Maschera della commedia greca |
Xantia
si oppone ma cede.
Il
coro a questo proposito menziona Teramene, l’uomo di senno e molto navigato che
si gira sempre pro;
ς to; n eu\ pravttonta toi'con (537)
verso il lato più sicuro, piuttosto che stare fermo come un’immagine dipinta e
si butta nel morbido pro; ς to; malqakwvteron.
E’
il famoso coturno che fece molte parti nellapolitica ateniese; democratica, oligarchica,
di nuovo democratica e infine entrò nella giuntadel Trenta tiranni ma
prevedendone la caduta fece la fronda e Crizia lo uccise.
Sarebbe
gevloion dice
Dioniso che Xantia stesse steso kunw'n ojrchstrivd j sbaciucchiando una ballerina e io
gli porgessi il pitale manovrandomi il cece.
Poi
esce un’ostessa (pandokeuvtria) che ce l’ha con Eracle perché le divorò eJkkaivdek j a[rtouς, 16
pagnotte e venti porzioni di lesso, poi tanti agli, skovroda ta; pollav.
Un’altra
ostessa le dà man forte e rinfaccia a Dioniso la carne il molto pesce sotto sale to; polu; tavricoς. Poi la
caciotta fresca, verde- gialla to; n turo; n clwrovn che ingoiò con il cestino e tutto.
E invece di pagare si è messo a muggire e ha tirato fuori la spada.
Di
Alessi ricordiamo la commedia intitolata Lino
che narra un caso avvenuto al mitico citarista il quale dava lezioni a Eracle e
voleva fargli leggere i poeti, mentre lo scolaro affamato era attratto solo da
un libro di cucina. Per Eracle mangione ricorda anche il Busiride di epicarmo e
l’Alcesti di Euripide.
Le
due ostesse cercano Cleone e Iperbolo il patrono (to; n prostavthn) di tale
genìa.
Cleone
è il Paflagone dei Cavalieri (424)
che satireggiano l’osceno connubio tra Cleone e il popolo. Il demagogo ne era
diventato il beniamino dopo Sfacteria (425). Aveva portato da 2 a 3 oboli la
paga elastica. Tucidide presenta Cleone dicendo che era il più violento dei cittadini ("biaiovtato" tw'n politw'n", III,
36, 6) e quello più capace di persuadere ("piqanwvtato"") la massa.
Gli
succedette Iperbolo, poi Cleofonte.
Dioniso
vuole rendere a Xantia il ruolo di Eracle e giura che questa volta il cambio è
definitivo.
Xantia accetta ma poi arriva Eaco che vuole
punire Xantia-Eracle come ladro di cani (to; n kunoklovpon, 605). Xantia
nega di esserci stato prima e di avere rubato alcunché, poi propone di torturare
lo schiavo per sapere la verità. Dioniso si rivela di nuovo figlio di Zeus. I
due si sottopongono alla prova delle botte: chi è divino non sentirà male.
Entrambi
fingono di non sentire le botte oujde; n moi mevlei dice Dioniso (655) e quando Eaco
gli chiede perché pianga dice sento odore di cipolle krommuvwn ojsfraivnomai (654)
Eaco
disorientato dice che dovranno decidere Plutone e Persèfassa (670).
Segue
la Parabasi (674-737), l’ultima di Aristofane (le Ecclesiazuse 391 e il Pluto
388 non ce l’hanno).
Il
coro toltosi il travestimento si rivolge in maniera politica alla comunità.
Il
coro invoca la Musa
che renda piacevole il suo canto per deliziare sapienze innumerevoli che amano
l’onore più di Cleofonte sulle cui labbra dalla doppia chiacchiera deino; n ejpibrevmetai
qrhkiva celidwvn
(680-681) orrendamente freme la rondinella tracia posata su barbara foglia (cfr.
Procne e Tereo) e leva lamentoso canto di morte (Cleofonte fu il principale demagogo
di Atene dal 411 al 404 quando venne condannato a morte).
