NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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domenica 16 febbraio 2014

La scuola corrotta nel paese guasto Dodicesimo capitolo. Seconda parte

Ifigenia  scala il monte delle formiche con la bicicletta. La preparazione dell'esame di recitazione. Storie del bosco viennese. con la denuncia del pericolo, sempre vivo, dell'intolleranza che nasce dall'ignoranza.  Marianne, Oskar e Alfred.


Domenica 24 maggio Ifigenia scalò il monte delle formiche in bicicletta. Ce la fece seguendo i miei consigli con docile ragionevolezza.  Un tempo le avevo giurato che, quando ci fosse riuscita, l'avrei sposata: all'epoca la giovane donna avrebbe voluto l'una e l'altra cosa, ma quel giorno non le rinnovai l'offerta poiché sapevo che oramai considerava le nozze con me un approdo inferiore alle sue possibilità. Eppure in seguito mi avrebbe rinfacciato il fatto che mentre lei aveva superato l'ardua prova, io non avevo mantenuto quell'antica promessa. Ora penso che la mia donna, dovunque si trovi, non sia adatta a fare la moglie e che questa sia un'ottima inattitudine, ove vi sia un'attitudine superiore.
In ogni modo la ragazza quel giorno pensava di essere destinata a fragorose ovazioni, a trionfi mondiali, a resse infinite davanti ai suoi camerini, e non mi avrebbe sposato neppure se l'avessi allenata e corroborata fino a farle scalare lo Stelvio sovrapposto al
Pelio che scuote le foglie, all'Ossa e all'Olimpo perché potesse raggiungere il cielo .

