Traccia della
relazioneper la Direzione del Pd di Bologna
giovedì 3 ottobre
2013 ore 20,30
di Marco Macciantelli
Dopo i “piccoli passi”, un “cambio di passo”
Le parole in grassetto sono di Marco Macciantelli
Il resto è il mio
commento
Credo che sia giusto
iniziare questa direzione ricordando quanto è accaduto oggi a Lampedusa,
l’ennesima strage, questa volta di eritrei e somali. Papa Francesco, che solo
tre mesi fa aveva fatto visita a Lampedusa, commuovendo il mondo, ha
pronunciato una sola parola: “Vergogna, è una vergogna, - ha detto – e non deve
più accadere”.
La vergogna è un
sentimento nobile che ci trattiene dal compiere azioni o dire parole
disonorevoli. Si dice che la “Civiltà di vergogna” (Culture of shame citando Dodds[1])
rappresenti una fase più antica rispetto alla “Civiltà di colpa”[2].
Dico che entrambe le fasi debbono rimanere,
filogeneticamente, dentro di noi. Se non mi vergogno di niente, non mi sento
mai in colpa.
Il Papa, Francesco, alla parola “vergogna”, pronunciata non
senza “sdegno”, ha aggiunto l’altra parola chiave: “rispetto”.
Aijdwv~, che
significa “vergogna”, “pudore” e “rispetto”, è considerato da Esiodo uno dei pilastri del vivere umano e
civile: nelle Opere e giorni il poeta afferma che, nell'ultima fase
dell' empia età ferrea, gli uomini nasceranno con le tempie bianche (poliokrovtafoi, v. 181), oltraggeranno i
genitori che invecchiano, useranno il diritto del più forte, la giustizia starà
nelle mani (divkh d j ejn cersiv , v. 192) con il
prevalere del diritto del più forte, e se ne andranno Cavri" , Gratitudine; Aijdwv" Pudore e Rispetto; Nevmesi"
, lo Sdegno, la giusta indignazione; quindi
non vi sarà più scampo dal male "kakou'
d j oujk e[ssetai ajlkhv"
(v. 201).
Credo che se non ci
vergogneremo tutti di quanto è orrendamente accaduto a Lampedusa, non ci sarà
davvero più scampo dal male.
La descrizione dell'età del ferro è ancora attuale: i suoi
delitti assomigliano a quelli dell' epoca moderna che "Fichte definisce
epoca della colpevolezza, della ‘compiuta peccaminosità’ ovvero della libertà
vuota, del feroce conflitto che disgrega ogni ordine, della lotta egocentrica e
spietata di tutti contro tutti, dell'anarchia dei particolari sradicati da ogni
totalità"[3].
Ora si prega e si chiede il riposo, la pace, l’asilo per i
morti: “equidem et vivis concedere vellem”[4],
io vorrei garantirli anche ai vivi. Con decreti nuovi e
leggi umane. Con il diritto di asilo
messo al posto del reato di clandestinità.
Bisogna abolire la legge anti-uomo Bossi-Fini
sull’emigrazione.
Questi due personaggi sono già stati cancellati dalla
storia, messi in soffitta o in cantina; adesso è tempo, lo è da tanto, di abradere, di
raschiare via le loro leggi omicide, come ha detto bene il sindaco, o sindaca
di Lampedusa, Giusy.e la ministra nera, o, se preferisce, negra, Cécile.
Donne che ammiro. Anche il decreto sicurezza di Maroni va
abolito.
Abbiamo versato
lacrime. A parte che quelle di tanti politici sono lacrime di coccodrillo, in ogni caso nel pianto agghiacciante non c’è prh`xi~ (Iliade, XXIV, 524) vantaggio alcuno, come dice Achille parlando
con Priamo che piange per Ettore.
Nessuna prassi c’è
nel solo pianto, nessun aiuto per gli annegati che fanno parte del nostro
prossimo e tanti altri ce ne saranno
prossimamente, in tutti i sensi, se non
agiamo subito per trovare rimedi. A partire dalla cancellazione di quelle leggi
infami e di quel decreto vergognoso, che suscitano pudor.
