martedì 12 ottobre 2021

Aristofane, Ecclesiazuse, del 392

Prassagora vestita da uomo esce di casa con un bastone e una lucerna.

La donna si rivolge alla lucerna adulandola: hai nelle narici lo splendore del sole (5) e quindi le chiede luce.

L’adulazione funziona in ogni circostanza.

La lucerna conosce tutti i segreti della vita anche intima di Prassagora e di tante donne: le rimane accanto a loro anche quando in camera  si mettono alla prova nelle posizioni di Afrodite.  La lucerna di Prassagora  dunque è conscia come”, mutatis mutandis, il letto di Leopardi: “ e spesso all’ore tarde, assiso-sul conscio letto, dolorosamente-alla fioca lucerna poetando,-lamentavo co’ silenzi e con la notte-il fuggitivo spirto, ed a me stesso- in sul languir cantai funereo canto” (Le ricordanze, 114-118).

 

L’aggettivo conscio riferito al letto deriva a Leopardi da Apuleio quando Aristomene racconta una storia: trovando il compagno di stanza Socrate fatto a pezzi da due streghe non osa scappare per paura di essere accusato dell’omicidio, quindi torna nel lettuccio conscio della sua innocenza grabatŭlus conscius  (I, 16) e gli chiede di aiutarlo.

Prassagora seguita a ricordare alla lucerna l’intimità tra loro due: tu sola fai luce negli antri segreti delle cosce bruciacchiando il pelo che vi fiorisce- ajfeuvwn th;n ejpanqou`san trivca (12).

 

Nella Lisistrata un vecchio e una vecchia si minacciano a vicenda: lui mostrando i pugni , lei prospettandogli dei calci.

Lui fa: così mostrerai la fica.

E lei: comunque non la vedresti pelosa komhvthn (827) ma depilata al lucignolo anche se sono vecchia.  Non manca un tantino di corteggiamento pure tra questi nemici, e vecchi per giunta.

 

La lucerna è stata vicina Prassagora e alle altre donne (usa ancora il plurale)  pure nelle sortite notturne e furtive alla dispensa: la fida complice  ha fatto luce ma non ha raccontato ai vicini la sottrazione del grano e del vino.

Cfr. il protoantifemminista Esiodo il quale mette in guardia il fratello Perse: deve stare attento a non lasciarsi ingannare da una donna pugostovlo" , dalle natiche agghindate, che mentre fa moine seducenti, mira al granaio. Il fatto è che fidarsi di una donna è rischioso come dare fiducia a un ladro: "o{" de; gunaiki; pevpoiqe, pepoiq' o{ fhlhvth/sin" (Opere e giorni 373- 375). 

 

Bologna 12 ottobre 2021 ore 17, 03

giovanni ghiselli

 

p.s

Sto uscendo per informare i miei discenti della Primo Levi sulla commedia in generale e su gli Acarnesi di Aristofane.

Con l’informazione spero di fornire anche un po’ di formazione e di paideia.

Anche io ne riceverò da loro: dum doceo disco.

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