Marco Macciantelli |
Il sindaco di San Lazzaro di Savena si duole, giustamente,
del profluvio di parole, che, dilagando, prima sommergono il fare, quindi lo
lasciano tutto annacquato.
Sentiamo Macciantelli:
“In un paese che discute per decenni sempre delle stesse
cose, come in un eterno ritorno di nicciana memoria, si torna a discutere del nodo di Rastignano. In sostanza
si tratta della strada che dalla rotatoria Mafalda di Savoia (in Comune di
Bologna) arriva allo svincolo di Rastignano (via Madre Teresa di Calcutta, in
Comune di San Lazzaro). Non è escluso che l'opera possa partire entro un anno.
Spesso si parla di infrastrutture in riferimento al capoluogo bolognese,
dimenticando che occorre pensare anche al superamento di alcune criticità
nell’accessibilità a Bologna dal territorio. Un punto nevralgico è proprio
quello relativo, a sud, alla strozzatura della vecchia statale. Risolvere il
nodo di Rastignano è guardare alla Bologna metropolitana di domani, ad un
sistema più integrato nella modernizzazione del contesto viabilistico tra il
comprensorio appenninico e l’area urbana bolognese”.
In effetti “spesso si parla” e raramente si agisce,
oltretutto con una intermittenza che ritarda anche di anni il compimento di
tanti lavori. Per quanto riguarda un punto cruciale nella “strozzatura della
vecchia statale”, il sottoscritto vi ha rischiato più volte la vita, quando
veniva in bicicletta da via Toscana e, andando verso Pianoro, cercava di deviare sulla sinistra, per
scalare il Monte Calvo fino alla Croara, in beneficio della salute che tuttavia
avrebbe potuto risentirne assai nell’attraversamento di quella strettoia percorsa a precipizio da camion e automobili
in un senso e nell’altro. Per un povero ciclista fare quella manovra azzardata,
sia pure con il braccio sinistro teso a segnalare la volontà di deviazione, la
salvezza è ogni volta una scommessa
vinta sulle non poche probabilità di venire arrotati.
A me stanno a cuore quanti pedalano le biciclette e ho già
preso posizione in favore di tutte le sante iniziative prese dal sindaco di San
Lazzaro per salvaguardarli. La salute dei ciclisti infatti è salute non solo mia ma anche pubblica.
Ridò la parola a Macciantelli: “Per quanto riguarda San
Lazzaro ricordo anche il lavoro fatto e concluso ben sei anni fa, ripeto: sei
anni fa, sulla base delle sollecitazioni dei cittadini sanlazzaresi di via
Nazionale Toscana e di via Madre Teresa di Calcutta, con la Conferenza dei
Servizi per il nodo di Rastignano conclusa in data 5 settembre 2008, con l'indicazione,
anche grazie al lavoro prodotto dal Comitato dei cittadini
del Paleotto, di uno svincolo meno impattante a tre bracci e di un
pacchetto di mitigazioni che vanno dalla fascia boscata alle
barriere fonoassorbenti”.
Ora voglio aggiungere la mia alle “sollecitazioni dei
cittadini sanlazzaresi di via Nazionale Toscana e di via Madre Teresa di
Calcutta”. Chiamo a raccolta anche i cittadini pianoresi di buona volontà. Il passaggio per Rastignano mi riguarda,
siccome attraverso tutta questa frazione
quando non giro a sinistra e proseguo verso Pianoro il cui sindaco dovrebbe partecipare
al progetto.
Risalgo, com’è mio costume all’antichità classica. Ebbene,
l’auspicato snodo rastignanese mi fa venire in mente il nodo di Gordio. Dopo la vittoria nella battaglia sul Granico, nella primavera del 333 Alessandro Magno si era portato con
l’esercito in questa località della Frigia e
aveva detto che avrebbe sciolto
un nodo antico, famoso, di origine
mitica.
Arriano ne fa la
storia e ricorda quanto si narrava: chi lo avesse sciolto avrebbe necessariamente dominato l’Asia (tou`ton crh`nai a[rxai th`~ j Asiva~[1]).
Il nodo era di corteccia di corniolo[2]
(ejk floiou` kraniva~, 2, 3, 7) e
non se ne vedeva la fine né il principio.
Alessandro dunque
raccolse la sfida e, senza parlare, si mise all’opera. Ma il viluppo era
intricatissimo e l’eroe macedone
sembrava non farcela. Egli temeva che non slegarlo producesse movimenti
nella massa, mentre i suoi soldati pensavano che il fallimento del tentativo
sarebbe stato un cattivo presagio per il proseguimento della spedizione. Il
figlio di Olimpiade e di Filippo allora
disse: “Nihil interest quomodo solvantur”[3],
non importa come vengano sciolte. Quindi
tagliò con la spada (tw`/ xivfei dievkoye) tutte le cinghie. Poi affermò che il
nodo era sciolto.
Ora, con un secondo volo pindarico, torno all’attualità .
Macciantelli ha il consenso e lo stimolo dei suoi
concittadini. Lo stesso, credo, vale per quello di Pianoro. Fanno bene i primi
cittadini a esigere la fine delle parole e la loro traduzione in atti concreti.
Cerchiamo tutti di fare politica in modo che le parole diventino, pragmatica-mente, azioni.
Giovanni Ghiselli
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