Seconda parte
della conferenza che terrò ad Assisi sabato 22 novembre 2014
Lettera Enciclica
Deus Caritas est
di Benedetto XVI sull’amore cristiano.
Libreria editrice
vaticana. Città del Vaticano, 2006.
Voglio segnalare
un’ analogia tra i classici e i cristiani nell’essere generosi e
morali con i cosiddetti ultimi .
“Gesù si
identifica con i bisognosi: affamati, assetati, forestieri, nudi,
malati, carcerati “Ogni volta che avete fatto queste cose a uno
solo dei miei fratelli più piccoli, l’avete fatta a me” (Matteo,
25, 40).
Amore di Dio e
amore del prossimo si fondono insieme: nel più piccolo incontriamo
Gesù stesso e in Gesù incontriamo Dio” (Deus
caritas est, p. 36).
Sentiamolo in
latino: “Amen dico vobis: Quamdiu
fecistis uni de his fratribus meis minimis, mihi fecistis”
E in greco
‘ajmh;n levgw
uJmi`n, ejf j o{son ejpoihvsate eJni; touvtwn tw`n ajdelfw`n mou tw`n
ejlacivstwn, ejmoi; ejpoihvsate’.
Ebbene, anche
questo porgere aiuto agli ultimi si trova nei classici
Vediamo i
classici pagani. La principessa dei Feaci Nausicaa, nel VI canto
dell’Odissea
(207-208) vuole aiutare Ulisse giunto naufrago nell’isola di
Scheria e dice queste parole alle ancelle in fuga spaventate
dall’aspetto di Odisseo : “ to;n
nu`n crh; comevein: pro;~
ga;r Dio;~ eijsin a[pante~-xei`noiv te ptwcoiv te, dovsi~ d j ojlivgh
te fivlh te”, questo è un
misero naufrago e dobbiamo curarcene da Zeus infatti vengono tutti
gli stranieri e i poveri, e un dono pur piccolo è caro
Le stesse
parole (Odissea,
XIV, 57-59) dice Eumeo il guardiano dei porci di Itaca quando Ulisse
gli si presenta travestito da mendicante, irriconoscibile, quindi il
porcaio lo accoglie ospitalmente e gli spiega che non è suo costume
maltrattare lo straniero (xei`non
ajtimh`sai), nemmeno quando ne
arriva uno kakivwn
più malconcio di lui.
Non
dissimile è la situazione di Edipo giunto a Colono cieco e
vagabondo, per giunta malfamato. Teseo, il re di Atene, lo aiuta
poiché, dice “so di essere uomo”(Edipo
a Colono,
v. 567).
Il
sapere di essere uomo che cosa comporta?
Significa
incontrare una creatura mezza distrutta come è Edipo cieco, esule e
mendico, provarne pietà,
incoraggiarla ponendo domande, chiedendo di che cosa abbia bisogno:
“kaiv s j
oijktivsa"-qevlw jperevsqai1,
duvsmor j Oijdivpou, tivna-povlew" ejpevsth" prostroph;n
ejmou' t j e[cwn,-aujtov" te chj sh; duvsmoro"
parastavti"", (Edipo
a Colono, vv. 556-559), e sentendo
compassione, voglio domandarti, infelice Edipo, con quale preghiera
per la città e per me ti sei fermato qui, tu e l’infelice che ti
aiuta.
Quindi vuol dire
ascoltare, mettersi nei panni del supplice e comprendere con simpatia
poiché siamo tutti effimeri, sottoposti al dolore e destinati alla
morte.
" Fammi
sapere-continua Teseo- infatti dovresti raccontarmi misfatti atroci
perché mi sottraessi; poiché so che anche io sono stato allevato da
straniero, come te, e in terra straniera ho affrontato più di ogni
altro uomo lotte rischiose per la mia vita, sicché non rifuggirei
dal salvare nessuno straniero, come ora sei tu, in quanto so di
essere uomo (e[xoid
j ajnh;r w[n, v. 567) e so che
del domani nessun attimo appartiene più a me che a te"(vv.560-568).
A queste parole
si può accostare l’homo sum di
Terenzio :"Homo sum: humani nil
a me alienum puto "2.
Queste parole
potrebbero essere utili alla rieducazione dei razzisti nostrani.
