Vittorio Alfieri |
Nerone,
Seneca, San Paolo e le tasse. Il silenzio imposto alle donne.
Nerone, per assecondare Seneca, nel
58 propose di abolire le tasse indirette, il che avrebbe danneggiato i
cavalieri appaltatori di vectigalia.
Seneca sognava, in realtà, una specie
di diarchia tra gli organi imperiali e il senato: teneret antiqua munia senatus (Tacito, Annales, XIII, 4), fu
l’essenza del discorso programmatico di Nerone,
“conservasse le sue antiche prerogative il senato”.
Ma l’abolizione dei vectigalia era un piano utopistico, più
senecano di Seneca, e il senato lo ridusse a termini ragionevoli.
I vectigalia
erano affidati alle societates equitum
Romanorum (Tacito, Annales, IV,
6) e quindi l’utopia del 58 era antiequestre.
I senatori temevano la tributorum abolitio (Tac. Ann, XIII, 50), la scomparsa di tutte le
tasse, anche di quelle dirette (tributa).
I cavalieri erano uomini d’affari,
mercanti, usurai, pubblicani e anche proprietari fondiari. Poi conductores, appaltatori, delle grandi
proprietà agricole imperiali, in concorrenza con i liberti. Una borghesia
affaristica e prepotente, sia pure meno rozza dei liberti arricchiti. Questi
erano la sesquiplebe dell’epoca.
Leggiamo alcuni versi della satira di Vittorio Alfieri
intitolata LA SESQUI-PLEBE [1]
Avvocati, e Mercanti, e Scribi, e tutti
Voi, che appellarvi osate il Ceto-medio,
Proverò siete il Ceto de' più Brutti.
D'ogni Città voi la più prava parte,
Rei disertor delle paterne glebe,
Vi appello io dunque in mie veraci carte,
Non Medio-ceto, no, ma Sesqui-plebe.
Sesqui è
abbreviazione di semisque che
significa “mezza volta in più” (semisque
hora=un’ora e mezzo)
Il senato era contrario alle
largizioni monetarie: Trasea Peto (costretto poi a uccidersi nel 66) propose ne Syracusis
spectacula largius ederentur ( Annales,
XIII, 49), che non si allestissero spettacoli troppo costosi a Siracusa.
Ma gli altri senatori lo accusarono di
occuparsi di inezie.
Il popolo del resto si lamentava
della rapacità degli appaltatori[2]
; allora dubitavit Nero an cuncta vectigalia omitti iubēret
idque pulcherrimum donum generi mortalium daret (Tacito, Annales, XIII, 50), Nerone fu incerto se
abolire tutte le tasse e fare così il dono più bello al genere umano.
Ma “non era possibile spezzare i presupposti
economici dello stato: ancora qualche mese prima, l’apostolo Paolo-un giudeo
romano, che in questo caso capiva i problemi dell’impero meglio dell’imperatore
Nerone o del senatore Seneca-aveva insistito con i suoi fedeli di Roma…sulla
necessità che si corrispondessero allo stato così le tasse dirette come le
indirette”[3].
Paolo scrive la Lettera ai Romani alla fine del 57 o ai primi del 58. Dice ai
cristiani di Roma: ogni anima sia sottoposta alle autorità superiori: infatti
non c’è autorità se non da Dio: “ouj ga;r e[stin ejxousiva eij mh; ajpo; Qeou', non est enim potestas nisi a deo” (13,
1). Sicché chi si oppone all’autorità si oppone all’ordinamento di Dio; e
quelli che si oppongono saranno puniti. Dovete obbedire “a chi dovete le tasse
(to;
tevlo~
“tassa indiretta”, vectīgal), date le
tasse; a chi il timoroso rispetto (to;n fovbon), date il timoroso rispetto; a chi l’onore,
date l’onore”.
“Paolo insiste sulla necessità che i
Cristiani siano soggetti alle autorità romane; e formula il concetto,
fondamentale nella storia dell’impero che omnis
potestas a deo”.[4]
“Reddite
omnibus debita: cui tributum (fovron) tributum (tassa diretta), cui vectīgal (tevlo~) vectigal (tassa indiretta ), cui timorem timorem, cui honorem honorem”
( 13, 7)
Paolo gerarchizza tutto in una prospettiva
carismatica.
