io durante una conferenza |
A dire il vero Odisseo aveva nostalgia della
piccola Itaca e non di una realtà infinita. Non poche volte i Greci sono citati
quasi a vanvera, data la scarsa conoscenza dei loro testi.
Scalfari continua: “Che io
sappia nessun Papa aveva evocato il mito odisseaco, l’eroe moderno per
eccellenza che Dante, pur collocandolo all’inferno, eleva alle vette più alte
del pensiero”. Segue la citazione piuttosto scontata e ovvia di “Considerate la
vostra semenza” et cetera.
Parole, quelle di Scalfari,
che non dicono molto.
Nella Domenica di “Il sole 24
ore” del 23 agosto c’è un altro articolo che poteva non essere scritto: Lamento di Orazio sul maestro (p. 22).
E’ la storia del plagosus
Orbilio che una volta era nota a
qualsiasi studente di Liceo. L’autore, Alessandro Banda, ricorda dunque che il
maestro di Orazio picchiava gli allievi distratti: “Li motivava adeguatamente.
Come? A suon di sganassoni. O meglio: di nerbate. Orazio, a tanti anni di
distanza, descrive il maestro con un unico aggettivo: manesco, in latino plagosus. In effetti plagosus viene da
plaga: ferita. Orbilio non metteva le mani addosso direttamente. Sr serviva
della ferula, della verga tipica dei maestri e con quella provocava lividi e
ferite agli inermi studenti. Forse si potrebbe rendere quel plagosus con un più ardito
“contundente”. Orbilio maestro contundente”.
Fin qui l’articolista ha fatto un poco di
cronaca pettegola a tratti quasi triviale, ma più avanti entra nel merito degli
auctores. Vediamo come: “E’,
crediamo, abbastanza istruttivo notare come, pur con tutte le differenze del
caso, sia rimasta ancor oggi la situazione fondamentale descritta da Orazio: la
repulsione dei giovani verso i testi antichi, da loro considerati
insignificanti e invece reputati sacri dai maestri. I nomi di questi testi
possono cambiare: Divina Commedia, Canzoniere, Promessi Sposi eccetera; l’avversione, la resistenza dei giovani è
la stessa; naturalmente siamo tutti contenti che verghe, scudisci, fruste,
flagelli e affini siano spariti definitivamente dal panorama scolastico”.
Questo gazzettiere non dice
che già Quintiliano aveva bandito le botte dei maestri agli scolari come
offensive e diseducative, e soprattutto non dice che la repulsione dei giovani
non è diretta agli autori ma al modo insignificante con cui vengono presentati
da maestri davvero repellenti. I bravi maestri fanno innamorare gli allievi,
quando gli scrittori vengono presentati con intelligenza e vivacità. Le mie
conferenze sugli autorio greci e latini suscitano entusiasmo.
giovanni ghiselli
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