Il pudor nella
cultura latina ha forza anche maggiore
dell’ aijdwv" dei Greci.
"Pudor è il senso morale per cui si prova scrupolo e
ripugnanza davanti a tutto ciò che nega i valori morali e religiosi. E' affine
all' aijdwv" dei Greci, ma ha
vitalità molto maggiore: la Pudicitia era una divinità oggetto di un culto
importante; al culto della Pudicitia
patricia la plebe aveva affiancato e
contrapposto un culto della Pudicitia
plebeia "[5].
Pudicitia non è solo “castità”, ma anche “senso del
pudore”.
Valerio Massimo[6]
nel proemio del VI libro invoca la Pudicitia:"virorum
pariter ac feminarum praecipuum firmamentum ", solido fondamento nello
stesso tempo per donne e uomini. Ella appunto è stata onorata come una
dea:"Tu enim prisca religione consecratos Vestae focos incolis, tu
Capitolinae Iunonis pulvinaribus incubas…[7]",
tu infatti abiti i focolari consacrati a Vesta dall'antico culto, tu giaci sui
cuscini di Giunone Capitolina.
Ma torniamo a Macciantelli
E’ qualcosa che ci
riguarda: noi, l’Italia, l’Europa, che interpella lo scarto tra le parole e i
fatti quando parliamo di dignità della persona. Domani, lutto nazionale. Sabato, appuntamento, alle 16, in
piazza Nettuno, promosso da Cgil, Cisl e Uil con Arci e Libera: una candela per
i morti di Lampedusa.
Il sindaco di San Lazzaro poi ricorda le Feste dell’Unità
con espressioni di gratitudine per i volontari. Mi pregio di essere stato uno
di questi. Il volontariato dei giovani e dei non giovani sbugiarda quanti ci
descrivono come un popolo di fannulloni e profittatori. Il fatto è che l’inautenticità
di molti personaggi fatti salire sulla ribalta dei media e continuamente
illuminati, ricade del tutto a torto sui tantissimi oscuri e onesti lavoratori
ignorati dalla televisione per la loro presunta insignificanza.
Alle nostre spalle,
un’estate di lavoro, insieme ai volontari delle Feste dell’Unità e, in particolare,
di quella provinciale. Un impegno, civico e politico, a cui ci siamo dedicati
con risultati che alcuni organi di informazione hanno detto “da record”. A me
l’enfasi non piace: e tuttavia pare raggiunta e superata la fatidica soglia del milione di visitatori, paragonabile
ai numeri raggiunti solo dalle edizioni nazionali. Con un incasso complessivo,
fra il 28 agosto e il 22 settembre, nelle attività autogestite, che sembra
abbia superato i 4 milioni di Euro e un utile che potrebbe essere
superiore a 300.000 Euro. La
dimostrazione vivente di cosa vuol dire una politica pulita.
Ma si è trattato
anche di un servizio alla città, al sistema territoriale, un’espressione del
capitale sociale della comunità metropolitana, un patrimonio da non disperdere.
Qualcosa che dobbiamo a tanti, ai volontari in primo luogo, al Pd, si suoi
circoli, ai suoi forum. Alla Conferenza delle donne, alla Casa dei pensieri,
alla Libreria, a Lele, a Fabio. Poi più di cento dibattiti, centinaia di
relatori.
La gratitudine è un altro valore forte, imprescindibile da
una vita civile e morale. Abbiamo visto sopra, nella citazione tratta da Esiodo,
il nesso solido e solidale tra pudore- rispetto- gratitudine
Senofonte ribadisce questo legame nella Ciropedia[8]
quando annette al vizio capitale dell'ingratitudine quello dell'impudenza che
anzi considera madre di tutte le turpitudini:"e{pesqai de; dokei' mavlista th'/ ajcaristiva/ hJ ajnaiscuntiva:
kai; ga;r au}th megivsth dokei' ei\nai ejpi; pavnta ta; aijscra; hJgemwvn"(I,
2, 7), pare che all'ingratitudine di solito si accompagni l'impudenza: questa
infatti sembra essere la guida più grande verso tutte le brutture. "E qui
ci torna in mente l'importanza data da Platone e da Isocrate all'aidòs , senso
di onore e di pudore, per l'educazione dei giovani come per la conservazione di
ogni ordine sociale"[9].