Ratzinger sa
bene che l’amore e l’amicizia nelle loro forme più elevate sono
conosciuti e praticati dai classici: infatti cita Sallustio che nel
De Coniuratione Catilinae
(XX, 4) ha scritto: “nam idem velle
atque idem nolle, ea demum firma amicizia est”,
“volere la stessa cosa e rifiutare la stessa cosa, è quanto gli
antichi hanno riconosciuto come autentico contenuto dell’amore”
(Deus caritas est,
p. 40).
In questo
contesto è lo stesso Catilina che parla ai suoi simpatizzanti e
complici.
Deus Caritas
est II parte del libro
Nella seconda
parte del libro, Ratzinger presenta la Caritas come “L’Esercizio
dell’amore da parte della chiesa quale comunità d’amore” (pp.
43-93)
Particolarmente
interessante per me è la descrizione della comunità dei cristiani
degli inizi.
“Tutti coloro
che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in
comune (et habebant omnia communia);
chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti,
secondo il bisogno di ciascuno (prout
cuique opus erat)” (Atti
degli Apostoli, 2, 44-45)
Sentiamo ora il
racconto di un pagano, un alto funzionario dell’impero, sulle
comunità cristiane nei primi anni del II secolo.
Ma partiamo dal
III canto dell’Odissea,
dove Telemaco e Atena trasformata in Mentore vanno a Pilo. Qui
trovano Nestore e i figli che compiono un voto ad Atena sacrificando
una giovenca con le corna rivestite d'oro, poi banchettarono. Questo
mangiare successivo al rito religioso sembra anticipare l'agape
cristiana, il banchetto d'amore che segue alla cerimonia.
Ne ricavo
notizia dalla famosa lettera di Plinio il Giovane (61-115 d. C.) che,
da governatore della Bitinia (nel 112 d. C.), descrive i costumi dei
Cristiani a Traiano, l’imperatore (98-117) che gli aveva chiesto
di fare un’indagine
:"
Adfirmabant
autem hanc fuisse summam vel culpae suae vel erroris, quod essent
soliti stato die ante lucem convenire carmenque Christo quasi deo
dicere secum invicem seque sacramento non in scelus aliquod
obstringere, sed ne furta, ne latrocinia, ne adulteria committerent,
ne fidem fallerent, ne depositum appellati abnegarent.
Quibus
peractis morem sibi discendendi fuisse rursusque coeundi ad capiendum
cibum, promiscuum tamen et innoxium "
(Ep.
X, 96, 7), affermavano d'altra parte che questa era stata l'essenza
della loro colpa o dell'errore, il fatto che erano soliti riunirsi in
un giorno stabilito prima dell'alba, e cantare tra loro,
alternatamente, un inno in onore di Cristo come se fosse un dio e
impegnarsi con giuramento, non a perpetrare qualche crimine, bensì a
non commettere furti, rapine, adultèri, a non rifiutarsi di
restituire, richiesti, una cosa avuta in consegna. Compiute tali
cerimonie, avevano l'abitudine di andarsene e di riunirsi un'altra
volta per prendere del cibo, comunque ordinario e innocente.
Anche
il cibus
di Pilo è sostanzialmente promiscuus,
innoxius
, e nobilitato dai buoni sentimenti di quanti partecipano a tale
comunione.
Questo
è il convito piacevole, legittimo e perfino santo: insomma il
banchetto umano, privo di corruzione. Cfr. e contrario quello del
Satyricon.
Per
quanto riguarda i valori e i disvalori considerati nel nostro
percorso c'è da notare che il sacramentum
dei cristiani esclude comportamenti esecrati anche dai
tradizionalisti romani: in particolare:
ne adulteria committerent, ne fidem fallerent
. I valori forti dei Greci sono aidwv~,
rispetto, pudore, divkh,
giustizia, cavri~
gratitudine; quelli dei latini fides,
pudicitia, disciplina
Ma
torniamo a Ratzinger “L’elemento della ‘comunione’
(koinwniva)
…consiste appunto nel fatto che i credenti hanno tutto in comune e
che, in mezzo a loro, la differenza tra ricchi e poveri non sussiste
più (cfr. anche At
4, 32-37)” (p. 47)
In
questo secondo luogo indicato, simile al primo, leggiamo:
“Multitudinis
autem credentium erat cor et anima una, nec quisquam eorum, quae
possidebant, aliquid suum ese dicebat, sed erant illis omnia communia
–h\n
aujtoĩς
a{panta koinav)-”.
