lunedì 11 ottobre 2021

Aristofane, "Lisistrata". 20. La donna assimilata alla terra

  

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Lisistrata domanda allo Spartano perché combattete - tiv mavcesqe - (1160) dopo il bene ricevuto dagli Ateniesi.

Lo Spartano risponde che loro vogliono la restituzione del tondo tw[gkuklon dorismo per tou[gkuklon, to; e[gkuklon , un mantello a ruota per donne. Lisistrata chiede cos’è, e lo Spartano risponde la porta di Pilo ta;n Puvlon che da tanto sentiamo il bisogno di tastare. Naturalmente allude agli organi sessuali.

Il Pritano dice che Pilo il luogo del Peloponneso occupato dagli Ateniesi non è cedibile.

Lo Spartano propone un cambio.

Il Pritano allora chiede per gli Ateniesi jEcinou'nta in Tessaglia con il doppio senso dato da ejci'no", riccio e pube di donna, poi il Mhlia' kovlpon il “seno” Maliaco (a ovest della parte nord dell’Eubea) e ta; Megarika; skevlh le gambe di Megara, le mura che la univano al porto. Seno e gambe ovviamente alludono a quelli delle donne.

L’astinenza sessuale rende maniaci.

 

I due maschi vogliono lavorare il campo che indica il corpo femminile anche in altri testi.

 

Commento i versi della Lisistrata dove con la metafora che identifica la donna con la terra.

 il Prirano ateniese dice: “senz’altro io mi spoglio e da nudo voglio seminare - h[dh gewrgei'n gumno;" ajpodu;" bouvlomai”

E lo Sparta non vuole collaborare alla fertilizzazione concimando il campo (1174)

 

Excursus

L'assimilazione della donna alla terra 

Nell’Antigone di Sofocle, Emone chiede a Creonte, suo padre: "Ma ammazzerai la fidanzata del tuo stesso figlio?" (568).

E Creonte risponde: "Sì: ci sono campi da arare anche di altre" (569)

Mircea Eliade nel suo Trattato di storia delle religioni scrive: "L'assimilazione fra donna e solco arato, atto generatore e lavoro agricolo, è intuizione arcaica e molto diffusa"(p. 265).

A sostegno di questa affermazione cita diversi testi, tra i quali l'Edipo re ("pw'" poq j aiJ patrw'/aiv s j a[loke" fevrein, tavla", si'g j ejdunavqhsan ej" tosonde;", vv. 1211 - 1213, come mai i solchi paterni - ossia già seminati dal padre - poterono, infelice, sopportarti fino a tanto in silenzio?), e le Trachinie (vv.30 e sgg.) dove Deianira lamenta l'assenteismo coniugale di Eracle il quale, come eroe, è impegnatissimo, ma come marito si comporta alla pari di un colono che, avendo preso un campo lontano, va a vederlo solo quando semina e miete, ossia un paio di volte all'anno.

Per quanto riguarda l'identificazione più precisa della donna con il solco, Eliade cita il Codice di Manu (IX,33) dove sta scritto: "La donna può essere considerata come un campo; il maschio come il seme", e un proverbio finlandese che fa: "Le ragazze hanno il campo nel loro corpo". A queste testimonianze possono essere aggiunte altre, antiche e moderne, per mostrare quanto tale idea sia davvero diffusa nella mente umana, soprattutto in quella maschile.

 

Nel II stasimo dei Sette a Tebe (vv.751 e sgg.) il Coro di vergini tebane, riferendosi a Laio, dice che egli generò il destino per sé, Edipo parricida, il quale a sua volta osò seminare il sacro solco della madre dove nacque (matro;" aJgna;n - speivra" a[rouran, i{n j ejtravfh, 753 - 754), e la pazzia univa gli sposi dementi (paravnoia suna'ge - numfivou" frenwvlei", 756 - 757)

 

Euripide nelle Fenicie ricorda, attraverso Giocasta, il responso di Febo che prescrisse a Laio: "mh; spei're tevknwn a[loka daimovnwn biva/" (v. 18), non seminare il solco dei figli a dispetto degli dèi.

 

 L’ Oreste euripideo per attenuare la colpa del matricidio dice al nonno materno che il padre lo generò, mentre la madre non ha fatto che partorirlo: ella è stata solo il campo arato che ha preso il seme da un altro: "to; sperm j a[roura paralabous ja[llou pavra" (v. 553).

 

La stessa ragione addotta da Apollo nelle Eumenidi di Eschilo (vv. 658 e sgg.) per minimizzare il delitto del matricida.

 

Shakespeare paragona la giovanissima Marina, vergine e onesta, a della terra non dissodata. Parlano una mezzana e un ruffiano che vorrebbero trarre profitto dalla prostituzione della ragazza: “Crack the glass of her verginity, and make the rest malleable” , rompi il vetro della sua verginità e rendi il resto malleabile dice il ruffiano.

