"Le rane" all'INDA di Siracusa, 2017 |
Segue
una gara di strilli a base di koax tra Dioniso e le rane
Poi
giungono a riva e Dioniso paga due oboli
Arriva
di corsa anche Xantia. Padrone e servo hanno visto parricidi e spergiuri.
Li
hai visti? Domanda Dioniso
Xantia: e tu no?
E
Dioniso: li ho ancora davanti agli occhi kai; nuniv g j oJrw', 276).
Dioniso indica il pubblico: come non li ho
visti? Nello spettacolo comico il pubblico può essere apostrofato in ogni
momento. Invece di lusingare cfr. Fazio.
Dioniso
fa lo spaccone ma utilizza Xantia come scudo
Il
servo vede un mostro grande qhrivon mega che si trasforma. E’ deinovn (289)
ora bue, ora asino, ora donna bellissima. Dioniso vorrebbe montarla ma è una
cagna: è Empusa.
Demostene
in Per la corona (130) dice che era
il soprannome delle prostitute dato alla madre di Eschine.
Era
una specie di vampiro del seguito di Ecate.
Ha
una gamba di bronzo (skevloς calkou'n, 294) e una di sterco bovino (bolivtinon qa[teron, 294-295).
Cfr.
il mito del Veglio di Creta nell’Inferno
di Dante (XIV, 94-114) con il destro piede è terra cotta (v. 110).
Cerchio
VII violenti, terzo girone bestemmiatori. Mito politico che significa la
decadenza dell’umanità come in Daniele
II, 31-33 e Ovidio, Metamorfosi I, 89-131
Dioniso
fugge verso il suo sacerdote seduto al centro della prima fila.
Poi
Empusa se ne va e Xantia ripete la gaffe di un attore (Hegelhokhos) che
recitando l’Oreste nel 408 (v. 279) di Euripide, e interpretando il protagonista tornato in sé, disse
ejk
kumavtwn ga; r au\qiς au\ galh'n oJrw', invece di galhvn j (av), scampato
ai flutti vedo ancor donnola, invece di bonaccia (303)
Euripide
viene preso di mira senza odio tenebroso. La parodia ha senso ed efficacia solo
se mette in caricatura un grande. Per i mediocri ci sono vitupèri scurrili. Del
resto che la ripresa derisoria di un verso dopo anni funzioni, significa che
l’autore parodiato è molto popolare e conosciuto dal pubblico.
Più
avanti Il coro suggerisce ai due poeti che contendono di dire pure leptovn ti kai; sofovn (1108). Non
devono temere che ci sia ignoranza negli spettatori (mh; tiς ajmaqiva prosh'/ toi'ς qewmevnoisin): wJς oujkeq j ou{tw e[cei, poiché
non è più così. Ciascuno capisce le vostre parole belle (e{kastoς manqavnei ta; dexiav) Le loro
nature eccellenti si sono anche raffinate. Dunque si può affrontare qualunque
argomento qeatw'n
g j ou[nec j o[ntwn sofw'n (1118) siccome gli spettatori se ne
intendono. Il drammaurgo ateniese aveva la prospettiva di un pubblico educato, addirittura
colto.
Queste
scene burlesche su Dioniso testimoniano la decadenza del sentimento religioso
secondo Nilsson, Religiosità greca, 1946).
Per Lesky invece è un segno di confidenza e di vicinanza con il dio.
Dioniso
fa giurare (o[moson) 3 volte
Xantia che Empusa se ne è andata.
Il
dio dice di essere impallidito a vederla (wjcrivasa da wjcriavw, wjcrovς = pallido giallastro).
