martedì 13 gennaio 2015

dedicato a Mnemosine. Di Lucia Arsì

Quando – accade raramente, ma accade – l’occhio della tua mente si distrae e non t’avvedi che la tazzina fedele è lì con il caffè spumeggiante e che la brezza accarezza i capelli perché la tendina cede benevola il passo, eh…sì… in quell’attimo l’attorno svapora, quell’attimo divorzia col Tempo e tu veleggi ed entri nei meandri fondi ove non abitano codicilli né lo scettro accompagna i potenti.
Lì c’è Mnemosine, mamma di tutte le arti. E’ proprio lei a sventagliare all’operaio della penna Memorie, immagini algide o sfavillanti, immagini riposte ma mai cancellate.
In quel buio labirinto, perduto o sperduto ma necessario per il salvataggio di sé e dei tanti che sonnecchiano, s’intrufola l’abile artista e va per sentieri tortuosi, per boscaglie ove - nessuna risposta a tale perché - affiora un barlume, ove un tonfo stona l’udito e tu leggi il chiaroscuro che ti fa dire di sì sì sì al mondo, anche a quello coperto di rovi e di ossa trucidate e sconci liquami.
Ora… un’immagine si stacca dal fondo - mirabile incanto dell’Eterno - va dal foglio e lo impiastra di morfemi che danzano al ritmo del cuore, mentre l’abile regista dirige le pause. E in ogni pausa la luce di un buio sempre più fitto.

Lucia Arsì 

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