Paolo Zanenga |
La scolhv, il
tempo libero
Vediamo Euripide, Platone e Aristotele sul tempo libero.
Brevissima appendice senecana
Nelle Supplici[1] di
Euripide, Teseo è il Pericle in vesti
eroiche il quale elogia la costituzione democratica dialogando con l'araldo
mandato da Creonte, re, anzi tiranno di Tebe.
Atene dunque non è comandata da un uomo solo, ma è una città
libera (ejleuqevra povli" , v. 405)[2].
Il re di Atene in questa tragedia scritta poco prima della
pace di Nicia, è addirittura ottimista. Egli confuta quanti sostengono che il
male prevalga, e afferma che invece per gli uomini è maggiore il bene che il
male. Se fosse maggiore il male non vivremmo nella luce. Dunque Teseo elogia quello tra gli dèi che ha regolato la
nostra vita da confusa e bestiale che era (ejk
pefurmevnou[3]- kai; qhriwvdou"),
innanzitutto mettendoci dentro l’intelligenza, poi dandoci la lingua
messaggera delle parole, in modo da capire la voce (vv. 201-205).
L'araldo delle Supplici
ribatte che il governo di un solo uomo non è male: infatti esclude i demagoghi
i quali, gonfiando la folla con le parole, la volgono di qua e di là a proprio
profitto. Del resto chi lavora la terra non ha tempo né per imparare né per
dedicarsi alle faccende pubbliche:" oJ
ga;r crovno" mavqhsin ajnti;
tou' tavcou" -kreivssw divdwsi (vv. 419-420), è infatti il tempo
che dà un sapere più forte invece della fretta.
Passiamo a Platone
Nel Fedone,
Socrate dice che il corpo con i suoi desideri ci fa impiegare il tempo in
guerre, rivoluzioni, battaglie per il possesso delle ricchezze. Noi, se siamo
schiavi al servizio corpo e non ce ne emancipiamo, manteniamo la mancanza del
tempo libero (ajscolivan a[gomen filosofivaς pevri) indispensabile per la filosofia. E anche se interviene un poco di tempo libero
(eavn tiς hJmĩn kai; scolh; gevnhtai) i desideri del
corpo portano confusione e turbamento (66D).
Dunque il corpo ci procura innumerevoli occupazioni (murivaς
ga;r hJmĩn ajscolivaς parevcei to; sw̃ma) per la sua necessità di essere nutrito.
Anche le malattie che
ci cadono addosso ci impediscono la caccia dell’essere (novsoi…ejmpodivzousin
hjmw̃n th;n toũ o[ntoς
qhvran (66B)
Nella Repubblica,
Platone fa dire a Socrate che ogni cosa riesce meglio kavllion kai; rJa//on, più bella e fatta più facilmente,
quando uno si dedichi a una cosa sola, secondo natura e nel tempo opportuno, tenendosi
il tempo libero dalle altre-scolh;n a[llwn a[gwn (370c)
Nel Fedro, Socrate
dice che non ha scolhv per spiegare
razionalmente i miti, poiché non è ancora in grado di conoscere se stesso. Per
questa impresa ci vuole molto tempo.
Egli dunque prende i miti come sono. Se non credesse ai miti non sarebbe lo strano uomo che è (oujk a]n a[topoς ei[h (229C). Dunque le facciano i sofoiv le razionalizzazioni.
Nell’Apologia di
Socrate, Platone fa dire al maestro che in vita sua è rimasto povero in quanto ha
voluto solo mantenere il tempo libero per esortare i concittadini (a[gein scolh;n ejpi; uJmetevra/ parakeleuvsei) e aggiunge
che per questo meriterebbe di essere nutrito nel Pritaneo come i vincitori
olimpici (36D)
Aristotele
Aristotele nella Politica
(1133A) ricorda che l’anima di divide in due parti: la parte ragionevole che
comanda e l’altra priva di lovgoς
che deve obbedire[4].
La parte migliore
dell’anima è quella che ha la ragione (bevltion
de; to; lovgon e[con, 1133A). Il logos poi può essere pratico o
teoretico[5].
Anche le attività si dividono in due, anzi tutta la vita
dell’uomo si divide in due: “dihv/rhtai de;
kai; pãς oJ bivoς eijς ajscolivan
kai; scolh;n kai; eijς povlemon kai;
eijrhvnhn (Politica, 1133A):
in mancanza di tempo libero, cioè occupazione, e tempo libero, in guerra e
pace.
La scelta di queste parti deve seguire lo stesso criterio
dell’ ai{resiς, la scelta delle
parti dell’anima: la guerra per la pace, l’occupazione priva del tempo libero
per acquistare il tempo libero (povlemon
me;n eijrhvnhς cavrin, ajscolivan
de; scolh̃ς), le cose necessarie e utili in vista di quelle belle (ta; d j ajnagkaĩa kai; crhvsima tw̃n kalw̃n e{neken).
Si deve poter ajscoleĩn , essere occupato e fare la guerra (polemeĩn),
ma più ancora eijrhvnhn a[gein kai;
scolavzein (1133B), costruire la pace e il tempo libero . E fare le cose
necessarie e utili, ma anche le belle. A questi scopi bisogna educare i
fanciulli e non solo. In conclusione, vi devono essere delle virtù- capacità-
volte alla conquista del tempo libero (deĩ ta;ς
eijς th;n scolh;n uJpavrcein,
1134A), infatti la pace è il fine della guerra (eijrhvnh
tevloς polevmou) e il tempo
libero è il fine dell’occupazione (scolh;
dj ajscolivaς).
