Continua senza tregua l’apoteosi del divo Umberto. Tra i
devoti cultori, alcuni sono studiosi seri della sua opera, altri sono amici
suoi, altri ancora tromboni e pifferai che non lo hanno letto affatto, oppure
solo parzialmente, ma vogliono comunque salire sul carro, pur funebre,
dell’uomo celebre e, per raccogliere briciole del suo successo, lo celebrano da
morto snocciolando i titoli dei suoi libri come fossero grani di un rosario
benedetto.
Tanto tempo fa lessi Il nome della rosa senza ricavarne
emozioni estetiche né accrescimento morale. Questo mio gusto, forse immaturo,
non toglie nulla, ovviamente, alle notevoli capacità dello studioso né
all’intelligenza brillante e talora pure simpatica dell’uomo. Ma dire che è
stato un faro o addirittura una stella polare della cultura italiana o perfino
planetaria, mi sembra un eccesso.
Infatti questo illustrissimo accademico con i suoi tanti
libri non ha raffinato né moralizzato l’anima del popolo o dei popoli, come si
vuole far credere.
Umberto Eco è stato un eruditissimus
desultor doctrinae, un cavallerizzo
o saltimbanco della cultura, a volte vivace e spiritoso, altre volte noioso
quanto un umbraticus doctor.
Con questo non dico che
sia privo di meriti
“Sapiente e divertente” di Stefano Benni può stare, anzi va
bene; ma che la sua scomparsa sia “una perdita assoluta” come ha detto Patrizio
Roversi, mi pare troppo, soprattutto se comparata con quella di chi perde il
lavoro, la casa, o un figlio o la madre.
Credo che tali persone soffrano più degli orfani di Eco,
tipo Roversi. Quanto alla meravigliosa creazione del magnifico Dams, credo che
questo abbia creato più illusioni che posti di lavoro.
A parte i raccomandati tipo Roversi nel suo piccolo e, nel
suo grande, la Bignardi.
Il fatto è che il compiantissimo era organico al collegio
del potere i cui componenti si incensano a vicenda per inculcare nelle teste
degli esclusi dalla casta sovrana l’immagine della incommensurabile loro
grandezza rispetto alla meschinità di tutti gli altri.
Forse la mia critica è eccessiva e è dettata anche dall’invidia
nei confronti chi ha avuto di certo visibilità, onori, e, probabilmente pure
meriti, assai maggiori.
Mi consola questo blog che riceve una media di 280 visite al
giorno da 1118 giorni, e non è consolazione piccola.
In ogni caso, ritengo eccessive le celebrazioni di questo
pur grande studioso e dei suoi libri, quando nel licei, e perfino nelle
Università, non si leggono più, se non ridotte a piccoli pezzi, opere come l’Edipo re di Sofocle o la Medea
di Euripide, o gli Annali di
Tacito, la Commedia
di Dante.
giovanni ghiselli
p. s.
Gli intellettuali organici al potere piacciono molto al
potere stesso e ai suoi servi.
A me invece piacciono quelli che il potere giudica delinquenti
politici: quelli come Socrate, Cristo e Pasolini.
Io stesso, per concludere, non mi dispiaccio
La morte ci rende tutti uguali comunque. Giovanna Tocco
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