I cavalieri nel teatro nella necropoli di Marzabotto |
E’
una premessa del mh; mnhsikakei'n, non serbare rancore, astenersi dalle
rappresaglie, l’ammnistia che verrà proclamato dalla democrazia restaurata di
Trasibulo dopo l’uccisione dei capi più compromessi nel regime dei Trenta (cfr.
Senofonte, Elleniche, II, 4, 43). Cfr.
anche Togliatti sui fascisti vinti.
Se invece ci gonfieremo di orgoglio ojgkwsovmesqa-ojgkovw - e
monteremo in superbia, per giunta con la patria kumavtwn ejn ajgkavlaiς nelle
braccia dei flutti, in avvenire non sembreremo saggi.
Se
la prende poi con un seguace di Cleofonte Kleigevnhς oJ mikrovς (709) il ponhrovtatoς balaneuvς, il più
scellerato dei tenutari di bagni, lavoro squalificato. I bagnini vendevano i
detergenti sui quali lucravano, mentre i clienti portavano olio e asciugamani
Alla
fine dei Cavalieri, il Popolo dice
che Paflagone-Cleone una volta deposto farà a chi grida di più con puttane e
bagnini (povrnaisi
kai; balaneu'si,
1403).
Quindi
Paflagone sconfitto insulterà da ubriaco le puttane mequvwn te tai'ς povrnaisi
loidorhvsetai
e berrà l’acqua sporca dei bagni.
Il
corifeo dice che i buoni cittadini sono trattati come la moneta antica non
falsificata che viene messa da parte mentre si usa quella scadente.
Sarà
la legge di Greshman mercante e banchiere inglese del XVI secolo (1519-1579)
secondo il qual la moneta cattiva scaccia dalla circolazione la buona.
Così,
continua il corifeo, noi disprezziamo (prouselou'men-evw) i cittadini educati, i
galantuomini allevati nelle palestre e nei cori trafevntaς ejn palaistraiς kai; coroi'ς, mentre ci serviamo per ogni uso di queste
facce di rame, stranieri rossi di pelo-toi'" de; calkoi'" kai; xevnoi"
kai; purrivai" crwvmeqa-730-, farabutti discendenti da farabutti,
ultimi arrivati che prima la città non avrebbe usato nemmeno come farmakoiv.
Ora
dunque ravvedetevi.
Farmakovς era il
mostro cacciato da Atene per espellere il guazzabuglio umano. Avveniva in
maggio, il giorno della festa dell’eijresiwvnh durante le Targelie feste per Apollo e
Artemide.
I rossi
Nei Cavalieri Paflagone-Cleone è chiamato Puvrrandro", il Rosso (901).
L'
aggettivo rubicundus, rosso, sembra
qualificare la rozzezza. Plauto lo usa per dipingere la faccia del rufus
schiavo Pseudolus tanto geniale quanto volgare: "ore rubicundo"
(Pseudolo, v. 1219).
Per
il rubicunda cfr. la matrona sabina di Medicamina faciei
13.
Il
contesto dice
Forsitan
antiquae Tatio sun rege Sabinae
Maluerunt
quam se rura paterna coli,
cum
matrona, premens altum rubicunda sedile
adsiduo durum pollice nebat opus (11-14)
E’
finita la parabasi (737)
Escono
dalla casa di Plutone Xantia e un servo di Plutone che dice come è nobile il tuo
padrone! (738)
Xantia risponde ironicamente che certo è nobile,
infatti sa solo bere e fottere o{stiς ge pivnein oi\de kai; binei'n movnon (740)
I
due schiavi si vantano della loro riottosità con i padroni, mandando accidenti,
origliando parakouvwn (750), facendo
pettegolezzi.
Nel
mondo carnevalesco e rovesciato degli schiavi plautini[2] al
posto del valore forte della fides troviamo quello della perfidia,
la santa protettrice dei servi: " Perfidiae laudes gratiasque habemus
merito magnas" (Asinaria, v. 545), abbiamo ragione di elogiare
e ringraziare assai la mala Fede, dice lo schiavo Libano allo schiavo Leonida. Perciò
Lupus est homo homini, non homo, quom
qualis sit non novit” (Asinaria, 495).
Cfr.
viceversa Cecilio, contemporaneo di Plauto, homo
homini deus (fr. 265 R.)
Poi
si sente un fracasso: sono Eschilo ed Euripide.
Il
servo di Plutone informa Xantia: litigano per avere il vitto nel Pritaneo, l’ufficio
del primo magistrato, e la proedria.
Eschilo
occupava il trono tragico ma Euripide appena arrivato si è esibito davanti ai
delinquenti che nell’Ade sono tanti e lo hanno eletto come il più bravo
sentendo le sue contestazioni, i contorcimenti e i raggiri (ajkrowvmenoi tw'n
ajntilogiw'n,
kai; lugismw'n
kai; strofw'n,
775).
I
buoni avrebbero difeso Eschilo ma sono pochi come qui (ojlivgon to; crhstovn
ejstin, w{sper ejnqavde (783) e indica il pubblico. Plutone dunque
su richiesta del popolo vuole istituire un concorso e un giudizio (ajgw'na poiei'n
aujtivka mavla kai; krivsin). Forse come parodia delle Eumenidi.
Sofocle parteciperà contro Euripide, se
dovesse vincere il drammaturgo più giovane, altrimenti lascerà Eschilo sul
trono. Appena è sceso, Sofocle ha baciato Eschilo e gli ha dato la destra.
Dunque
nell’agone la poesia sarà pesata sulla bilancia kai; ga; r talavntw/ mousikh; staqmhvsetai (staqmavw), 797.
Euripde
vuole esaminare le tragedie verso per verso. Echilo l’ha presa male (bavrewς fevrein). Entrambi
dicono che c’è ajporiva sofw'n ajndrw'n, scarsezza
di intenditori. Poi Eschilo non andava d’accordo con gli Ateniesi. Molti
considerava ladri e il resto nullità lh'ron, inetti a capire la natura dei
poeti (809-810)
Dunque
come giudice hanno scelto Dioniso.
CONTINUA
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