NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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lunedì 3 marzo 2014

Riflessioni su "La grande bellezza"


 La grande bellezza di Sorrentino ha vinto l’Oscar per il miglior film straniero, mentre qui da noi non è stato premiato come ottimo film italiano.
Il fatto è che  la bellezza  da noi è un valore messo fuori corso.
Perché la bellezza educa la mente, fa pensare, e commuove, colpisce la sfera emotiva e la spinge verso il bene.
Se fosse permessa e diffusa, la kalokajgaqiva farebbe una concorrenza vincente alla chiacchiera vuota dei politici, al blaterare falso e osceno della pubblicità.
Bellezza e cultura sono bandite dal potere, come avveniva nella Roma dei Cesari dove si bruciavano i libri, secondo il racconto di  Tacito: “Scilicet illo igne vocem populi Romani et libertatem senatus et conscientiam generis humani aboleri arbitrabatur, expulsis insuper sapientiae professoribus atque omni bona arte in exilium acta, ne quid usquam honestum occurreret” (Agricola, 2), evidentemente con quel fuoco credevano di sopprimere la voce del popolo romano e la libertà del senato e la coscienza del genere umano, espulsi per giunta i maestri di filosofia e cacciata in esilio ogni forma di cultura, perché non si incontrasse in alcun luogo alcunché di bello e morale.
La Bellezza talora è difficile, ma c'è un mezzo per rendere pervie le strade  che ci portano a gioire del Bello: questo va coniugato con  la semplicità, come dice in sintesi il  Pericle di Tucidide:"filokalou'mevn te ga;r met j eujteleiva"[1] kai; filosofou'men a[neu malakiva"" (Storie, II, 40, 1) in effetti amiamo il bello con semplicità e amiamo la cultura senza mollezza. Il filosofei'n di Tucidide è quella cultura generale, quella paideia che insegna soprattutto l'uso corretto, conciso, elegante  della parola.
 Paideia si può identificare, in un certo senso, con formazione politica : “ Uso questo termine non nel suo senso contemporaneo di istruzione scolastica formale ma nel senso antiquato, nell’antico senso greco: per paideia i greci intendevano l’educazione, la “formazione” (la Bildung tedesca), lo sviluppo delle virtù morali, il senso della responsabilità civica, della cosciente identificazione con la comunità, i suoi valori e le sue tradizioni”[2].
La semplicità non  è rozzezza, anzi è una complessità risolta e non si deve confondere con la facilità la quale "invece è una truffa che rischia di impoverire tragicamente i nostri giorni…La nostra cultura ormai scansa ogni sentore di fatica, ogni peso, ogni difficoltà: abbiamo esaltato il trash e il pulp…abbiamo accettato che le televisioni venissero invase da gente che imbarcava applausi senza essere capace a fare nulla; abbiamo accolto con entusiasmo ogni sbraitante analfabeta, ogni ridicolo chiacchierone, ogni comico da quattro soldi… la Facilità ormai ha dissolto tante capacità intellettuali e manuali, e si parla a vanvera perché così abbiamo sentito fare ogni sera, si pensa e si vive a casaccio perché così fanno tutti"[3].
La semplicità significa intelligenza che è cosa diversa dall’astuzia.
All’astuzia ricorrono le persone di mente più o meno angusta. In mancanza di vera intelligenza, per mezzo della furbizia furfantesca, costoro manovrano le molle della minuta vita quotidiana, intrecciano la loro politica di trappole, perdendo di vista come si dispongono le principali linee della vita, in quale direzione si orientino e in che punto si incontrino. L’astuzia è una moneta spicciola. Come, con moneta spicciola, si può vivere un’ora o due, così con l’astuzia si può nascondere qualche cosa, ingannare qui, alterare il vero là; ma l’astuzia non basta mai ad abbracciare un orizzonte vasto, a comprendere un evento serio e importante. L’astuzia è miope: vede bene soltanto ciò che ha sotto il naso, ma non vede lontano e perciò, spesso, finisce per cadere nella rete che essa stessa ha teso. La persona intelligente risolve i problemi con semplicità e chiarezza .
Leopardi avverte che la semplicità viene  fraintesa dagli imbecilli: “E’ curioso vedere, che gli uomini di molto merito hanno sempre le maniere semplici, e che sempre le maniere semplici sono prese per indizio di poco merito. (Firenze, 31 Maggio 1831)”[4]. 
La bellezza è rivelatrice e il potere la detesta come aborrisce l’ajlhvqeia, la verità-non latenza. Infatti manovra nell’ombra e nella nebbia. Rammentate Guicciardini?: “ spesso tra il palazzo e la piazza è una nebbia sì folta o uno muro sì grosso che, non vi penetrando l'occhio degli uomini, tanto sa el popolo di quello che fa chi governa o della ragione perché lo fa, quanto delle cose che fanno in India" (Ricordi, 141)