Come si vede Senofonte stabilisce un nesso tra cavri" e aijdwv", tra gratitudine e pudore.
Cavri~
comprende una gamma piuttosto vasta di significati che vanno dalla “grazia”,
alla “gratitudine”, al “rispetto”
In quest’ultimo senso lo impiega Euripide nella
Medea[10]
che rappresenta un mondo in sfacelo morale. Nel primo stasimo, il coro
lamenta:" bevbake d j o{rkwn
cavri", oujd j e[t j aijdw;"- JEllavdi ta'/ megavla mevnei "
(vv. 439-440), se n'è andato il rispetto dei giuramenti né più rimane il pudore
nell'Ellade grande.
Il tragediografo mette in risalto il significato della cavri~ - gratitudine nell'Eracle, dove Teseo non ha
dimenticato l'aiuto ricevuto dall'amico, il figlio di Alcmena, che lo ha
riportato in luce dal regno dei morti (v. 1222) e, disponendosi ad aiutarlo,
gli dice: "cavrin de; ghravskousan
ejcqaivrw fivlwn" (v. 1223), io odio la gratitudine degli amici che
invecchia, e chi vuole godere delle cose belle ma non imbarcarsi con gli amici
quando se la passano male.
Diversi filoni
tematici, quest’anno con un particolare coinvolgimento del movimento sportivo
di base, nel ricordo di Maurizio Cevenini. Con tutti i candidati e i
protagonisti dell’ormai prossimo congresso. Un’ulteriore conferma del fatto che
il congresso è già da tempo iniziato e che a Bologna, anche da questo punto di
vista, non abbiamo fatto mancare una indicazione chiara, insieme ad un
contributo al dibattito locale e nazionale.
Mi è capitato di dire
qualche parola introduttiva lo scorso 3 giugno, quattro mesi fa. Nel frattempo
è cambiato il mondo. Eravamo all’indomani della conclusione di una fase
caratterizzata dalla deludente campagna elettorale, dal voto del 24-25
febbraio, con la “mancata vittoria”, gli errori compiuti per la presidenza
della Repubblica e la formazione del governo di cui è stato incaricato Enrico
Letta al fine di superare una situazione di “stallo perfetto”, poi corretta dal
governo possibile, cioè dal compromesso tra forze che erano e rimangono
avversarie e alternative.
Certamente il nostro partito non può perdere la propria
identità maturata in tanti decenni di storia vissuta sempre in contatto e in
sintonia con la parte più sana, laboriosa, democratica, colta del popolo
italiano.
Faccio presente, da
bipolarista convinto, che la crisi degli istituti della rappresentanza
democratica non riguarda solo il nostro Paese, che la tendenza a esiti
elettorali che non garantiscono più l’autosufficienza di una singola proposta
politico-elettorale è qualcosa che riscontriamo anche nelle solide democrazie
continentali dell’Austria e della Germania, dove, com’è noto, a seguito del
voto del 22 settembre, Angela Merkel sta tuttora cercando di negoziare con
altre forze, alternative, come l’Spd, le condizioni per formare un governo.
Marco Macciantelli |
La questione sociale, acuendosi, potrebbe portare a
turbolenze gravi che a loro volta aprirebbero,
probabilmente, la strada a svolte reazionarie. Non sarebbe la prima volta che
succede, e non senza tragedie.
Questo aspetto non
deve essere sottovalutato. La società corre, la politica è in affanno. Da
troppo tempo, purtroppo, è così. Il tema stesso dei costi della politica è
sacrosanto, ma anche le forbici possono arrivare sino ad un certo punto, se non
c’è una riforma del sistema degna di questo nome.