Per conquistare il tempo libero sono utili le capacità nel
lavoro.
Una città deve essere temperante coraggiosa e forte, perché
secondo il proverbio: non c’è tempo libero per gli schiani (kata; ga;r th;n paroimivan, ouj scolh; douvloiς,
(1334A)..
Per l’ajscoliva, l’occupazione ci vogliono
coraggio e forza, per la scolhv, la
filosofia. In entrambi i momenti sono necessarie temperanza e giustizia.
Nella educazione (ejn th̃/ diagwgh̃/)
vanno inserite pratiche e nozioni pro;ς th;n scolhvn per il tempo libero,
occupazioni e insegnamenti paideuvmata-maqhvseiς che sono fine a se stessi, come la musica
e la ginnastica, considerate occupazioni del tempo libero degne di uomini liberi,
come mostra Omero che considera l’aedo un allietatore (Odissea, XVII, 385; IX, 7-8).
L’educazione si impartisce non perché sia utile e necessaria
ma perché liberale e nobile (1338A)
Cfr. infine gli occupati oziosi di Seneca. La loro vita è
una occupazione oziosa Sono quelli “quorum
otium occupatum est: in villa aut in lecto suo, in media solitudine, quamvis ab
omnibus recesserint, sibi ipsi molesti sunt: quorum non otiosa vita dicenda est
sed desidiosa occupatio…Non habent isti otium, sed iners negotium (De brevitate vitae, XII). Questi non
hanno tempo libero ma un’occupazione inoperosa
giovanni ghiselli
esporrò questo percorso, ampliandolo nel parlare, il 31 gennaio a Venezia (palazzo Morosini,
ore 15)
Da Ritorno alla Polis
(Back to the Polis)
Paolo Zanenga
Diotima Society
Platone esplora nel
Fedone il senso della scholè, che contrappone alla ascholìa (letteralmente
corrispondente a business), l’abbandonarsi a inseguire la necessità immediata:
“Peggiore di ogni cosa è la necessità che interrompe il corso dell’indagine, e
ci stordisce così che sotto il suo dominio non possiamo contemplare la verità”.
La scholè è lo spazio,
il tempo, lo stato mentale individuale e collettivo in cui questa ricerca si
svolge; è la condizione in cui l’esperienza umana può raggiungere il suo
massimo livello, ed è secondo Platone il serious game di quel gruppo ristretto
di persone chiamate a governare la polis.
Aristotele nella
Politica va oltre, definendo la scholè condizione essenziale per la prosperità
umana e per la sopravvivenza stessa della polis: le città, l’esempio di
Aristotele è Sparta, non decadono nei periodi di lotta, ma in quelli di pace e
relativa prosperità, se le persone non sono capaci di impegnarsi nella scholè,
non sono educati a una forma alta di piacere. La ricerca infatti procura
meraviglia, e la capacità di meravigliarsi si ha solo in uno stato libero dalla
necessità, che non è rilassamento, ma impegno e stile di vita. La scholè quindi
non è neppure semplice apprendimento, in un senso simile a quello della scuola
attuale, perché è un fine in sé, e qui risiede il fondamento della sua etica.
L’etica della scholè
dice moltissimo sulla necessità di ridefinire del valore, anche economico,
specialmente nei grandi periodi di trasformazione.
Purtroppo manca la
scholè. Occorre evidenziarne ancor di più la necessità e occorre recuperare il
senso dell’antica scholè in una nuova scholè, da fondare per ripensare la
polis.
Per affrontare e
vincere questa sfida, non servono grandi investimenti materiali, occorre
recuperare lo spirito della scholè: che sarà oggi “scuola” di connessione, di
dialogo generativo, di ricombinazione dei saperi, uscendo dal tunnel delle
specializzazioni e rimettendo al centro la funzione maieutica della cultura.
Questi possono essere
i caratteri ispiratori della nuova scholè, prototipo globale di una “scuola di
connessione” (C-School), che si dedichi a un lavoro maieutico di raccolta, di
interpretazione, di regia, tessendo fili provenienti da ambiti diversi
geograficamente, culturalmente, istituzionalmente, propedeutico alla formazione
di un nodo ad alto potenziale, capace di creare nuovi pattern e indurre nuove
prassi per la Polis digitale, con continue ricadute su tecnologia, economia e
società.
[2] Anche Plutarco attribuisce a Teseo il dono, ai non
potenti, di un governo senza re e della democrazia che si sarebbe servita di
lui solo come capo militare in tempo di guerra e come custode delle leggi e
avrebbe offerto a tutti uguaglianza di diritti (Vita di Teseo, 24, 3). Plutarco aggiunge che ne dà una
testimonianza anche Omero il quale nel catalogo delle navi chiama dh'mo" solo gli Ateniesi (Iliade, 2, 547).
[4] Nell’Etica
Nicomachea, Aristotele spiega che la parte irrazionale dell’anima è a sua
volta divisa in due parti: una vegetativa comune agli animali, e una appetitiva
o concupiscibile (ejpiqumhtikovn) che deve obbedire alla ragione (1102b)
[5] Nell’Etica Nicomachea (1139A) dice che l’anima razionale ha una parte
scientifica e una discorsiva: una si occupa dei princìpi che non possono essere
diversi da come sono, la seconda discute sul discutibile.
Nel trionfo della morte è l'assenza dell'attività lavorativa una delle cause dello sgretolamento morale del protagonista,io condivido.Senza il lavoro non può esistere tempo libero.Purchè il lavoro non soffochi l'individuo e gli impedisca di studiare e di migliorarsi. Giovanna Tocco
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