“Con
il crescere della Chiesa. Questa forma radicale di comunione
materiale non ha potuto, per la verità, essere mantenuta” (p. 48).
Platone nelle
Leggi
scrive che la condizione moralmente migliore è quella lontana dalla
ricchezza e dalla povertà.
La
rappresentazione che Platone dà dei primordi è quella di una
condizione essenzialmente pacifica, dove non erano ancora ricchi e
poveri, e dove la benigna semplicità degli umani aveva per
conseguenza un livello morale più alto
Vediamo cosa dice
l'Ateniese nelle Leggi
a proposito degli uomini primitivi "Poveri per questo motivo non
erano, né, costretti dalla povertà, divenivano discordi tra loro; e
nemmeno ricchi divennero mai in quanto privi di oro e di
argento…nella società in cui non sia presente né ricchezza né
povertà, direi che i costumi potrebbero essere nobilissimi: infatti
violenza, né ingiustizia, né gelosie né invidie possono nascervi.
Erano buoni in grazia di questa vita e di quella che si dice
semplicità” (679b-c).
Cfr. la “teoria
della classe media” nelle Supplici
e nell’Oreste
di Euripide-
Questi autori
classici insomma non hanno la caratteristica
u{bri" dell'uomo economico
che considera virtù massima la capacità di fare denaro.
Un elogio della
povertà, e del santo che la amò con fedeltà assoluta, imitando il
Cristo, si trova nel Paradiso
di Dante:"Francesco e Povertà per questi amanti/prendi oramai
nel mio parlar diffuso"(XI, 74-75).
Ratzinger poi
ricorda che l’esercizio della carità della Chiesa si diffuse con
il “praticare l’amore verso le vedove e gli orfani, verso i
carcerati, i malati e i bisognosi di ogni genere…Il grande
scrittore cristiano Tertulliano (morto dopo il 220) racconta come la
premura dei cristiani verso ogni genere di bisognosi suscitasse la
meraviglia dei pagani ”3
(p. 50).
L’imperatore
Giuliano che cercò di restaurare il paganesimo “in una delle sue
lettere4
aveva scritto che l’unico aspetto del cristianesimo che lo colpiva
era l’attività caritativa della Chiesa” (p. 53).
Il servizio della
carità si chiama diakoniva,
e “la caritas-agape
travalica le frontiere della Chiesa: la parabola del buon Samaritano
rimane come criterio di misura, impone l’universalità dell’amore
che si volge verso il bisognoso incontrato ‘per caso’ cfr. Luca
10, 31” (p. 54).
Neppure nella
civiltà classica manca l’idea della fratellanza universale
Le Storie
dopo Polibio di Posidonio (andavano
dal 143 al 70) non sono conservate, ma ve ne è traccia notevole
nella benemerita Biblioteca
di Diodoro5:
e soprattutto nel proemio diodoreo sono sviluppati pensieri che
sembrano risalire appunto al proemio posidoniano. Innanzi tutto
l'idea stoica della storia universale come proiezione della
fratellanza universale che collega in un nesso solidale-come membra
di un unico corpo, secondo l'espressione
senechiana-tutti gli esseri
umani. La storia universale "riconduce ad un'unica compagine gli
uomini, divisi tra loro nello spazio e nel tempo, ma partecipi di
un'unica reciproca parentela" (Diodoro, I, 1, 3).
Oltre che
"strumento della provvidenza
(uJpourgoi;
th'" qeiva" pronoiva")
", perciò gli storici sono
anche benefattori del genere umano: e la storiografia-prosegue
Diodoro-oltre ad essere profh'ti"
th'" ajlhqeiva"
è anche "madrepatria della
filosofia
(mhtrovpoli"
th'" filosofiva")"
(I, 2, 2) )”6.