Ecco: non deve
sfuggirci che insieme alla crisi, al depauperamento del tessuto produttivo,
alla disoccupazione, con i giovani senza lavoro che hanno superato la soglia
del 40%, un potere d’acquisto delle famiglie che è tornato ai livelli di 23
ventitre anni fa, nel nostro Paese vi è una vera e propria crisi di sistema.
Il sistema in crisi è il neoliberismo.
Krivsi~ vuol dire
“giudizio”, e la critica giusta al neoliberismo dice, guardando ai fatti
risultanti da trenta e più anni di questo sistema, che il capitalismo sregolato
e sfrenato ha contribuito ad accrescere la povertà, e l’infelicità, della
grande maggioranza della nostra popolazione
Di qui le due
questioni programmatiche che sono alla base del governo Letta. Misure per il
rilancio dell’economia per la crescita. Rivisitazione del sistema istituzionale
a partire dal superamento del bicameralismo. Le questioni sono queste, note da
tempo; ora è giunto il momento di metterci mano.
Sin dall’indomani
dell’insediamento del governo Letta ha prevalso la logica dei veti e dei
ricatti da parte del Pdl e, in particolare, di Berlusconi. Da un lato, un modo
parcellizzato di affrontare il gran tema della fiscalità con lo stillicidio
delle opinioni a confronto su Imu prima casa e punto in più di Iva. Dall’altro
sulla giustizia, con tutto il peso, drammatico e anomalo, dei problemi
personali di Berlusconi. La cronaca degli ultimi quattro mesi è stata segnata
da questi due temi.
Il dramma del ventennio berlusconiano è finito in maniera
farsesca, almeno sul palcoscenico della vita politica: “This is the way the
world ends / Not with a bang but a whimper”[11].
Il pover’uomo piangeva. E i suoi uomini vuoti, appoggiavano l’uno sull’altro la testa piena
di paglia.
Dobbiamo dirci che,
oltre un certo limite, così non si poteva andare avanti. Non si può dire che il
rischio di una crisi non fosse stato avvertito o che ci abbia colti di
sorpresa. Il Pd da settimane, giustamente, andava ripetendo di essere pronto ad
ogni evenienza. Che occorreva, anche con un chiarimento netto, senza timori del
voto, distinguere la vita del governo dall’enorme peso della vicenda
berlusconiana.
Quella situazione non
era più tollerabile. E bene ha fatto il Pd a tenere una posizione ferma sul tema
della decadenza: sul fatto che siamo tutti uguali davanti alla legge e che la
legge è uguale per tutti; che le sentenze si rispettano; che, se si è stati
condannati in tre gradi di giudizio, sino alla pronuncia definitiva dalla
Cassazione, occorre prenderne atto, rimettendosi correttamente alla giustizia.
La legge uguale per tutti è una pietra miliare dei governi
democratici, da millenni.
Nelle Supplici di
Euripide, Teseo, che propugna la democrazia, dice all’araldo tebano mandato dall’autocrate
Creonte che quando c’è un tiranno non esistono più leggi comuni (novmoi koinoiv, vv. 430-431). E procede: “gegrammevnwn de; tw'n novmwn o{ t j ajsqenh;~
/ oJ plouvsiov~ te th;n divkhn i[shn ecei”
(vv. 433-434), quando ci sono le leggi scritte il debole e il ricco hanno gli
stessi diritti.
Da noi leggi buone ci
sono[12],
a partire da quella fondamentale che è la Costituzione. E’ tempo di
porre mani ad esse.
Bene ha fatto Letta a
non farsi intimorire, di fronte alle minacce, dalle dimissioni dei parlamentari
a quelle dei ministri Pdl, a ribadire di non voler andare avanti a tutti i
costi, a riportare, d’intesa col capo dello Stato, la questione nella sede
propria del Parlamento, il luogo della sovranità, davanti al Paese, dando al
tema una evidenza pubblica, provocando un chiarimento non più differibile.
Ma io credo che abbia
contato anche la coesione, la compattezza, sì, diciamola questa parola, l’unità del Pd, del partito, ma non solo,
anche dei candidati al congresso, nel respingere i ricatti di Berlusconi,
costringendo il Pdl, forse per la prima volta, a fare i conti con se stesso,
con la sua posizione non più sostenibile.
