"I cavalieri", regia di Mario Perrotta |
I Cavalieri (425 a. C.)
Aristofane visse tra il 450 e il 385, sempre ad Atene. La
sua prima commedia, i Banchettanti,
fu rappresentata nel 427. Ne scrisse 40. Ne rimangono 11 Acarnesi (425), Cavalieri (424), Nuvole, Vespe, Pace (421), Uccelli (414), Tesmoforiazuse (411), Lisistrata (411), Rane (405), Ecclesiazuse
(392), Pluto (388).
Pirandello Saggio su l’Umorismo. L’uomo che cerca di
ribellarsi invano al suo destino è come la lumaca che “gettata nel fuoco
sfrigola e pare ridere, invece muore”. Così Atene muore nell’amara risatadi
Aristofane.
24 coreuti
Negli Acarnesi Aristofane immagina che la guerra fosse stata
provocata dal ratto di tre prostitute. Quasi una parodia del proemio delle
Storie di Erodoto il quale riferisce che i dotti persiani facevano rialire
l’ostilità tra Greci e Barbari ai rapimenti di 4 donne: Io di Argo (dai Fenici),
Europa fenicia dai Greci, Medea della Colchide dai Greci, Elena dai Troiani.
Aristotele nella Politica scrive di un doppio pubblico di
spettatori: quelli colti e quelli grossolani, meccanici vili, teti, gentaglia (Politica
1342 a)
Lo rileva anche Aristofane nelle Ecclesiazuse (1155-1156)
Elementi compositivi
Prologo; Parodo, Agone epirrematico, Parabasi, Esodo. Nella
Parabasi spesso il corifeo è portavoce dell’autore. Nelle Ecclesiazuse (392) e nel
Pluto (388) la parabasi è assente.
I Cavalieri rappresentato alle Lenee del 424 è la prima
commedia della quale Aristofane fu anche regista. Prima lo era stato
Callistrato i Banchettanti del 427 i Babilonesi del 426, gli Acarnesi del 425.
I Banchettanti probabilmente
contenevano già un attacco a Cleone
Nella parabasi delle Vespe,
Il coro dice al pubblico che Aristofane non ha reso mezzane le sue muse e non
se l’è presa con gente dappoco ma con i più potenti con impeto degno di Eracle
che attaccò mostri immani (1030).
L’autore si è messo
subito a lottare proprio con lo zannuto (xusta;ς tw̃/ karcarovdonti,
1031). E’ Cleone che ha la voce di un torrente rovinoso e fetore di foca e
coglioni immondi di Lamia[1] e culo di cammello
(prwkto;n de; kamhvlou, 1035)
I Babilonesi
affrontavano il tema scottante del rapporto tra Atene e le città
alleate-suddite. Probabilmente aristofane faceva qualche riferimento al brutale
intervento di Cleone a proposito della ribellione di Mitilene nell’assemblea
dell’estate del 427.
Cleone dopo la rappresentazione intentò un processo contro
Aristofane come sappiamo dagli Acarnesi rappresenti
alle Lenee del 425 (vv. 377-382) “Cleone mi trascinò davanti al Consiglio e mi
calunniava (dievballe) e usava la lingua per dire menzogne (kai; yeudh' kateglwvttizev mou, 379) e
urlava come il torrente Cicloboro, un diluvio. E oramai morivo sotto la melma
dei suoi imbrogli. Ora che siamo alle Lenèe prosegue Diceopoli, Cleone non
potrà calunniarmi dicendo che infamo la città davanti afli stranieri. Siamo
solo noi: l’agone è qu. I ello lenaico e gli stranieri non ci sono. Io sono un
mendico ma parlerò della città e dirò cose terribili ma giuste ejgw; de; levxw deina; mevn, divkaia dev
(501). La figura di Diceopoli è autobiografica e dichiara guerra alla guerra
Alle Lenèe del 424 Aristofane presentò i Cavalieri e ottenne il primo premio.
Nell’estate del 425 c’era stato l’episodio di Sfacteria con la cattura di 120
Spartiati da parte di Cleone. E’ questo il filo rosso dei Cavalieri scritti dunque tra fine agosto del 425 e inizi gennaio
del 424
Il coro è formato dai cavallieri ateniesi, ostili al regime
ma fedeli alla madre polis, e pronti a sacrificarsi per lei
I personaggi sono Demo un vecchio che sembra rimbecillito e
plagiato da Paflagone ma poi si fa furbo, una specie di finto pazzo,
personificazione del popolo di Atene. Sotto la maschera di Paflagone gli
spettatori riconoscevano il demagogo Cleone.
Si può etimologizzare con il verbo paflavzw (mi agito). Al v. 919 il salcicciaio dice di
Paflagone ajnh;r paflavzei.
Nella Pace (del
421), Trigeo, il contadino bramoso di pace, dice al Coro di contadini state
attenti che Cleone quel Cerbero là sotto paflavzwn
kai; kekragwv", agitandosi
e urlando, come quando era qui, non ci sia d’impaccio a tirare fuori la dea, la
Pace imprigionata da Polemo in un antro.
