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sabato 19 ottobre 2013

Solone e la "seisàchtheia", ossia lo scarico del peso dei debiti dalle spalle degli indebitati

Gerard van Honthorst, Creso e Solone (1624)



Solone e la seisavcqeia, ossia lo scarico del peso dei debiti dalle spalle degli indebitati.

Questo pezzo è una piccola parte della conferenza che terrò
Martedì 22 ottobre Ore 15.00
BOLOGNA, Sala del Risorgimento, Museo Civico Archeologico, Via de' Musei, 8
Solone poeta e legislatore, conferenza di Giovanni Ghiselli

Ho visto che i cortei di protesta nella capitale greca mostravano un cartello con la scritta SEISACQEIA.
Questo sostantivo non è cambiato nei millenni, ed è la parola chiave della legislazione soloniana.
L’antico saggio ateniese fu eletto arconte, poi nominato pacificatore e legislatore (a[rcwn, diallakth;~ kai; nomoqevth~) nel 594 a. C.
 Anche quello era un momento difficile per la povli~ dove le nove Muse Pieridi generarono la bionda Armonia[1], la città scuola dell’Ellade, “onde ogni scienza disfavilla”[2].
Plutarco racconta che “tutto il popolo era sottoposto ai ricchi per via dei debiti”(a[pa~ me;n ga;r oJ dh`mo~ h\n uJpovcrew~ tw`n plousivwn[3]).
Lontano dalla rigidità di Creonte e dall’intransigenza di Antigone[4], Solone cercò un compromesso, ponendosi come scudo[5] tra le fazioni che lo avevano scelto di comune accordo (ei{lonto koinh`/[6]).

Per prima cosa il conciliatore operò l'alleggerimento dei debiti (seisavcqeia[7]) e vietò di prendere denaro a prestito impegnando la persona, per liberare quelli che avevano perduto anche la propria libertà  ed evitare che si riproducesse la schiavitù degli indebitati.
Molti cittadini ateniesi avevano contratto debiti dando come garanzia il proprio corpo (creva lambavnonte~ ejpi; toi`~ swvmasin). Altri erano costretti a vendere i propri figli (polloi; de; kai; pai`da~ ijdivou~ hjnagkavzonto pwlei`n[8]).
Il legislatore pose un rimedio permanente a tali orrori, tuttavia si oppose a una radicale riforma agraria con la distribuzione della terra (gh`~ ajnadasmov~).
Plutarco sostiene che la seisavcqeia fu in realtà una crew`n ajpokophv, cioè una totale estinzione dei debiti e che il primo termine, (“sgravio dei pesi[9]”) è un eufemismo cui i Greci sono inclini, infatti chiamano ta;~ povrna~ , le “prostitute”, eJtaivra~ “amiche”(15, 2).
Solone ebbe a dire che non aveva scritto le leggi migliori in assoluto, ma le migliori tra quelle che potevano essere accettate[10].

Aristotele  scrive che la riforma soloniana fu la terza dopo quella dei tempi di Ione, quella di Teseo, e quella di Dracone. In seguito alla guerra civile (meta; th;n stavsin), Solone, kuvrio~ de; genovmeno~ tw`n pragmavtwn , divenuto arbitro della politica, fece le leggi novmou~ e[qhke, liberò il popolo nel presente e anche per il futuro, impedendo che si facessero prestiti sulle persone (kwluvsa~ daneivzein ejpi; toi`~ swvmasin), e abolì i debiti privati e pubblici kai; crew`n ajpokopa;~ ejpoivhse kai; tw`n ijdivwn kai; tw`n dhmosivwn, un provvedimento chiamato seisavcqeia poiché il popolo si liberò dal suo peso[11].
Quindi il legislatore applicò alla cittadinanza un ordinamento timocratico : la divise in quattro classi (Pentacosiomedimni, Cavalieri, Zeugiti e Teti) a seconda del censo.
Nella Costituzione degli Ateniesi [12] Aristotele sostiene che anche prima c’era questa divisione, ma Solone stabilì che il potere politico, con relativi onori e oneri, fosse proporzionale alla ricchezza (VII).
L’arconte distribuì le magistrature tra le prime tre classi. I teti potevano partecipare all’assemblea e ai tribunali popolari dell’Eliea, una specie di Corte suprema.  il politologo antico, nota che, secondo il parere di molti, il popolo ricevette la forza più grande proprio dal diritto di appello attribuito a questo tribunale (hJ eij~ to; dikasthvrion e[fesi~ [13]).