Come abbiamo visto,
ne è emerso un chiarimento importante, di cui misureremo consistenza e sviluppi
in ordine alla natura plebiscitaria del centrodestra italiano.
Per Berlusconi un
finale da commedia dell’arte, Pulcinella servitore di due padroni, i falchi e
le colombe. Dopo aver provocato una strana crisi decisa fuori dal parlamento e dal
governo, extraparlamentare e apparentemente antigovernativa, prima con le
dimissioni dei parlamentari, poi dei ministri del Pdl; dopo un estenuante
tira-e-molla che ha paralizzato il Paese, in finale di partita, l’ultima
giravolta.
I cosiddetti falchi e le cosiddette colombe dell’uccelliera
berlusconiana ricordano Paflagone e
Agoracrito nei Cavalieri di
Aristofane. Si vadano a rileggere la commedia i suddetti volatili, o, credo
piuttosto, a leggerla per la prima volta.
Ciò che ne risulta è
un’evidente battuta di arresto, politica e personale, per chi ha dominato, per
un ventennio, della vita politica
italiana, per chi pretendeva di essere l’azionista di riferimento del governo.
E che invece si è ritrovato con un enorme problema politico che gli è esploso
tra le mani. La spaccatura dentro il Pdl, sino all’insolito capolavoro di far
apparire ragionevole anche uno come Cicchitto.
Enrico Letta si è
presentato in Parlamento, argomentando, con la pacatezza e determinazione, le
ragioni che motivano la prosecuzioni di questa esperienza di governo; nel suo
discorso e poi nella sua replica ha saputo allontanare la farsa dell'abbraccio
interessato di chi, come Silvio Berlusconi, da un lato ha evidenziato, davanti
al mondo, di anteporre i suoi problemi personali al Paese, dall'altro ha
subito, per i suoi comportamenti e per le sue scelte, una duplice sconfitta,
sul piano della giustizia e della politica.
La sentenza di condanna di Berlusconi ha dissipato la nebbia
dei suoi imbrogli[13],
e i suoi scherani non sono stati più capaci di rimestare l’immensa quantità di
fango necessaria a nasconderli.
Non so se sia stato
un “giorno storico”, certo abbiamo assistito ad un momento importante per la
vita del Paese. Le prossime settimane ci diranno se siamo in presenza di un vera
ripartenza: ma non vi è dubbio che questa “fase due” del governo Letta prenda
avvio da una oggettiva marginalizzazione di Berlusconi.
Alla fine della commedia di Aristofane nominata sopra, il
demagogo Paflagone deve andare “a
vendere le salsicce davanti alle porte, mescolando carne di cane con carne
d’asino”[14].
Il resto non lo dico: mi trattiene il pudore. D’altra parte, “già ognuno lo sa”[15].
Però attenzione: non
tutti i problemi sono alle spalle, anzi; ora forse si dà la condizione per
affrontarli nell’interesse del paese. Il governo continua ad essere un
compromesso tra forze alternative, giustificato esclusivamente dall'esito del
voto del febbraio scorso, ma l'agenda deve diventare quella delle riforme, e
quell’agenda, più di quanto non sia accaduto sin qui, deve essere nella
responsabilità del Pd, respingendo definitivamente ricatti, condizionamenti e
veti. Un governo di servizio per il paese, un governo di scopo, verosimilmente
sino al 2015, per onorare il semestre europeo a guida italiana. Vedremo; è
inutile fare proclami, occorre, piuttosto, concretezza, una politica dei fatti,
lavorando prima di tutto per produrli.
Dopo i “piccoli
passi” occorre un “cambio di passo”. Mettendo mano ad una legge di Stabilità
che sia dalla parte del lavoro, dell'equità e della crescita sino ad un
definitivo superamento della legge-porcata e ad una proposta seria di
rivisitazione del sistema istituzionale.