L'ultima settimana di maggio Ifigenia  impiegava tutto il suo tempo per preparare l'esame finale della scuola di recitazione. La sera del 30 doveva recitare davanti a una commissione d'esame.
Era compito suo dare vita a Marianne, la protagonista di Storie del bosco viennese , un dramma del 1930, di Ödön Von Horváth. Si tratta di  donna giovane e bella, ma senza alcuna preparazione culturale né professionale; una di quelle infelici che vivono nell'attesa dell'amore, o della sistemazione matrimoniale, e, mentre aspettano, passano il tempo in ambigui rapporti nevrotici e regressivi con i familiari. "Non mi hai lasciato imparare niente, nemmeno la ginnastica ritmica: mi hai allevata soltanto per il matrimonio" rinfaccia Marianne al padre, un venditore di giocattoli, detto il Mago.
Il fidanzato era un macellaio ricco, Oskar, che lei non amava, ma si adattava a sposare. In casa infatti si sentiva ripetere che l'indipendenza economica della donna è l'ultimo passo verso il bolscevismo. Un giorno, peròm passa da quelle parti Alfred, un giovane bellimbusto fannullone, mantenuto da tre donne: la madre, la nonna, e Valerie, un'amante cinquantenne proprietaria di una tabaccheria. Il cicisbeo adocchia la figlia del Mago attraverso la vetrina, e il suo sguardo viene contraccambiato. Allora entra nella bottega, corteggia la ragazza che ne è compiaciuta e lo invita a una gita collettiva nel bosco viennese, su una sponda del bel Danubio. La domenica seguente tutti i personaggi si trovano sulla riva del fiume.
Alfred lascia l'amante, Marianne gli dice che non ama Oskar né vuole sposarlo. I due si trovano soli. Hanno lo sguardo sognante.
"Il Danubio è morbido come un velluto".
"Come un velluto".
Si baciano. Lei domanda: "Mi ami come dovresti? "
"Sento di sì. - risponde lui - Vieni, sediamoci ".
"Sono contenta almeno che non sei uno stupido. Intorno a me non ho che degli stupidi. Anche papà non è certo una cima".
"Mi ami come dovresti? Intendo dire: mi ami a ragion veduta?" Fa Alfred.
E Marianne: "Tesoro, non tormentarti, non tormentarti. Guarda le stelle. Quelle saranno ancora lassù quando noi saremo sotto terra". Poi gli chiede: "Lo sai che mi hai colpita come un fulmine, che mi hai spaccata in due?" E, senza aspettare risposta, aggiunge: "Ma adesso ne sono sicura".
"Di che?"
"Che non lo sposerò". Quindi rompe il fidanzamento e va a vivere con Alfred.
Il padre la maledice. Il macellaio continua ad amarla, nonostante il garzone gli dica: "Signor Oskar, la prego, non se la pigli così a cuore per quella sua ex fidanzata; guardi, di donne ce n'è come la cacca. Anche l'ultimo degli storpi si trova una donna, anche i sifilitici. E poi le donne, lì dove conta, si assomigliano tutte, mi creda. Non hanno anima: sono soltanto carne e pelle!".
Gli amanti mettono insieme un bambino. Ma la loro unione va male. Lui, persi i sussidi delle tre ausiliarie, non ha più alcun provento, lei non sa fare niente: vivono nella miseria e nella dsistima reciproca. Marianne cerca di lavorare, nonostante i Cardinali abbiano proclamato che la donna lavoratrice è la rovina dell'unione familiare. La disgraziata però non ha mai imparato un mestiere, e quando Alfred la pianta,  per campare e nutrire il bambino deve esibirsi seminuda in un cabaret dove una sera capita una brigata di bottegai. Nel locale si rappresenta il numero dello
Zeppelin, dove appaiono alcune giovani poco vestite. Valerie riconosce la figlia del Mago e scoppia in un grido isterico. Ne segue un subbuglio, e un tale pieno di dollari cerca di mercanteggiare il corpo di Marianne. Questa risponde: "Io riesco a darmi a un uomo solo se lo voglio con tutta l'anima."
"Eppure - riflette poi - come donna senza istruzione, non ho altro che il corpo da dare. Non mi resta che il treno". Il confessore le aveva negato anche l'assoluzione poiché non era pentita di avere messo al mondo una creatura. "Anzi, sono felice di averlo, molto felice".
Marianne cerca di rubare i biglietti verdi del viennese-americano che però se ne accorge e la manda in galera. Il padre la maledice un'altra volta. Oskar l'ha perdonata e la sposerebbe, se non ci fosse il bambino che intanto è stato affidato alla nonna e alla bisnonna paterne. Alfred si mette di nuovo con la tabaccaia. Quando la ragazza esce di prigione, tutto torna come prima. Il neonato infatti viene eliminato dalle ave che lo espongono all'aria fredda della notte, e Oskar può sposare Marianne: "Ti perdono volentieri tutto quello che mi hai fatto, perché amare dà più felicità che essere amati. Una volta ti ho detto che non saresti sfuggita al mio amore".
"Non posso più. Ora non posso più".
"Vieni allora". La sorregge, la bacia sulla bocca ed esce lentamente con lei. Nell'aria si ode della musica, come se un'orchestra suonasse le Storie del bosco viennese di Johann Strauss junior.

A parte l'identificazione della mia compagna con la povera Marianne, l'aspetto più interessante della commedia è la denuncia dei luoghi comuni della gentaglia incolta, antifemminista, potenzialmente  guerrafondaia e predisposta a sostenere orrendi tangheri criminali capaci di incantare la feccia ripetendo i suoi luoghi comuni pieni di ignoranza e di odio, a sbandierare vessilli con programmi oppressivi delle persone diverse.
Ifigenia mi chiese un commento al dramma. Scrissi che bisognava vederci un campanello di allarme verso la mentalità retrograda della piccola borghesia filistea e della pretaglia sedicente cristiana. Insomma il pericolo sempre vivo degli Hitler di turno. Mi ringraziò per l'aiuto che, disse, le aveva fatto comprendere il significato storico della commedia. Ma per lei quella rappresentazione fu soprattutto una palestra dove si allenò all'abbandono del nostro amore, all'adescamento dell'attore famoso e alla propria rovina. Infatti, dopo avere recitato mediocremente la parte di Marianne, volle viverla davvero, tragicamente, la notte tra il 12 e il 13 giugno 1981 a Riccione. Ma questa storia è la fine del nostro romanzo e devo raccontarla più avanti.

giovanni ghiselli

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