Posidonio |
Carneade nella sua orazione del 155
aveva detto che l’imperialismo romano era la prova che nei rapporti tra Stato e
Stato decide soltanto la forza, non il diritto (cfr. il dialogo Ateniesi Meli
in Tucidide V)
Panezio invece, seguendo Aristotele, scrisse che per certi popoli
è necessario e utile essere governati da un popolo superiore e che questo con i
suoi governanti aveva la responsabilità morale di elevare i soggetti. (p. 417).
Il discorso di Lelio in Cicerone Rep. III 33 - 41 dipende da Panezio che
prende le mosse contro l’egoismo di Epicuro. Panezio celebra anche la gioia di
vivere che gli veniva dal fatto che la sua vita era conforme alla sua natura e agiva
per il bene proprio e dei suoi simili. La morte e le malattie non lo
angosciavano perché sapeva che sono processi naturali e sapeva che la sorte non
poteva togliergli niente di quanto aveva dentro di sé.
Non aveva bisogno di onorare gli
dèi in feste o santuari poiché per lui il più savro dei santuari è il cosmo e
ogni giorno va celebrato come un dì i festa (p. 419). Scrisse un Peri;
eujqumiva", Sulla letizia, ripresa da Plutarco.
Panezio era volto alla vita e fece
sparire dalla dottrina gli aspetti che mortificano la vita. la dialettica
cavillosa, la minuta casistica, la mantica e l’astrologia pseudoscientifiche,
la riduzione della natura umana alla ragione. Col suo sentire ellenico Panezio
comsidera l’uomo nella sua integrità di anima e corpo e fonde il sentimento
etico con la sensibilità estetica nel culto del bello morale. Dà importanza non
solo al logos ma anche alla aisthesis. Riprese Platone,
Aristotele ed ellenizzò la Stoà. Inoltre la avvicinò alla classe dominante che
reggeva le sorti dell’Occidente. La sua opera Sulla Provvidenza costituì
la base della teologia stoica della quale si nutrirono pure i Cristiani.
Ma lo stoicismo più avanti seguirà
strade nuove
La filosofia del logos come unità di scienza e religione. Posidonio (p. 421)
Posidonio nacque intorno al 135
nella città siriaca di Apamea dove si erano stabiliti molti soldati di Alessandro:
il suo sangue era greco - macedone. Come il suo re Antioco VIII, Posidonio andò
a studiare ad Atene. Da allora l’Ellade fu la sua patria. Dopo gli studi
viaggiò per conoscere il mondo. Come gli antichi ionici provava brama di sapere
e aveva facoltà di apprendere. A Roma ebbe accesso nei circoli aristocratici
In Italia vide il contrasto tra la
ricca Etruria degenerata in lusso e mollezze e l’aspra Liguria dove i contadini
rompevano a forza il suolo pietroso più che dissodarlo. Penetrò la Gallia da Massalia.
Come i suoi contemporanei, e poi Sallustio, Posidonio annoverava i Cimbri tra i
Celti. Chiama i Renani Germani, ma non li distingue chiaramente dai Celti.
Vide nei Celti il tipo degli uomini
del Nord, caratterizzati dallo qumov", il coraggio, simile a quello degli eroi di
Omero, dalla chioma rossastra tinta artificialmente e raccolta in alto, dalle
pose tragiche, dalla voracità: stesi su pelli di lupo divoravano come leoni
enormi pezzi di carne cruda, Poi vide le teste mozzate dei nemico e ascoltò i
canti dei bardi e le parole dei filosofici druidi rispettati e onorati con
l’attenzione. Anche là dunque il qumov" cedevaalla saggezza e Ares rispettava le Muse
(425)
In Spagna notò la ricchezza del
suolo con le miniere d’argento. “qui sotto terra non dimora Ades ma Plutone”.
Biasimò la sorte disumana degli schiavi frustati dai sorveglianti per i
profitti dei capitalisti romani. A Cadice studiò le maree, rise delle scimmie
dalla testa pelata e dalle mammelle penzoloni. Poi studiò i fenomeni vulcanici
passando da Lipari e dalla regione etnèa (p.425). Siamo arrivati al primo
decennio del primo secolo. Come docente andò a Rodi dove ebbe l’ufficio di pruvtani",
presidente del consiglio (prităno), Nell’86 fu mandato come ambasciatore a Roma
dove conobbe Mario, poi Pompeo. Ai Romani disse che il bene morale è l’unico
bene. Cicerone gli chiese di celebrare il suo consolato ma Posidonio
cortesemente rifiutò. Morì verso il 50, a 85 anni.
