NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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lunedì 22 febbraio 2016

Epitafio anomalo per Umberto Eco

Continua senza tregua l’apoteosi del divo Umberto. Tra i devoti cultori, alcuni sono studiosi seri della sua opera, altri sono amici suoi, altri ancora tromboni e pifferai che non lo hanno letto affatto, oppure solo parzialmente, ma vogliono comunque salire sul carro, pur funebre, dell’uomo celebre e, per raccogliere briciole del suo successo, lo celebrano da morto snocciolando i titoli dei suoi libri come fossero grani di un rosario benedetto.
Tanto tempo fa  lessi Il nome della rosa senza ricavarne emozioni estetiche né accrescimento morale. Questo mio gusto, forse immaturo, non toglie nulla, ovviamente, alle notevoli capacità dello studioso né all’intelligenza brillante e talora pure simpatica dell’uomo. Ma dire che è stato un faro o addirittura una stella polare della cultura italiana o perfino planetaria, mi sembra un eccesso.
Infatti questo illustrissimo accademico con i suoi tanti libri non ha raffinato né moralizzato l’anima del popolo o dei popoli, come si vuole far credere.
Umberto Eco è stato un eruditissimus desultor doctrinae,  un cavallerizzo o saltimbanco della cultura, a volte vivace e spiritoso, altre volte noioso quanto un umbraticus doctor.
 Con questo non dico che sia privo di meriti
“Sapiente e divertente” di Stefano Benni può stare, anzi va bene; ma che la sua scomparsa sia “una perdita assoluta” come ha detto Patrizio Roversi, mi pare troppo, soprattutto se comparata con quella di chi perde il lavoro, la casa, o un figlio o la madre.
Credo che tali persone soffrano più degli orfani di Eco, tipo Roversi. Quanto alla meravigliosa creazione del magnifico Dams, credo che questo abbia creato più illusioni che posti di lavoro.
A parte i raccomandati tipo Roversi nel suo piccolo e, nel suo grande, la Bignardi.
Il fatto è che il compiantissimo era organico al collegio del potere i cui componenti si incensano a vicenda per inculcare nelle teste degli esclusi dalla casta sovrana l’immagine della incommensurabile loro grandezza rispetto alla meschinità di tutti gli altri.
Forse la mia critica è eccessiva e è dettata anche dall’invidia nei confronti chi ha avuto di certo visibilità, onori, e, probabilmente pure meriti, assai maggiori.
Mi consola questo blog che riceve una media di 280 visite al giorno da 1118 giorni, e non è consolazione piccola.
In ogni caso, ritengo eccessive le celebrazioni di questo pur grande studioso e dei suoi libri, quando nel licei, e perfino nelle Università, non si leggono più, se non ridotte a piccoli pezzi, opere come l’Edipo re di Sofocle o la Medea di Euripide, o gli Annali di Tacito,  la Commedia di Dante.


giovanni ghiselli


p. s.
Gli intellettuali organici al potere piacciono molto al potere stesso e ai suoi servi.
A me invece piacciono quelli che il potere giudica delinquenti politici: quelli come Socrate, Cristo e Pasolini.
Io stesso, per concludere, non mi dispiaccio

1 commento:

  1. La morte ci rende tutti uguali comunque. Giovanna Tocco

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