lunedì 11 ottobre 2021

Aristofane, "Lisistrata". 21. Un’indicazione metodologica: il maestro può insegnare bene solo ciò che gli piace

 

Borges
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Il coro di donne caritatevoli offre aiuto ai poveri.

Potranno prendere vestiti e oggetti d’oro e tutto quanto vogliono.

Devono però avere la vista acuta per vedere quando guardano.

Pobabilmente allude a tesori dell’anima generosa.

Chi non ha da mangiare, potrà andare a prendere la farina e una bella forma di pane

Dunque, chi vuole tra i poveri venga da me con sacco e bisaccia e prenderà del grano

lhvyetai purouv" (1210)

Segue però come altre volte una contraddizione: avverte di non avvicinarsi troppo e di stare attenti alla cagna - eujlabei`sqai th;n kuvna - 1215 . Per me sono parole di colore oscuro.

Forse significano che molte offerte generose possono essere anche pericolose da accettare.

Il Pritano bussa alla porta dell’acropoli che non si apre e minaccia di dare fuoco. Avvicina la torcia e le donne fuggono. Anche i vecchi vengono allontanati. Un Ateniese elogia il banchetto preparato

Il Pritano raccomanda le sbronze che rendono gli uomini meno sospettosi.

Rientrano i due cori quello di vecchi ateniesi e spartani con un flautista e quello delle donne guidate da Lisistrata

Il Pritano e il Lacone chiedono al flautista di suonare per dare inizio alle danze (1242 - 1246).

Ho tirato via questa parte perché mi pare poco chiara e significativa, o dai significati reconditi.

Con questa nota intendo dare un’altra indicazione metodologica: credo che le opere o le pardi di un’opera che non mi interessano, tanto meno potranno interessare i miei allievi.

 

Voglio autorizzare questa mia attitudine con parole di autori vari

Sentiamo J. L. Borges : "Nel mio testamento, che non ho intenzione di scrivere, consiglierei di leggere molto, ma senza lasciarsi condizionare dalla reputazione degli autori. L'unico modo di leggere è inseguendo una felicità personale. Se un libro vi annoia, fosse pure il Don Chisciotte, accantonatelo: non è stato scritto per voi (…) Non ho insegnato agli studenti la letteratura inglese, che ignoro, ma l'amore per certi autori. O meglio per certe pagine. O meglio, di certe frasi. Ci si innamora di una frase, poi di una pagina, poi di un autore" .

Un consiglio del genere dà pure Tolstoj: "Se vuoi insegnare qualcosa allo scolaro, ama la tua materia e conoscila, e gli scolari ameranno te e la tua materia e tu potrai educarli; ma se tu sei il primo a non amarla, per quanto li obblighi a studiare, la scienza non eserciterà nessuna azione educativa". Gli studenti, aggiunge il maestro russo, sono i migliori giudici dell'educatore, l'unico test per valutarlo: "E anche qui la salvezza è una sola: la libertà degli scolari di ascoltare o non ascoltare il maestro, di recepire o non recepire la sua azione educativa, cioè essi soli possono decidere se il maestro conosce e ama la sua materia" .

“Non si può fare leggere dei testi solo per obbedire a una costrizione e cioè perché sono imposti da un programma o da un canone; l’insegnante deve invece mostrare, agendo all’interno della comunità ermeneutica della classe, che tali testi sono letti perché hanno un significato e un valore per noi…Né si può escludere a priori che un insegnante e la sua classe arrivino a conclusioni opposte rispetto ai presupposti iniziali, e cioè alla presa d’atto che un determinato testo o autore non abbia oggi un particolare valore e un significato e che sia perciò giusto leggere altre opere o altri autori” .

“Una cosa ti piace? Bene, la condividi. Io direi che esattamente questo è insegnare, niente di più: il piacere immenso della condivisione” .

Credo pure che non sia necessario, e nemmeno opportuno, che ciascuno studi tutte le discipline: ognuno deve dedicarsi presto a quelle per le quali è portato.

Vittorio Alfieri non era incline alla geometria: “Di quella geometria, di cui io feci il corso intero, cioè spiegati i primi sei libri di Euclide, io non ho neppur mai intesa la quarta proposizione; come neppure la intendo adesso; avendo io sempre avuta la testa assolutamente anti - geometrica” ( Vita, 2, 4).

 

Note

 Dall'articolo di P. Odifreddi Se in cattedra sale un genio in “ Il Sole - 24 ore” del 13 gennaio 2002, p. 33.

 Educazione e formazione culturale (del 1862), in Quale scuola? , p. 116.

 R: Luperini, Insegnare la letteratura oggi, p. 98.

 P. Mastrocola, La scuola raccontata al mio cane, p. 50.

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