Sole e luna, secondo Lucrezio, non sono di dimensione
maggiore di come ci appaiono.
Infatti i corpi che appaiono più piccoli del reale, si
vedono anche confusi.
Non tali sono la luna e il sole. Il fuoco del sole non è
grande ma molto intenso (604-5). Oppure il sole ha intorno a sé un grande
anello di fuoco di occulto fervore, cioè non visibile (612)
Il succedersi del giorno e della notte dipende da
un’accensione ed estinzione quotidiana del sole stesso, oppure perché il sole
passa al di sotto della terra (650-655).
Così Matuta – la dea dell’alba - fa tornare la luce quando
il sole torna dalla parte inferiore della terra oppure perché i suoi fuochi si
raccolgono e confluiscono. C’è una periodicità nell’accendersi e spengersi
della luce del sole come nelle stagioni dell’anno e della vita degli uomini.
D’inverno le notti sono più lunghe e d’estate più corte
perché il sole sotto e sopra la terra divide la sua orbita in parti disuguali partit et in partis non aequas dividit orbem
(684). Oppure perché l’aria è più densa in certe sue parti aut quia crassior est certis in partibus aer
(696) e perciò tremulum iubar ignis,
la tremula criniera del fuoco haesitat
sub terris.
La luna può avere luce riflessa o luce propria.
Le stagioni dell’anno
si succedono ordine certo in ordine
fisso come altre cose (736) : tutti gli anni arrivano ver et Venus preannunziata da Zefiro seguito da Flora che sparge
fiori colorati e ne profuma le vie, poi l’estate accompagnata da Ceres pulverulenta, quindi l’Autunno con
Bacco Evio, infine Tandem bruma nives
adfert pigrumque rigorem-reddit; hiemps sequitur crepitans hanc dentibus algu
(746-747), l’inverno la segue (la bruma) battendondo i denti per il freddo.-
Algus-us maschile ha solo algum e algu-
Dunque nemmeno Lucrezio può escludere un ordine fisso,
almeno nelle stagioni.
Orazio Carmi, IV,
7
I freddi si addolciscono agli Zefiri, la primavera la
trebbia l'estate
pronta a morire, appena
l'autunno ferace avrà versato i suoi frutti, e subito dopo et mox
torna di corsa la bruma che paralizza. Bruma recurrit iners
I danni del cielo però li riparano veloci le lune:
noi quando siamo caduti
dove il padre Enea, dove il ricco Tullo e Anco
polvere e ombra siamo. Pulvis
et umbra sumus
Perciò può darsi che anche la luna si formi e si dissolva.
Vengono poi spiegate le eclissi di sole con le
intercettazione della luce del sole da parte della luna; in quelle della luna è
la terra che le toglie la luce del sole. Oppure si interpongono altri corpi, o
c’è uno spengimento delle fiamme di luce. Solis
defectus lunaeque (751) dunque possono avere diverse cause. I superstiziosi
li consideravano segni sinistri.
(Ma vedi Pericle, Alessandro Magno e Cesare).
Poi Lucrezio vuole tornare ad mundi novitatem (780), ai primi tempi della terra. E’ una specie
di età dell’oro.
Prima la terra produsse le erbe e florida fulserunt viridanti prata colore (785), poi gli alberi vari
ai quali datumst magnum certamen
crescendi per auras immissis habenis, fu dato una grande gara nel crescere
nell’aria a briglia sciolta.
Poi la terra mortalia
saecla creavit produsse molte generazioni mortali multa modis multis varia ratione coorta (792), nate in vari modi e
con metodo vario
Giustamente dunque la terra ha ricevuto il nome di madre.
La vita nel giovane mondo era più facile. Le creature
nascevano dalla terra che le nutriva. La terra offriva ai neonati cibum, il vapor ,calore dell’aria, offriva vestem, herba-cubile praebebat multa et molli lanugine abundans
(816-817) l’erba offriva un giaciglio ricco di molta e soffice lanugine
Non c’erano grandi caldi né grandi freddi.
Poi la terra madre smise di generare come prima: destitit, ut mulier spatio defessa vetusto (827), come una donna esausta nel
tempo della vecchiaia. Infatti nell’universo omnia migrant,-omnia commutat natura et vertere cogit (831). Aliud putrescit…porro aliud succrescit
(832-833), in seguito altro cresce. E’ il tempo che muta la natura del mondo e
la terra non produce più quello che poteva e invece produce quello che non
poteva.
Una volta la terra tentò di creare etiam portenta (837), dei mostri l’androgino, androgynem[1], utrimque remotum (839), creature prive
di piedi e di mani, muta sine ore etiam,
sine vultu caeca reperta (841), o legati per tutto il corpo a causa
dell’adesione. Cetera de genere hoc
mostra ac portenta creabat (845), nequiquam
poiché la natura non li fece crescere né riprodurre.
Gli animali per conservare la specie devono avere aut dolus aut virtus aut denique mobilitas
(858), perlomeno la velocità. I leoni e le altre stirpi feroci (saeva saecla) li protegge la virtus, vulpis dolus, fuga cervos (863).
I cani dal sonno leggero, le bestie da soma le lanigerae pecŭdes e quelle cornigere , omnia sunt hominum tutelae tradita, Memmi
(867), sono affidate alla protezione degli uomini.
Ma le bestie deboli e inutili all’uomo cadevano preda delle
altre indupedita suis fatalibus omnia
vinclis –donec ad interitum genus id natura redegit , finché la natura
portò a estizione quelle specie impedite da vincoli fatali, come certi uomini
incapaci di tutto (876-877).
Ma i Centauri non sono mai esistiti. Sono troppo eterogenei
Lo spiega in modo che possa capirlo anche un hebes cor, un animo ottuso (882). I
tempi dello sviluppo dell’uomo e del cavallo sono diversi.
Le Scille sono mostri mezzi marini cinti da cani rabbiosi.
Insomma le discordia membra non
possono darsi. La Chimera
poi era prima leo, postrema draco, media
ipsa Chimaera (Civmaira, capra)
e sputava fuoco.
Chi parla di questi mostri invece sputa fandonie. Infatti
tutte le cose foedere naturae certo
discrimina servant (924) conservano le differenze secondo una ferma legge
di natura. Di nuovo una legge certa: foedus
certum
Ma Lucrezio è in contraddizione con 837 dove parla dei portenta che la terra tentò di creare,
anzi monstra ac portenta creabat
(845).
CONTINUA
Giovanna Tocco
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