Nel giorno della Memoria ho
ricordato, attraverso il film Anita B.
di Roberto Faenza, l’olocausto degli
Ebrei scrivendo, poi parlando in un
liceo del Milanese e in una biblioteca di Bologna. Oggi voglio ricordare due
vittime della violenza ignorati da tutti qui in Italia: i due pescatori indiani
dei quali si dice solo che sono morti senza che nessuno si chieda in che modo.
Nello stesso tempo si pretende che vengano rilasciati i due militari accusati
di averli uccisi. Io non so come siano andate le cose, e voglio saperlo.
Auspico dunque che i due marò vengano processati da un tribunale imparziale e
assolti con tanto di scuse e di risarcimento, se innocenti; se invece verranno
riconosciuti colpevoli, ritengo giusto che vengano condannati a una pena, certo
non capitale, ma congrua per chi ha ucciso due persone.
Lo dico senza risentimento né
partigianeria e non ho pregiudizi.
Suscitano invece il mio
sdegno coloro che vogliono glorificare a priori i due imputati, solo perché
indossano una divisa dell’esercito italiano. Io credo che nessuna divisa, o
carica, o grado, possa giustificare l’omicidio.
Del resto l’unico grado che
riconosco è quello di uomo, di uomo umano la cui solidarietà va sempre a chi
subisce violenza, mai a chi la infligge.
Da bambino parteggiavo per i
Troiani di Omero e per gli Indiani, i Pellerossa dei film .
Un amico mi ha scritto che
semplifico troppo. Rispondo, a quanti la pensano in questa maniera, che
semplice e diretto è il discorso della verità, oscuro, contorto e arzigogolato
quello della menzogna e della propaganda.
Allora ripeto, io voglio
sapere se i pescatori sono stati uccisi, e, nel caso, chi li ha uccisi , come
li ha uccisi, perché li ha uccisi. Questo non è mai stato detto.
Il mio bisogno di verità e il
mio senso morale non mi permettono di unirmi al coro di quanti parlano
pregiudizialmente di fatti mai chiariti e danno sentenze sommarie di oblio
delle vittime della violenza. Come dieci giorni fa ho ricordato gli Ebrei, oggi
mi unisco a quanti ricordano gli Istriani gettati nelle foibe e ricordo, da
solo, due pescatori indiani.
So che le persone
perbene mi daranno ragione.
Giovanni Ghiselli
Io sono d'accordo con te. In fondo gli Indiani sono nella stessa situazione in cui ci siamo trovati noi Italiani quando due piloti americani hanno abbattuto la funivia del Cermis e se la sono impunemente svignata in America.
RispondiEliminaChi ha un'arma in mano deve stare attento a come la usa e se ne assume tutte le responsabilità, come dovrebbe essere anche per chi guida un'automobile.
alessandro