Una legge di
Stabilità che, una volta tanto, anche in virtù di nostri ministri che vengono
dalla trincea del governo locale, non sia fatta a dispetto del sistema
autonomistico, ma per irrobustire la relazione con le comunità, con l’idea di
prossimità, con la rete dei servizi che, nonostante tutto, nonostante la crisi
ed i tagli degli ultimi anni, gli Enti locali stanno cercando di garantire. E
quindi restituendo ai Comuni quanto è stato tolto con l’abolizione
indiscriminata dell’Imu sulla prima casa, 2013 compreso, come giustamente
ricorda il Comune di Bologna.
A me stanno a cuore la salute e la cultura. Per curare la
salute impiego la terapia preventiva della bicicletta e del footing, per la
cultura leggo, scrivo e faccio conferenze con il fine e la volontà di fare
conoscere gli autori che mi hanno aiutato a crescere in termini umani. Ebbene,
i sindaci che hanno fondi adeguati possono aiutare le tante persone che, come
me, vogliono imparare e vogliono stare
bene attraverso una continua ascesi, ossia un costante esercizio (a[skhsi~) del corpo e dell’anima.
Commento questi scritti del sindaco perché gli sono grato di
come tiene la sua città in termini di offerte culturali e di attrezzatura
sportiva. La frequento spesso siccome vivo nel quartiere Fossolo, al confine
tra Bologna e San Lazzaro
Come sappiamo, siamo
bravissimi nell’evidenziare i nostri limiti, e ne abbiamo tanti; però, in
questo momento, guidiamo il governo, dobbiamo fare il congresso, dobbiamo saper
unire la responsabilità di oggi con la speranza di domani, sapendo che il
centrodestra italiano è entrato in una crisi rispetto alla quale sarà difficile
riportare indietro le lancette dell’orologio.
Il centro destra non ha avuto successo e il popolo fa con i
suoi capi come fanno le donne con gli uomini. Non perdonano l’insuccesso[16].
Giustamente.
Questo non significa autorizzare letture neocentriste, neomoderate o tardo-democristiane. Il governo faccia il governo, la principale forza di questo parlamento, il Pd, esprima un sostegno leale e convinto, sia capace di sollecitare l’azione dell’esecutivo nella direzione della giustizia sociale, impostando al più presto una legge elettorale che sviluppi la prospettiva bipolare senza arretramenti.
Questo non significa autorizzare letture neocentriste, neomoderate o tardo-democristiane. Il governo faccia il governo, la principale forza di questo parlamento, il Pd, esprima un sostegno leale e convinto, sia capace di sollecitare l’azione dell’esecutivo nella direzione della giustizia sociale, impostando al più presto una legge elettorale che sviluppi la prospettiva bipolare senza arretramenti.
La giustizia sociale a parer mio dovrebbe limitare, ridurre
al minimo le sperequazioni, dovrebbe eliminare gli svantaggi dalla partenza[17]
della corsa a handicap che è la ricerca del lavoro. Bisogna evitare che questa
corsa diventi una danza macabra verso l’abisso orrido, immenso, della
disoccupazione che toglie mezzi per
vivere decorosamente, e dignità alle persone.
Sembra incredibile ma
neppure una settimana fa, dopo tanta attesa e alcune false partenze come le due
direzioni estive e l’assemblea nazionale, si è svolta una direzione nazionale
dove abbiamo visto al lavoro il Pd che
vorremmo, in grado di affrontare ordinatamente le questioni e, nella
circostanza, di sciogliere definitivamente il nodo del congresso.
Raffaele Persiano
spiegherà meglio scadenze e modalità. Io mi limito a dire “bene” sotto tre aspetti. Bene la
condivisione tra i candidati. Penso che sia un merito anche di Guglielmo
Epifani, una figura che, alla fine di questa fase transitoria nella vita del
Pd, credo meriterà un po’ più di gratitudine da parte di noi tutti.
Bene, ancora,
l’apertura, sia agli iscritti, sia agli elettori. Ci si potrà iscrivere sino
all’ultimo istante nei congressi di circolo e all’albo dei partecipanti alle
primarie per il segretario nazionale previste l’8 dicembre.