Sulla
solidarietà tra gli umani voglio portare altre testimonianze
Marco
Aurelio, imperatore (161-180 d. C.) e filosofo, scrive: noi siamo
nati per darci aiuto reciproco ("pro;"
sunergivan"),
come i piedi, le mani, le palpebre, come le due file dei denti.
Dunque l'agire uno a danno dell'altro è cosa contro natura ("to;
ou\n ajntipravssein ajllhvloi" para; fuvsin")7.
Questa idea di
humanitas
è stata e sarà ripresa nei secoli dei secoli : in Devotions
upon Emergent Occasion di John
Donne (1572-1631) per esempio leggiamo:" Nessun uomo è
un'isola conclusa in sé; ogni uomo è una parte del Continente, una
parte del tutto. Se il mare spazza via una zolla, l'Europa ne è
diminuita, come ne fosse stato spazzato via un promontorio..la morte
di qualsiasi uomo mi diminuisce, perché io appartengo all'umanità,
e quindi non mandare mai a chiedere per chi suona la campana("for
whom the bell tolls "8
); suona per te.
Leopardi
aveva suggerito una relazione polemica con la natura, ma nello
stesso tempo un rapporto di solidarietà e amore tra gli uomini:
“Costei chiama inimica; e incontro a questa /congiunta esser
pensando,/siccome è il vero, ed ordinata in pria/l’umana
compagnia,/tutti fra se confederati estima/gli uomini, e tutti
abbraccia/con vero amor, porgendo/valida e pronta ed aspettando
aita/negli alterni perigli e nella angosce della guerra comune”9.
Totnamo al Papa
emerito
La Giustizia deve
essere la stella polare di chi governa gli Stati.
Lo aveva già
scritto Solone nella sua Elegia sul Buongoverno.
Lo ripete
Agostino nel De civitate Dei:
“Remota itaque iustitia quid sunt
regna nisi magna latrocinia? (IV,
4).
“Alla struttura
fondamentale del cristianesimo appartiene la distinzione tra ciò che
è di Cesare e ciò che è di Dio (cfr. Matteo,
22, 21), cioè la distinzione tra Stato e Chiesa o, come dice il
Concilio Vaticano II, l’autonimia delle realtà temporali…Le due
sfere sono distinte, ma sempre in relazione reciproca” (p. 59)
“L’amore-caritas-
sarà sempre necessario, anche nella società più
giusta…L’affermazione secondo la quale le strutture giuste
renderebbero superflue le opere di carità di fatto nasconde una
concezione materialistica dell’uomo: il pregiudizio secondo cui
l’uomo vivrebbe di “solo pane” (Matteo,
4, 4)-convinzione che umilia l’uomo e disconosce proprio ciò che è
più specificamente umano” (p. 63)
Il Papa dunque
contrappone “All’anti-cultura della morte, che si esprime per
esempio nella droga” la cultura dell’amore “che non cerca se
stesso, ma che, proprio nella disponibilità a “perdere se stesso”
per l’altro (cfr. Luca,
17, 33), si rivela come cultura della vita” (p, 69).
La forza che ci
spinge è l’amore di Cristo (Paolo, 2 Cor
5, 14) Caritas enin Christi urget
nos, hJ
ga;r ajgavph toũ
Cristoũ
sunevcei hJmãς
, quasi ci costringe.
Dio può darci
delle sofferenze, come le diede a Giobbe e noi possiamo non capirne
il motivo. Anzi, non possiamo
capirle.
“E’
sant’Agostino che dà a questa
nostra sofferenza la risposta della fede: “Si
comprehendis, non est deus”,-Se
tu lo comprendi, allora non è
Dio11”
(p. 84).
Seneca pone il
problema della difficoltà di comprendere la causa delle nostre pene
inflitte ai buoni da un dio buono e nel De
providentia risponde che Dio ce le
dà per renderci più forti.
Dio vuole
temprare l'uomo buono per assimilarlo alla propria natura:"Idem
tibi de deo liqueat: bonum virum in deliciis non habet; experitur,
indurat, sibi illum parat " (1,
6), lo stesso ti sia chiaro di dio: non tiene l'uomo buono in mezzo
ai piaceri, lo mette alla prova lo indurisce, lo prepara per sé.
