrano dei Lidi, il dio ha dato di essere misurati (metrivw”e[cein) in tutto, e, per questa misuratezza ci tocca una
saggezza senza arroganza, non da re, ma popolare"[18]
Lì per lì Creso non
comprese, ma poi, una volta sconfitto da Ciro e finito sul rogo, gridò tre
volte "O Solone"[19],
poiché aveva capito che la propria felicità era stata solo opinione e parvenza.
Avete capito signori riformatori mancati di oggi ?
Pensateci!
Giovanni Ghiselli g.ghiselli@tin.it
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[1] Cfr. Euripide,
Medea, 832-833.
[2] Dante, Purgatorio,
XV, 99.
[3] Vita di Solone XIII, 4
[4] L’Antigone
di Sofocle finisce con la morte di lei e la rovina di lui
[5] In una delle sue elegie (fr. 5 D) Solone difende la propria
politica "di centro", ossia aliena da estremismi che favorissero o
deprimessero troppo una delle due parti in lotta: "Al popolo infatti ho
dato tanto onore quanto basta, / senza levargli dignità e senza accrescerla
troppo; / per quelli che avevano potenza
ed erano compiaciuti della ricchezza, / questi deliberai che non avessero nulla
di sconveniente; / ma stetti (e[sthn),
avendo coperto gli uni e gli altri con un forte scudo, / ajmfibalw;n kratero;n savko~ e non permisi
che prevalessero né gli uni né gli altri contro giustizia (ajdivkw~)./
[6] Aristotele, Costituzione degli Ateniesi V
[7] Quello che ora i Greci chiedono all’Europa più ricca.
[8] Plutarco, Vita
di Solone XIII, 4.
[9] Da seivw, “scuoto”, e a[cqo~, “carico, peso”
[10] Cfr. Plutarco,
Vita di Solone, XV, 2
[11] Costituzione degli Ateniesi (VI).
Diodoro Siculo nella sua Biblioteca storica sostiene che Solone
derivò la seisavcqeia,
lo scarico del peso, dagli Egiziani,
precisamente dal faraone Boccori (720-715 a. C.), quarto legislatore
dell’Egitto, del tutto spregevole nel fisico (tw/`
me;n swvmati pantelw`~ eujkatafrovnhto~, I, 65), ma di molto superiore ajgcinoia/, per perspicacia ai faraoni precedenti. Boccori dunque non permise
che il corpo del debitore fosse soggetto all’arresto (ajgwvgimon). Una specie di habeas corpus primitivo.
[12] Scritta negli ultimi anni di vita (384-322)
[13] Costituzione
degli Ateniesi IX, 1
[14] Terminata verso il 336 a. C.
[15] Cfr. la mikth; politeiva
romana celebrata da di Polibio.
[16] Aristotele, Politica,
1274a.
[17] th`~ qewrivh~ ejkdhmhvsa~ oJ Sovlwn ei{neken (Erodoto, Storie I, 30), andato all’estero per
osservare
[18] Plutarco, Vita
di Solone 27.
[19] Cfr. Erodoto, Storie
I, 86, 3.
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