Cleone era morto nel
422, al pari dello spartano Brasida, l’altro pestello dell Grecia (v. 259-288)
Paflagone è un bursopwvlh" un cuoiaio (buvrsa è pelle conciata, cuoio) che divora
i beni comuni. Il suo nome rivela l’origine barbara e servile (oriundo dalla
Paflagonia nel nord dell’Asia minore). Ma il liberto ha acquistato grande
potenza (come quelli dell’imperatore scimunito Claudio 41-54) e i
Due servi anonimi di Demo (I e II servo che il pubblico
identificava negli strateghi Demostene e Nicia) hanno saputo da un oracolo che
come alleato contro Paflagone devono chiamare Agoracrito, un salcicciaio ajllantopwvlhn-ajlla'"-anto" oJ salsiccia
e sanguinaccio, insigne per
malvagità. I cavalieri saranno contro di lui. L’agone si svolge tra questi due
ignobili. Agoracrito prevale poi fa bollire Demo ringiovanendolo (cfr. Medea e
Pelis). Cleone viene malamente esautorato. L’Argomento I finisce così: “To; de; dra'ma twn' a[gan kalw'"
pepoihmevnwn”
Agoracrito ha il sopravvento solo perché è più canaglia
dell’altro. Pirandello L’umorismo: “Aristofane
non ha nulla da fare con l’umorismo” (p. 27) “L’antichità non ebbe, né poteva
avere letteratura umoristica. Aristofane fece la satira dei sofisti, Luciano
degli dèi.
L’uomo che cerca di ribellarsi invano al suo destino è come
la lumaca che “gettata nel fuoco sfrigola e pare ridere, invece muore”. Così
Atene muore nell’amara risata di Aristofane.
Ma vediamo il testo
Sull’orchestra entrano i due servi del popolo. In fondo
all’orchestra si vede la casa del popolo
Il primo servo identificabile con Demostene lamenta la
sventura toccata a lui e al suo compagno servo II (Nicia): un terzo servo
Paflagone, un cattivo acquisto recente, infligge continuamente botte agli altri
servi- plhga:" ajei; prostrivbetai
toi'" oijkevtai" (5)
Il servo II lo chiama il primo dei Paflagoni, e ne lamenta
le calunnie.
I due si lamentano insieme mumu'
6 volte. Poi cercano di concordare una reazione. Una prova dell’esistenza degli
dèi è che “io sono in odio agli dèi” (34) dice servo II.
Servo I poi descrive il padrone: Dh'mo" Puknivth", Popolo di Pnice (la sede
dell’assemblea) duvskolon gerovntion,
un vecchietto scontroso (42) ujpovkwfon
un po’ sordo-kwfov", sordo. E’
un masticafave kuamotrwvx (41). Si
accedeva ai pubblici uffici, una fonte di reddito per i più in questo stato
assistenziale, grazie a un sorteggio effettuato con le fave kuvamo" e trwvgw, rodo.
Cfr. Il Gerontion di Eliot (1920) Here I am, an
old man in a dry month,/ being read by a boy, waiting for rain” 1-2. Non è stato at the hot gates, alle Termopili, My
house is a decayed house (7) e il padrone è the Jew, l’ebreo rannicchiato sul davanzale
E’ a dull head among
windy spaces (16), una testa intronata fra spazi ventosi. Aspetta un segno.
Nella giovinezza dell’anno venne Cristo la tigre nel maggio depravato per
essere spartito, mangiato e bevuto. Ma prevalgono personaggi equivoci come mr.
Silvero, l’affarista omosessuale with
caressing hands (25) e altri che origliano. Dopo tale conoscenza che cosa è
il perdono? La storia è un labirinto con passaggi nascosti e corridoi tortuosi.
L’eroismo è figlio di vizi innaturali i delitti impongono le virtù.
E’ la confusione morale, estetica, quella dove sguazza
Paflagone appunto. La tigre
balza nell’anno nuovo.
The
tiger springs in the new year. Us
he devour 51.
Il vecchio si è irrigidito in a rented house (54) in una casa d’affitto
Ha perso beauty in terror, terror in inquisition
(60) e
I have lost my passion: why should I need to
keep it
Since what is kept must be adultereted? (61-62)
Altri protract the
profit, prolungano il profitto
Tenants of the house, padroni della casa
Thoughts of a dry brain in a dry month (79-80)
Aridità, confusione, impotenza. Profittatori
Dunque il padrone ejprivato dou'lon (44) ha comprato un nuovo schiavo bursodevyhn Paflagovna, il conciapelli P.-buvrsa e devyw,
stropiccio, uno capacissimo di tutto- panourgovtaton-
e calunniosissimo. Costui si è messo a carezzare e adulare il Popolo e gli ha
fatto il dono del triobolo e[ce triwvbolon
(51). Cleone dopo Sfacteria nel 425 aveva alzato la paga degli Eliasti da due a
tre oboli. Sicché lo nutre rubando i piatti preparati dai due colleghi
Servo I (Demostene) aveva impastato a Pilo ma'zan lakwnikhvn (55) una focaccia
laconica, Paflagone gliel’ha rubata e ha imbandito lui th;n uJp j ejmou' memagmevnhn (57) quella impastata da me (mavssw).
Rincitrullisce il vecchio, poi spaccia calunnie kav/ta mastigouvmeqa e poi noi prendiamo
le frustate. Nulla gli sfugge dice servo II; tiene una gamba a Pilo e una in
assemblea. Con tale scoscio il prwktov"
si trova Caoni (popolazione dell’Epiro) ejn
Cavosin con il doppio senso dericato da cavskw,
sono aperto, gli aperti, i busoni in bolognese, le mani tra gli Etoli,
etimologizzato con aijtevw , i
petulanti, la mente tra i Clopidi, abitanti di un villaggio del nord est
dell’Attica, etimologizzato con klophv,
furto, significa tra i ladri (79)
Droysen istituiva un’analogia fra Cleone e il “selvaggio
Mario”, o peggio ancora il “sanguinario Robespierre”[2].
CONTINUA
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