E la mezzana risponde: “ An if she were a thornier piece of ground than she is, she shall be ploughed ” (Pericle, principe di Tiro, IV, 4), anche se fosse un pezzo di terra più spinoso di quello che è, verrà arata.

 

Tra gli autori latini Lucrezio , forse sotto la scorta di Euripide interpreta la "deum mater " (II,659), come la divinizzazione della terra .

 

Questa parentela stretta tra la femmina umana (o divina) e la terra, è messa in rilievo anche da non pochi autori moderni. Kierkegaard nel Diario del seduttore indica e sottolinea la vicinanza della ragazza alla natura:"Perfino quel che in lei c'è di spirituale ha alcunché di vegetativo"(p.138) .

 

Su questa linea si trova anche J. J. Bachofen, l'autore di Das Mutterrecht , che vede nel diritto materno quello fisico, e nel paterno il metafisico, in quanto "la donna è la terra stessa. La donna è il principio materiale, l'uomo è il principio spirituale...Platone nel Menesseno (238a) dice - non è la terra a imitare la donna, ma la donna a imitare la terra - ". Del resto non bisogna dimenticare che, se nel Menesseno Platone scrive (precisamente) : "ouj ga;r gh' gunai'ka memivmhtai kuhvsei kai; gennhvsei (nella gravidanza e nel parto), ajlla; gunh; gh'n", nel Menone , 81d, il filosofo ateniese afferma che tutta la natura è imparentata con se stessa (th'" fuvsew" aJpavsh" suggenou'" ou[sh"), e, dunque, anche l'uomo è stretto parente della grande madre.

 

 “At the Thesmophoria they tried to persuade the Earth to imitate them” , alle Tesmoforie le donne cercavano di persuadere la Terra a imitare loro

 

Questa teoria, espressa con benevolenza verso le femmine umane dal filosofo danese e in maniera ambivalente, non priva di contraddizioni da Bachofen, assume aspetto malevolo, decisamente antifemminista in Otto Weininger, l'autore di Sesso e carattere, morto, forse non a caso, suicida nel 1903, a soli ventitré anni. Secondo lo scrittore austriaco" le donne stanno incosciamente più vicine alla natura che non l'uomo. I fiori sono i loro fratelli" (p.293), e, più avanti (p.296),"l'uomo è forma, la donna è materia...la materia vuole essere formata: perciò la donna pretende dall'uomo la delucidazione dei suoi pensieri confusi".

 

Si può continuare la rassegna, certo parziale e limitata, con un altro autore austriaco, uno dei massimi romanzieri del Novecento, Robert Musil che, ne L'uomo senza qualità, compie l'operazione inversa: assimila la terra alla donna. "Ulrich la trattenne e le mostrò il paesaggio. - Mille e mille anni fa questo era un ghiacciaio. Anche la terra non è con tutta l'anima quello che momentaneamente finge di essere - egli spiegò - . Questa creatura tondeggiante è di temperamento isterico. Oggi recita la parte della provvida madre borghese. A quei tempi invece era frigida e gelida come una ragazza maligna. E migliaia di anni prima si era comportata lascivamente, con foreste di felci arboree, paludi ardenti e animali diabolici"( p.279).

 

Concludo citando D'Annunzio: in Il Piacere Andrea Sperelli dichiara che "fra i mesi neutri" aprile e settembre preferisce il secondo in quanto "più feminino... E la terra? - aggiunge - Non so perché, guardando un paese, di questo tempo, penso sempre a una una bella donna che abbia partorito e che si riposi in un letto bianco, sorridendo d'un sorriso attonito, pallido, inestinguibile. E' un'impressione giusta! C'è qualche cosa dello stupore e della beatitudine puerperale in una campagna di settembre!"(p. 169).

 Infine in Il Fuoco l'amante non più giovane viene assimilata, tra l'altro, a "un campo che è stato mietuto"(p. 306).

 

Fine dell’excursus

Lisistrata chiede un accordo tra i maschi che sono un guerra da due decenni

Il Pritano dice senza metafore ejstuvkamen (1178), ce l’abbiamo ritto, e aggiunge che sono d’accordo anche gli alleati: tutti vogliono fottere binei'n (1180).

Lo Spartano conferma tale volontà anche nei Peloponnesiaci

Lisistrata ordina ai maschi di purificarsi – ajgneuvsete - 1182.

Dopo potranno entrare nell’Acropoli occupata dalle donne. Saranno ospitati e le donne offriranno quanto hanno ejn tai`si kivstai" (1184). Sempre con il doppio senso. Poi ognuno riprenderà la sua donna e se ne andrà.

Il pritano ateniese e il messo spartano si affrettano a obbedire

 

Bologna 11 ottobre 2021 ore 9, 38

 

giovanni ghiselli

 

p. s.

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Domani alle 18 inizierò il corso. Nel primo incontro di due ore pesenterò la commedia antica e Aristofane in generale poi almeno una prima parte degli Acarnesi.

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