Pasolini afferma che" il potere e il mondo che, pur non essendo del potere, tiene rapporti pratici col potere, ha escluso gli intellettuali liberi"[5].
 “Il lettore non abituato a queste discussioni per intendere il rapporto società-cultura, immagini una specie di banchetto, in cui la borghesia mangia a quattro palmenti, invitando al suo tavolo i cuochi (gli intellettuali) e gettando qualche osso ai cani ed ai mendicanti (i proletari); quell’osso sarebbe poi, per dare un esempio, l’anticomunismo ed il clericalismo. Finché durerà questo banchetto, i proletari dovranno accontentarsi dei rimasugli delle pietanze, e gli intellettuali, per mangiare le loro pietanze, dovranno essere i cuochi dei capitalisti. L’esempio è un po’ strambo, ma dà all’incirca l’idea di come stanno le cose”[6].

In conclusione, vorrei che i miei lettori, prima di essere contenti per questo meritato successo del cinema italiano, si chiedessero perché tanti buoni film di nostri registi come Sorrentino appunto, o Faenza, o Bellocchio, qui in Italia non vengono premiati e rimangono nelle sale cinematografiche solo pochi giorni.
Il fatto è che il potere da noi ha dichiarato guerra alla scuola, alla cultura, al bello con semplicità, e ha corrotto il popolo con decenni di genocidio culturale, di corruzione, tanto per tornare a Tacito,  peggio che circense e neroniana .

giovanni ghiselli


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[1] eujtevleia è’ frugalità, parsimonia, è il basso prezzo facile da pagare (eu\, tevloς) per le cose necessarie, è la bellezza preferita dai veri signori, quelli antichi, e incompresa dagli arricchiti che sfoggiano volgarmente oggetti costosi.
Augusto  dava un esempio di frugalità mangiando secundarium panem et pisciculos minutos et caseum bubulum manu pressum et ficos virides (  Augusti Vita, 76), pane ordinario, pesciolini, cacio vaccino premuto a mano, e fichi freschi.
 Giorgio Bocca commentò tale abitudine dell’autocrate con queste parole:“Oggi siamo a una tendenza da ultimi giorni di Pompei. Un incanaglimento generale. Forse è il caso di rivolgersi, più che agli uomini di buona volontà, a quelli di buon gusto, forse è il caso di tornare a scrivere sulle buone maniere, sulla buona educazione, sui buoni costumi. L’Augusto più ammirevole è quello che nel Palatino si ciba di fave e di cicoria, da vero padrone del mondo”  G. Bocca, Contro il lusso cafone, per motivi morali. Ed estetici, Il venerdì di Repubblica, 27 giugno 2008, p. 11
Senza risalire al 14 d. C., penso alla mia infanzia e alla mia adolescenza, quando, per apprendere e capire,  ascoltavo con avidità, alla radio, o anche andando  a vederli nella piazza del Popolo di Pesaro, i politici di razza di quel tempo lontano, quali De Gasperi e Togliatti. Imparavo da loro più e meglio che a scuola. In termini di idee, di parole e di stile. Mi è rimasta impressa la frase di De Gasperi, rappresentante dell'Italia vinta: " Prendendo la parola in questo consesso mondiale sento che tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me".
[2] M.Finley, La democrazia degli antichi e dei moderni, p. 30.
[3] I miei ragazzi insidiati dal demone della Facilità, Marco Lodoli, in La Repubblica 6 novembre 2002, p. 14.
[4] Zibaldone, p. 4523.
[5] Scritti corsari , p. 113.
[6] P. P. Pasolini, Un intervento rimandato (marzo 1949), in Pasolini Saggi sulla politica e sulla società, p. 83.

3 commenti:

  1. La ringrazio per queste riflessioni, vorrei tanto fossero divulgate tra gli italiani e trasmesse nelle scuole: solo recuperando il significato della Bellezza e della Conoscenza, che poi si identificano, potremo avviare una riscossa dal torpore funesto della politica e della società in generale. R.B.

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    1. Grazie a te. Se sei uno studente o un docente, e mi fai invitare, verrò nella tua scuola a parlarne.
      Lo farò gratis e a spese mie gianni ghiselli

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    2. Questo è molto nobile da parte sua, se ne avrò la possibilità la avvertirò. Ancora grazie per la disponibilità.

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