sabato 16 ottobre 2021

Se non si riconosce pari dignità ai vivi, almeno la si conferisca ai morti, alle vittime delle guerre e dei razzismi. Anche nostri

La nostra costituzione si apre con i princìpi fondamentali.

Mi sta particolarmente a cuore l’articolo 3 il quale purtroppo è rimasto inattuato

Lo copio qui sotto

Art 3“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di religione, di condizioni personali e sociali.

Comma B. E’ compito della repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori alla organizzazione politica, economica e sociale del paese”.

Ho già segnalato parecchie volte che queste parole ne echeggiano alcune del logos epitafios attribuito da Tucidide a Pericle. Ripeto anche queste per chi non le conoscesse

 

Noi, dice Pericle abbiamo una costituzione che è esemplare (paravdeigma) e degna di essere imitata. Si chiama democrazia siccome c’è una condizione di uguaglianza (to; i[son) per tutti. Si viene eletti alle cariche pubbliche secondo la stima del valore (kata; de; th;n ajxiwvsin)  né uno viene preferito alle cariche per il partito di provenienza (oujk ajpo; mevrouς) più che per il valore (to; plevon ejς ta; koina; h] ajp j ajreth̃ς), né del resto secondo il criterio della povertà (oujd j au\ kata; penivan) se uno può fare qualche cosa di buono per la città, ne è stato impedito per l’oscurità della sua posizione sociale (ajxiwvmatoς ajfaneiva/ kekwvlutai)-

II,  37, 1 delle Storie di Tucidide.

 

Oggi ripeto questo mio ritornello non tanto per invocare l’attuazione mai avvenuta di questo principio fondamentale, quanto per dire che la pari dignità  non viene riconosciuta non solo ai vivi ma neppure ai morti,  vittime dei razzismi e delle guerre.

 

Il quitidiano “la  Repubblica di oggi 16 ottobre 2021” dedica tre pagine intere 23-24-25 a “L’anniversario. La notte del ghetto”. Questo è il titolo. La firma è di Alberto Angela. La sintesi si trova nella parte più alta  della prima pagina e fa: “Roma, 16 ottobre 1943, le SS invadono il portico di Ottavia e catturano più di 100 persone tra cui 200 bambini. Ecco il racconto di quelle ore. Per non dimenticare mai”.

 

Bene ha fatto Alberto Angela a ricordare questo abominio con tre pagine.

Io mi limito a commemmorare con tre righe i massacri non meno abominevoli commessi dal colonialismo e dal razzismo italiano in Africa per diversi decenni. La dimenticanza di questi orrori è da condannare con altrettanta forza.


Bologna 16 ottobre 2021 ore 17, 57

giovanni ghiselli


p. s.

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