Nella Politica[14], il filosofo di Stagira aveva scritto che Solone abolì l’oligarchia troppo potente, e mise fine alla servitù del popolo. Fece infatti una riforma mescolando bene la costituzione (meivxanta kalw`~ th;n politeivan, 1273b 35). Insomma era già una forma primitiva di costituzione mista[15]: l’Areopago costituiva l’elemento oligarchico, le cariche elettive quello aristocratico, il tribunale popolare dell’Eliea e l’Assemblea del popolo, accessibili a tutti, quello democratico.
 Alcuni gli rimproverano di avere dato troppo potere al tribunale popolare eletto a sorte avendolo reso arbitro di tutte le questioni (kuvrion poihvsanta to; dikasthhvrion pavntwn, klhrwto;n o[n [16]).
Ho riferito anche questi aspetti per dare un quadro d’insieme.
Ma quello che mi interessa, e voglio mostrare a chi mi legge, è la possibilità di alleviare, o addirittura cancellare i debiti senza per questo essere estremisti: Solone fu anche poeta e scrisse elegie nelle quali celebra la giustizia, la moderazione, mentre condanna l’ u{bri~ e ogni forma di eccesso.
Al pacchiano re Creso che sfoggiava le sue ricchezze e pretendeva di essere considerato l’uomo più felice del mondo, Solone, che, compiuta la sua opera, aveva lasciato il potere e si era messo in viaggio per vedere il mondo[17], disse: “Ai Greci, o sovrano dei Lidi, il dio ha dato di essere misurati (metrivw”e[cein) in tutto, e, per questa misuratezza ci tocca una saggezza senza arroganza, non da re, ma popolare"[18]
 Lì per lì Creso non comprese, ma poi, una volta sconfitto da Ciro e finito sul rogo, gridò tre volte "O Solone"[19], poiché aveva capito che la propria felicità era stata solo opinione e parvenza.
Avete capito signori riformatori mancati di oggi ? Pensateci!

Giovanni Ghiselli g.ghiselli@tin.it

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[1] Cfr. Euripide, Medea, 832-833.
[2] Dante, Purgatorio, XV, 99.
[3] Vita di Solone XIII, 4
[4] L’Antigone di Sofocle finisce con la morte di lei e la rovina di lui
[5] In una delle sue  elegie (fr. 5 D) Solone difende la propria politica "di centro", ossia aliena da estremismi che favorissero o deprimessero troppo una delle due parti in lotta: "Al popolo infatti ho dato tanto onore quanto basta, / senza levargli dignità e senza accrescerla troppo; /  per quelli che avevano potenza ed erano compiaciuti della ricchezza, / questi deliberai che non avessero nulla di sconveniente; / ma stetti (e[sthn), avendo coperto gli uni e gli altri con un forte scudo, / ajmfibalw;n kratero;n savko~ e non permisi che prevalessero né gli uni né gli altri contro giustizia (ajdivkw~)./
[6] Aristotele,  Costituzione degli Ateniesi V
[7] Quello che ora i Greci chiedono all’Europa più ricca.
[8] Plutarco, Vita di Solone XIII, 4.
[9] Da seivw, “scuoto”, e a[cqo~, “carico, peso” 
[10] Cfr. Plutarco, Vita di Solone, XV, 2
[11] Costituzione degli Ateniesi  (VI).
Diodoro Siculo nella sua Biblioteca storica sostiene che Solone derivò  la seisavcqeia, lo scarico del peso,  dagli Egiziani, precisamente dal faraone Boccori (720-715 a. C.), quarto legislatore dell’Egitto, del tutto spregevole nel fisico (tw/` me;n swvmati pantelw`~ eujkatafrovnhto~, I, 65), ma di molto superiore ajgcinoia/, per perspicacia  ai faraoni precedenti. Boccori dunque non permise che il corpo del debitore fosse soggetto all’arresto (ajgwvgimon). Una specie di habeas corpus primitivo.
[12] Scritta negli ultimi anni di vita (384-322)
[13] Costituzione degli Ateniesi IX, 1
[14] Terminata verso il 336 a. C.
[15] Cfr. la mikth; politeiva romana celebrata da di Polibio.
[16] Aristotele, Politica, 1274a.
[17] th`~ qewrivh~ ejkdhmhvsa~ oJ Sovlwn ei{neken (Erodoto, Storie I, 30), andato all’estero per osservare
[18] Plutarco, Vita di Solone  27.
[19] Cfr. Erodoto, Storie I, 86, 3.

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