Ma
Xantia indica la veste e dice che per la paura è arrossita per te (ujperepurrivasev sou- ujperpurriavw 308)-
Allude forse al colore delle feci. In Ecclesiazuse
1061 purrovn indica
il colore delle feci. Il genitivo sou qui nelle Rane può essere possessivo (la tua veste), non di causa
Si
sente un soffiare di flauti (aujlw'n pnohv) e si vede un’aureola di fiaccole dav/dwn au[ra (314)
Parodo (vv- 316-459)
Il
Coro vero e proprio è formato dagli iniziati ai misteri (oiJ memuhmevnoi da muevw, muvsthς è
l’iniziato, muvw chiudo
gli occhi
Invocano
Iacco, usando il nome mistico di Dioniso un dio poluvtropoς, dio della festa, del vino, ma
anche della resurrezione.
Anche
nell’Ade gli iniziati celebrano le feste di Atene
Da
Atene il 19 Boedromione (circa il 4 ottobre) partiva la processione con la
statua di Iacco e le fiaccole. Per la via sacra giungeva a Eleusi. Di notte
c’era la veglia sacra, il 20 baldoria, il 21 i drwvmena rituali, le cerimonie (da dravw).
Dal 413 al 408 la processione fu sospesa poiché
Agide aveva occupato Decelea. In questi anni era anche cessata l’attività
estrattiva del Laurio e nel 407 vennero fatte monete d’oro ricavate dalla
fusione della Nike dell’agorà, ma con un’aggiunta di rame
Nel 408 fu ripresa per iniziativa di Alcibiade.
Nel 410 Cleofonte aveva ristabilito la democrazia ad Atene dopo laparentesi
oligarchica.
Il
Coro invoca Bacco perché venga tra i pii confratelli-oJsivouς ejς qiaswvtaς, 327-
scuotendo intorno al capo la corona di mirto carica di bacche e battendo a tempo
con il piede la santa danza per i pii iniziati.
Ma
Xantia sente solo un soffio che gli viene addosso con un soave olezzo di carni
porcine (coireivwn
krew'n,
337)
Dioniso
gli fa: te ne starai buono nel caso che ti tocchi un po’ di salsiccia? (339 ti kai; cordh'"
lavbh/";)
Intanto
il prato sfavilla di fiamme e govnu pavlletai gerovntwn (345), guizza il ginocchio del vecchi
che si scrollano di dosso gli acciacchi.
Cfr. Baccanti
di Euripide vv. 178-190
Cadmo
a Tiresia
O
Carissimo, poiché ho inteso udendo la tua voce 178
saggia
da un uomo saggio, stando nella reggia;
eccomi
pronto con questo costume del dio;
bisogna
infatti che quello essendo figlio della figlia mia
(Dioniso che si rivelò dio agli uomini)
per
quanto ci è possibile venga esaltato come grande.
Dove
bisogna danzare, dove posare il piede,
e
scuotere la testa canuta? Spiegalo tu vecchio 185
a
me vecchio, Tiresia: tu infatti sei pratico.
Poiché
non potrei stancarmi né di notte né di giorno
di
battere la terra con il tirso: ci siamo dimenticati volentieri
di
essere vecchi (ejpilelhvsmeq
j hJdevwς-gevronteς o[nteς)
Tiresia.
Tu dunque provi le stesse sensazioni mie;
anche
io infatti mi sento giovane e metterò piede alle danze.
Cfr.
viceversa Acarnesi219- 220 dove il corifeo di vecchi
maratonomachi dice che il suo stinco è rigido sterro; n ajntiknhvmion e al
vecchio arconte Lacratide si è appesantita la gamba to; skevloς baruvnetai.
Nelle
Rane poi parla poi il Corifeo degli
iniziati in veste di ierofante (sommo sacerdote che presiede ai misteri
eleusini). Ordina il silenzio eujfhmei'n crhv -354-e l’allontanamento dal coro
agli impuri non iniziati, ignari della lingua Krativnou taurofavgou di
Cratino divoratore di toro (357) che era un epiteto di Dioniso. Un omaggio di
Aristofane al collega rivale (fair play)
CONTINUA
Giovanna Tocco
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