Portò avanti le Storie di Polibio,
che arrivavano al 144, fino all’inizio della guerra mitridatica (88 a, C.) Suda:”
e[grayen jIstorivan
th;n meta; Poluvbion”. La sua vuole essere una storia universale come
quella di Polibio, ed era anche lui convinto che Roma fosse destinata adessere
la padrona del mondo purché fosse guidata da un’aristocrazia eticamente nobile
e capace di opporsi tanto ai capitalisti che sfruttavano le province quanto ai
sovversivi che scuotevano le basi dello Stato. Posidonio auspicava un
rinnovamento morale. Riferiva il monito profetico di Scipione Nasica tivktei ga;r
kovro" u{brin, lasazietà genera prepotenza. Già Solone aveva
scritto che l’eccesso di fortuna genera prepotenza.
Lo interessava, prticolarmente la
religione dei popoli, dai druidi dei Celti con la fede nell’immortalità
dell’anima e la metempsicosi a Mosè che educò gli Ebrei a un culto puro, senza
idoli. Poi però la fede religiosa degenerò in riti esteriori e la giustizia
nella irrequietezza e nella rapacità (p.430). I Romani erano quelli che
dovevano e potevano difendere la civiltà occidentale ma c’erano anche per loro
difficoltà come la rivoluzione dei Gracchi o le rivolte degli schiavi. Di
grandi personalità c’è solo Mario che Posidonio vide vecchio e stanco nel letto
di morte
La sua storia universale è il
giudizio universale che vede dietro gli orrori della storia un ordine divino
che le dà senso. Diodoro nella sua storia universale (Biblioteca storica)
ricalca Polibio e dice di essere in quanto storiografo uno strumento della
provvidenza divina. Lo storico vede nell’umanità un unico stato e dà conto
della sua vita. La storiografia contribuisce all’intelligenza dell’Universo, è
mdrepatria della filosofia L’attività scientifica di Alessandria aveva separato
la scienza dalla filosofia.
Posidonio tenta di ristabilire
l’unità. Posidonio conosceva la matematica, la fisica, l’ottica, la geografia,
tutte scienze che però dovevano essere poste al servizio della filosofia che
sola vede le cause e risale ai princìpi dell’essere poi vede l’essenzae la
destinazione delle cose.
Le tevcnai, le scienze speciali come la
matematica e la grammatica, hanno delle ajrcaiv, princìpi primi, che solo la
filosofia può stabilire. La sapienza è dunque scienza delle cose divine e umane
e della cause di tali cose. La verità si trova nei poeti, nel consensus
gentium, e soprattutto nei filosofi.
Posidonio studiò Platone dietro il
quale vedeva ergersi Pitagora. Trasse insegnamenti anche dagli altri
presocratici e pure da Democrito, mentre odiò Epicuro, il negatore dello
spirito.
Amava Platone ma non condivise il
suo dualismo, tanto saldo era in lui il dogma del monismo stoico che vedeva
nello spirito e nella materia i due aspetti dell’unico essere corporeo (435)
L’etica eral’anima della filosofia,
la logica le ossa e i tendini, la fisica la carne e il sangue.
In tutto il divenire Posidonio
scorgeva l’azione finalistica della ragione divina. Il mondo divino degli
Elleni è la pienezza della vita. Platone nel Timeo apre la sua cosmologia
affermando che tutto il cosmo è ricolmo di vita e quindi deve essere pensato
come un essere vivente e universale. Già Talete aveva trovato vita anche nella
pietra apparentemente inerte e nella calamita. Posidonio riprese questo
pensiero (p. 438)
La terra che nutre piante e animali ha della
vita, il mare respira e butta sulla riva i corpi estranei, morti.
Il mare assomiglia alle creature
viventi e come loro continuamente aspira ed espira e[oike ga;r toi'" zwv/oi"
kai; kaqavper ejkei'na sunecw'" ajnapnei' te kai; ejkpnei'
(Strabone I, 53= Posidonio F 91).
Insomma una vis vitalis, duvnami"
zwtikhv
compenetra tutto.
Il calore è il supporto della vita
organica ed esso si manifesta nel modo più puro e intenso nella regione del
fuoco celeste. Lassù la vita si sviluppa come spirito. Il logos è il principio
creativo, la sorgente prima della vita.
Grazie alla provvidenza, ogni
singolo essere occupa come suo luogo naturale il posto in cui può contribuire
alla stabilità e alla conservazione del tutto. Tutte le parti del mondo si
trovano in un contatto di simpatia tra loro. Posidonio recuperò anche
l’astrologia rispetto a Panezio che l’aveva respinta. Osservava le marèe dovute
alla luna, l’azione del sole e non poteva escludere che altri corpi celesti
influenzassero la vita della madre terra. Panezio indicava la causa ultima del
carattere degli individui e dei popoli nel paesaggio e nel clima, ma non aveva
seguito la series causarum fino al primo anello poiché il clima e il
paesaggio sono determinati dal sole e dagli altri astri. L’astrologia conteneva
della superstizione ma anche una sia pur oscura idea della simpatia cosmica.
Giovanna Tocco
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