La conclusione
del libro di Papa Ratzinger è un omaggio alla madre di Gesù: “Tra
i santi eccelle Maria, Madre del Signore e specchio di ogni santità”
(p. 89)
“Lo vediamo
nella delicatezza, con la quale a Cana percepisce la necessità in
cui versano gli sposi e la presenta a Gesù12.
Lo vediamo nell’umiltà con cui accetta di essere trascurata nel
periodo della vita pubblica di Gesù, sapendo che il Figlio deve
fondare una nuova famiglia e che l’ora della Madre arriverà
soltanto nel momento della croce, che sarà la vera ora di Gesù
(cfr. Giovanni
2, 4; 13, 1). Allora, quando i discepoli saranno fuggiti, lei resterà
sotto la croce (cfr. Giovanni,
19, 25-27); più tardi, nell’ora di Pentecoste, saranno loro a
stringersi intorno a lei nell’attesa dello Spirito Santo (cfr.
Atti1,
14)” (p. 91)
Maria, la più
materna delle anime, mi fa venire in mente Antigone, la più sororale
che, sebbene non cristiana, esprime tutta la sua carità e umanità
dicendo: “ou[toi
sunevcqein ajlla; sumfilei'n e[fun",
(Sofocle, Antigone,
v. 523), certamente non sono nata per condividere l'odio, ma l'amore.
Antigone è
diventata sorella di tutti noi.
“La parola del
Crocifisso al discepolo-a Giovanni e attraverso di lui a tutti i
discepoli di Gesù: “Ecco tua madre” (Giovanni
19, 27)-diventa nel corso delle generazioni sempre nuovamente vera.
Maria è diventata di fatto, Madre di tutti i credenti” (p. 91)
Chi ha bevuto
alla fonte dell’amore di Dio diventa “egli stesso una sorgente
“da cui sgorgano fiumi di acqua viva” (cfr. Giovanni
7, 38)”
Dato a Roma,
presso San Pietro, il 25 dicembre, solennità del Natale del Signore,
dell’anno 2005, primo di Pontificato.
Con questo mio
commento ho voluto confutare quanti. Come Alessandro Manzoni,
ritengono che la morale cattolica” è la sola morale santa e
ragionata in ogni sua parte”13.
giovanni ghiselli
presenterò
questo percorso nel corso del seguente convegno.
C L E |
LICEO CLASSICO “PROPERZIO”
|
Centrum Latinitatis Europae |
ASSISI
|
Progetto LUCERNA |
ASSISI – Liceo
Classico “Properzio” – Via Ludovico da Casoria, 3.
22-23
NOVEMBRE 2014
LATINITAS NUNC ET
HIC
Sabato 22
novembre - Mattina
Ore
9.15 Presentazione del Convegno
Giovanni Pace –
Dirigente Scolastico Liceo Classico “Properzio”
Presentazione del
Centrum Latinitatis Europae
(CLE) e del Progetto Lucerna
Rainer
Weissengruber (Presidente CLE) – Andrea del Ponte (Genova)
Romualdo
Marandino (Avellino) – Domenico Plataroti (Roma).
Ore 9.45 Paolo
Anelli
La latinitas
nella Biblioteca del Liceo Classico “Properzio”.
Ore 9.55 Paolo
Capitanucci – Docente di Filosofia all’Istituto Teologico di
Assisi
Il latino
nella cultura scientifica dei francescani.
Ore
10.10 Giovanni Ghiselli
Eredità della
cultura classica negli autori cristiani
Ore
10.50 Premiazione Eccellenza Ginnasiale “Premio Migliazza 2014”
Ore 11 – Pausa
Ore
11.10 Leonardo Speranza – Docente Istituto Istruzione Superiore “A.
Pieralli” Perugia
La sintassi
“mistica” nel linguaggio di Francesco e di Ignazio
Stefano Angelini
– Docente Liceo Scientifico “Alessi” Perugia
“Latine
perpetuo Magister loquatur”
Elisabetta
Sorbini – Docente Liceo Classico “Properzio” Assisi
Ai limiti del
canone
Chiara Della
Vedova – Docente Liceo Classico “Properzio” Assisi
Vulpis et
uva: modulo interlinguistico presentato al CLE nel 2006/2007
Interventi flash
di ex-alunni del Liceo Classico “Properzio”
Tiziano Sensi:
Della «necessità» del latino:
l’attualismo gentiliano e la riforma della scuola in Italia.