Cleofonte era figlio di una schiava tracia.
Nell’
Oreste (del 408) c’è un demagogo
Argivo-non Argivo con la lingua priva di porta ajqurovglwsso" (v. 903), un linguacciuto. Anche
Euripide allude al demagogo ateniese.
:
“ajnhvr
ti~ ajqurovglwsso~, ijscuvwn qravsei, - jArgei'o~ oujk jArgei'o~, hjnagkasmevno~,
-qoruvbw/ te pivsuno~ kajmaqei' parrhsiva/ ” (vv. 903-905), un uomo dalla
bocca sempre aperta (lett. “senza porta”), forte della sua arroganza, Argivo
non Argivo, impostosi con la forza, fidente nel tumulto e in una brutale
licenza di parola.
Cleofonte
era accusato di usurpazione della cittadinanza. La rondinella talora
preannunzia la morte. Il mito della rondine dell’usignolo (Filomela) e
dell’upupa (Tereo) ricorda la morte.
Cfr. T. S. Eliot: “The change (latino cambio-as) of Philomel, by the barbarous (lat
barbarus gr. bavrbaro") king-so
rudely forced (lat. rudis, fortis); yet there the nightingale filled all the
desert (lat desero, p. p. desertus, abbandonato) with inviolable voice (viŏlo, vox)-and still she cried (lat. quiritare invocare l’aiuto dei quiriti), and still the world pursues (sequor), -‘Jug Jug’ to dirty ears (auris-aures)”
(The waste-lat vastus, vastare- land, II A game of chess, 99-103)
Questa
rondinella è posata su barbaro petalo ejpi; barbaron eJzomevnh pevtalon. La
rondine canta che Cleofonte è spacciato, anche se i voti sono pari, mentre
nelle Eumenidi, Atena aveva stabilito
il principio in dubio pro reo.
Lisia
nell’orazione Contro Agorato, un
delatore al servizio dei Trenta, scrive che Cleofonte venne condannato in
seguito a un’accusa pretestuosa e una legge retroattiva. Lo accusarono di
codardia perché non era andato a dormire al campo. Il motivo vero fu che si era
opposto all’abbattimento delle mura: to, d’ajlhqe; " o{ti ajntei'pen uJpe; r
uJmw'n mh; kaqairei'n ta; teivch (12)
Nell’orazione
Contro Nicomaco, questo trascrittore
di leggi ajnagrafeu;
" tw'n
novmwn, dopo la
battaglia di Egospotami, fu convinto dai nemici della democrazia a produrre una
legge secondo la quale Cleofonnte doveva essere giudicato anche da membri del
Consiglio che facevano parte del complotto oligarchico. Nicomaco tirò fuori la
legge-retroattiva dunque-proprio nel giorno del processo. Il fatto è che i
cospiratori antidemocratici oiJ kataluvonte" to; n dh'mon, volevano
togliersi dai piedi Cleofonte più di qualsiasi altro cittadino: ejkei'non ejbouvlonto
mavlista tw'n politw'n ejkpodw, genevsqai (12). Mi stava a cuore riabiitare
Cleofonte.
Il
corifeo-Aristofane dice che il coro deve dare consigli utili (xumparainei'n crhsta; th'/
povlei)
alla città e deve educare.
La
città non deve infliggere l’ajtimiva, togliere i diritti civili a chi ha
sbagliato, ingannato dai maneggi di Frinico, uno dei responsabili del governo
dei Quattrocento. E’ una vergogna che gli schiavi combattenti alle Arginuse
abbiano avuto la cittadinanza come i Plateesi dal 427.
Poi
però si contraddice per non irritare il pubblico: questo lo approvo, ma almeno
non si deve togliere la cittadinanza a chi ha sbagliato una volta e tante volte
ha combattuto per la patria.
Dunque messa via la collera th'ς ojrgh'ς ajnevnteς facciam
che siano tutti parenti quelli che hanno combattuto con noi. CONTINUA
Giovanna Tocco
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