Paolo I Ai Corinzi
: “Mulieres in ecclesiis taceant, non
enim permittitur eis loqui, sed subditae sint, sicut et lex dicit. Si quid
autem volunt discere, domi viros suos nterrogent; turpe est enim muliebri loqui
in ecclesia” ajscro;n ga;r ejstin
gunaiki; lalei`n ejn ejkklhsiva/.
“In Paolo si
incarna il tipo antitetico alla “buona novella”, il genio dell’odio. Che cosa
non ha sacrificato all’odio questo disangelista?”[5]
Comunque la plenitudo legis, l’adempimento della legge è la dilectio: “Diliges proximum tuum tamquam te ipsum” (13, 10), amerai il
prossimo tuo come te stesso.
A proposito
del silenzio delle donne e sulle donne cfr. Aiace
di Sofocle
Anche Sofocle impiega il tovpo" dell'opportunità del silenzio femminile
quando Aiace in procinto di suicidarsi ingiunge di tacere all'amante Tecmessa
con il solito ritornello:"guvnai,
gunaixi; kovsmon hJ sigh; fevrei"[6],
donna, alle donne il silenzio porta ornamento
Nelle Storie di Tucidide, Pericle conclude il
lovgoς ejpitavfioς con queste parole: “Se poi devo menzionare qualche cosa
della virtù delle donne, quante ora si troveranno a essere vedove, indicherò
tutto con una breve esortazione: non essere inferiori alla vostra
caratteristica natura sarà per voi un
gran vanto, e buona la reputazione di quella la cui rinomanza in lode o biasimo
sia minima tra gli uomini. (II, 45, 2)
Il senato temeva la dissolutionem imperii : “quippe sublatis portoriis sequens ut
tributorum abolitio expostularetur” 13, 50), infatti eliminati i dazi si
sarebbe richiesta l’abolizione delle imposte dirette, tributa
Siamo nel 58. Il progetto viene
respinto, e Nerone, un poco alla volta, passa dalla clementia alla severitas.
Al momento del suo avvento aveva
invocato l’autorità dei padri ma dopo il primo periodo, il quinquennium Neronis, il suo obiettivo è quello di domare i
senatori e farne dei grandi servitori dello Stato.
Del resto la composizione del
senato stava cambiando: l’antica nobilitas
si stava estinguendo. Il celibato e la repressione neroniana, nel 69 aveva
ridotto a 13 il numero di senatori che discendevano dalle antiche famiglie.
Venivano rimpiazzati con Italici e provinciali. Il coronamento delle loro
carriere erano i proconsolati d’Africa e d’Asia e la prefettura di Roma.
giovanni ghiselli
p. s.
Questa lezione fa parte del percorso che esporrò al liceo
Properzio di Assisi il 22 novembre dalle 10
ASSISI – Liceo
Classico “Properzio” – Via Ludovico da Casoria, 3.
22-23 NOVEMBRE 2014
LATINITAS
NUNC ET HIC
Sabato 22 novembre -
Mattina
Ore 9.15 Presentazione
del Convegno
Giovanni Pace – Dirigente Scolastico Liceo Classico
“Properzio”
Presentazione del Centrum Latinitatis Europae (CLE) e
del Progetto Lucerna
Rainer Weissengruber (Presidente CLE) – Andrea del Ponte
(Genova)
Romualdo Marandino
(Avellino) – Domenico Plataroti (Roma).
Ore 9.45 Paolo
Anelli
La latinitas nella Biblioteca del Liceo Classico
“Properzio”.
Ore 9.55 Paolo
Capitanucci – Docente di Filosofia all’Istituto Teologico di Assisi
Il latino nella cultura scientifica dei francescani.
Ore 10.10 Giovanni
Ghiselli
Eredità della cultura classica negli autori cristiani
Ore 10.50
Premiazione Eccellenza Ginnasiale “Premio Migliazza 2014”
Ore 11 – Pausa
Ore 11.10 Leonardo
Speranza – Docente Istituto Istruzione Superiore “A. Pieralli” Perugia
La
sintassi “mistica” nel linguaggio di Francesco e di Ignazio
Stefano Angelini – Docente Liceo Scientifico “Alessi”
Perugia
“Latine perpetuo Magister loquatur”
Elisabetta
Sorbini – Docente Liceo Classico “Properzio” Assisi
Ai
limiti del canone
Sono molto contenta di partecipare a questo convegno e questa bella lezione mi invoglia ancora di più. A prestissimo Giovanna Tocco
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