Non ho ancora deciso per chi voterò alle primarie. Aspetto
di sentire i programmi dei candidati. Chiedo a ciascuno di loro un’espressione
assolutamente chiara dei propri intenti programmatici. La confusione non porta
mai a niente di buono, anzi facilità gli affari loschi dei farabutti, dei
mafiosi e dei Mackie Messer di turno.
Bene, l’aver posto
all’inizio del processo i territori. E’ qualcosa che ha caratterizzato la riflessione
e l’iniziativa del Pd di Bologna e che ora viene accolta. Senza parlare di
modelli o di laboratori, Bologna, tuttavia, insieme al regionale, negli ultimi
mesi, ha svolto un ruolo, ha saputo formulare proposte, che hanno trovato
ascolto.
Bologna è, non solo a detta mia, una delle città meglio
vivibili d’Italia.
Aggiungo una
considerazione: non vi è dubbio che la definizione del profilo
politico-programmatico della fase due del governo Letta metta il congresso
ancor più in sicurezza.
Un’occasione preziosa,
da non sprecare. Sapendo che proprio nel momento in cui è più forte la
competizione delle idee, occorre rafforzare le ragioni di una comune cultura
politica, di uno stare insieme, di un sentirsi tutti parti indispensabili dello
stesso progetto.
Abbiamo conseguito una vittoria. Facciamo in modo che i suoi effetti ricadano beneficamente su tutto il popolo italiano
Marco Macciantelli (in grassetto)
Commento di Giovanni
Ghiselli
[1]
Nella Civiltà di vergogna "il bene supremo
non sta nel godimento di una coscienza tranquilla, ma nel possesso della
timhv, la pubblica stima"
I greci e l'irrazionale (del 1951),
p. 30.
[2] “Il senso di colpa che gradatamente si
accresceva è caratteristico di un’epoca
posteriore” Dodds, Op. cit., p. 31
[3]C. Magris, L'anello di Clarisse , p. 17.
[4] Eneide XI,
111.
[6] Vissuto nella prima metà del I secolo d. C.
[7] Factorum et dictorum memorabilium libri , VI,
1.
[8] In otto libri, composta dopo il 36I.
[9]Jaeger, op. cit., p. 285.
[11] E’ questo il
modo in cui il mondo finisce/non con uno schianto ma con un piagnisteo.T. S.
Eliot, The hollow men (1925) , Gli
uomini vuoti
[12] Cfr. Dante, Purgatorio,
XVI, 97: Le leggi son, ma chi pon mano ad esse?
[13] Cfr. Aristofane, Cavalieri,
803.
[14] Cavalieri,
1398-1399.
[15] Cfr. Le nozze
di Figaro, IV, 8.
[17] Tucidide fa pronunciare a Pericle un encomio dei
caduti nel primo anno della guerra del Peloponneso, e un elogio di Atene, la
scuola dell’Ellade. Vediamo alcune frasi iniziali di questo lógos epitáfios . “In effetti ci
avvaliamo di una costituzione che non cerca di emulare le leggi dei vicini, ma
siamo noi di esempio a qualcuno piuttosto che imitare gli altri. Di nome, per
il fatto di essere amministrata non per pochi ma per la maggioranza, essa è
chiamata democrazia: per legge c’è una condizione di uguaglianza per tutti, e
uno viene preferito alle cariche pubbliche, secondo la reputazione, per come
viene stimato in qualche campo, non per il partito di provenienza più che per
il suo valore; né d’altra parte, se uno può fare qualche cosa di buono per la
città, non ne è mai stato impedito dall’oscurità della sua posizione sociale” (Storie, II, 37, 1). In altre parole
nessuno era avvantaggiato, né svantaggiato per il partito da cui proveniva, né
alcuno veniva inceppato dalla povertà o dalla modesta posizione sociale, se
poteva fare qualche cosa di buono per la comunità.
Questo
principio sacro, attualmente profanato, si trova altresì nell’articolo 3 della
Costituzione italiana. I nostri padri costituenti, che sicuramente avevano
letto Tucidide, stabilirono che “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e
sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di
lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e
sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini,
impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione
di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del
Paese”.
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