Pietro Speziali:
Latino Greco Matematica: l’inutilità
al potere.
Luca Villanova:
Il latino nel lessico
medico-scientifico.
Antonella
Fattorusso: Il latino raccontato da
un’ex liceale attraverso l’interpretazione di segni e sintomi di
malattia.
Eleonora Sideri:
Le possibilità che offrono gli studi
classici oggi.
Simone Pizziconi:
La grande bellezza (la Forma di Carlo
Diano) nella latinitas.
Francesco Busti:
Se amare è una colpa.
Ore
12.00-12.15 CONCLUSIONI
Sabato 22
novembre – Pomeriggio
- Riunione del Centrum Latinitatis Europae riservata al gruppo direttivo del CLE e ai coordinatori del Punto CLE di Assisi, presso la Sala riunioni dell’Hotel Garden.
- Per i partecipanti al Convegno non mancano opportunità per una visita ai luoghi francescani di Assisi: la Basilica di San Francesco con gli affreschi Giotto e Cimabue (dalla piazza Superiore di San Francesco si accede anche al Bosco di San Francesco, curato dal FAI (ingresso prima delle ore 15, chiusura ore 16), il Santuario di San Damiano, l’Eremo delle Carceri, la Basilica di Santa Maria degli Angeli con la Porziuncola; inoltre la Basilica di Santa Chiara e la Cattedrale di San Rufino.
Per conoscere
l’Assisi romana si consiglia una visita al Foro
Romano, l’antica piazza di età
imperiale, con il tempietto dei Dioscuri, la cisterna e le tabernae,
che si trova sotto l’attuale piazza del Comune, dominata dal Tempio
di Minerva.
In alternativa, è
possibile visitare (fino alle ore 17.00) la Pinacoteca comunale di
Assisi, sita in Via S. Francesco, 12, nel secentesco Palazzo
Vallemani, con affreschi di epoca medievale e rinascimentale.
All’interno della Pinacoteca è allestito il Museo
della memoria, Assisi 1943-1944.
Nel mese di
novembre in Piazza del Comune c’è la Mostra Mercato dell’Olio e
dei prodotti tipici del territorio nell’ambito della manifestazione
UNTO (UNESCO Natura Territorio Olio), che aderisce al progetto
FRANTOI APERTI, e che prevede, su richiesta, una visita ad un
frantoio, con sosta al Castello di Beviglie ed alla chiesina
dell’Immacolata Concezione con affreschi del ‘500.
- Cena all’Hotel Garden, con discussione aperta post cenam:
“Parlare oggi
di valori antichi…” (Cosa possiamo aspettarci dagli addetti ai
lavori umanistici).
Domenica 23
novembre
Dalle ore 9.00
alle ore 11.00. Ritrovo in Piazza del Comune di fronte al Tempio di
Minerva.
Visita alle Domus
romane di Assisi: la Domus detta di Properzio e la Domus del
Lararium, con la guida della Dott.ssa Maria Laura Manca della
Soprintendenza per i Beni archeologici dell’Umbria.
Conclusione con qualche riflessione sul tema
del convegno e gli orizzonti del Punto CLE Lucerna di Assisi: visioni
di un iter tra gli elementi di un’eredità complessa, stratificata,
sorprendente….
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3
Apologeticum,
39, 7. Una meraviglia non priva di biasimo: “Vide,
inquiunt, ut invicem se diligant”, ipsi enim invicem oderunt”
ndr
5Vissuto
nel I sec. a. C. è autore della Biblioteca
storica, una grande compilazione di
storia universale. Andava dalle origini all’età di Giulio Cesare.
Constava di 40 libri. Ce ne sono arrivati i primi cinque e frammenti
degli altri (n. d. r.).
8
E', notoriamente, il titolo di un romanzo di Hemingway, 1940
10
Marzo 1974. Vuoto di Carità, vuoto di Cultura: un linguaggio senza
origini. (Scritti corsari,
p. 44).
arimQploxmo Nina Taglienti https://marketplace.visualstudio.com/items?itemName=1subscinviya.Descargar-Transpire-gratuita
RispondiEliminadiepesuju