NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica

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giovedì 9 novembre 2017

I classici in Thomas Mann. "La montagna incantata". II parte



III Ma certo una donna! (107)
La signora Stöhr parlava della visita subita la mattina con le pose affettate della persona ignorante sollevando il labbro superiore sopra i denti da lepre
Cfr. Castiglione e Leopardi L’affettazione come asperissimo scoglio

La Stöhr faceva pettegolezzo con errori clamorosi come cosmico per cosmetico
Il pranzo era da Satyricon con sei portate ognuna delle quali servita due volte: carni, pesce, zuppe, verdure, formaggi, dolci. Appetito da leoni, fame da lupi, dismisura dei malati.
Gli allegri pazienti davano prova di voracità e si tiravano addosso palline di mollica, ma erano voraci anche quelli cupi e silenziosi.
Nel momento del pesce la porta a vetri tornò a sbattere.
L’epifania: attraversava la sala una ragazza di statura media con sweater bianco (ampio pullover sportivo di lana pesante), gonna colorata e capelli biondo rossicci raccolti in trecce avvolti intorno alla testa. Si muoveva con passo curiosamente morbido e sinuoso e il capo un poco proteso in avanti. Si diresse al tavolo dei Russi buoni tenendo una mano nella tasca della giacca di lana e portando l’altra alla nuca per sostenere e ravvivare i capelli, Hans osservò la mano: “aveva un che di primitivo e infantile come la mano di una scolaretta, le unghie tagliate alla bell’e meglio e ai lati la pelle irruvidita come se avesse avuto il vizietto di rosicchiarle (p, 111)
Nei quaderni d’appunti dell’autore la russa è caratterizzata da “viso tartaro”.
Quando la ragazza si fu seduta e girò la testa, Hans vide che aveva gli zigomi larghi e gli occhi stretti, Gli ricordava qualcuno. Amare è ricordare.
La smilza e anziana zitella commensale di Hans disse che era Madame Chauchat “è così sciatta, Una donna incantevole”
Cfr. la neglegentia-ajmevleia (Peri; u{you"). Il contrario dell’affettazione
Hans disse che non doveva sbattere le porte

III Il signor Albin (114)

III Satana avanza proposte disonorevoli (118)
Poi la cena e dopo cena una sorta di vita sociale: i pazienti divisi in piccoli gruppi chiacchieravano. La Chauchat indossava un abito azzurro col colletto bianco, di pizzo.
A Hans ricordava qualcosa.

L’amore funziona come l’apprendere: amiamo e apprendiamo solo ciò che abbiamo dentro.

Menone composto nel 387 come manifesto programmatico della scuola.
Imparare è in generale reminiscenza manqavnein ajnavmnhsi" o[lou ejstivn
 Socrate dice a Menone che ci sono uomini e donne addottrinati nelle cose divine. L’ha sentito da sacerdoti e sacerdotesse e l’ha letto in Pindaro

Il lirico tebano scrive che nelle isole dei beati spirano brezze dall’Oceano e a[nqema crusou' flevgei 132, ardono fiori d’oro.


Profeti e poeti affermano che l’anima dell’uomo è immortale
 fasi; ga;r th;n yuch;n tou' ajnqrwvpou ei\nai ajqavnaton (81b). Per questo bisogna vivere una vita il più possibile pia.

Poi Platone cita Pindaro (fr, 133 Maehler): “ manda di nuovo nella luce del sole quelli che hanno pagato il debito dei loro antichi peccati.”
L’anima dunque ha visto il mondo di qua e quello di là e ha appreso tutto. Ogni vita allora può far riemergere quanto ha appreso nelle precedenti. E siccome tutta la natura è imparentata con se stessa (a[te ga;r th'" fuvsew" ajpavsh" suggenou'" ou[sh" , Menone, 82d), ricordare una sola cosa fa emergere tutto il resto se l’anima è coraggiosa e non si stanca di cercare, infatti cercare e imparare è in generale reminiscenza: “to; ga;;r zhtei'n a[ra kai; manqavnein ajnavmnhsi" o[lou ejstivn (81d)
Allora non dobbiamo affidarci a questo ragionamento eristico (ou[koun dei' peivpesqai toutw// ejristikw/' lovgw

Hans sognò. Sognò la Chauchat lo guardava con i suoi stretti occhi tra l’azzurro e il grigio e il verde, sopra i larghi zigomi. Sognò anche altri personaggi tra cui Settembrini che sorrideva in modo offensivo. Sognò 2 volte la Chauchat che faceva sbattere la porta, poi entrava con una mano in tasca e l’altra sulla nuca. Gli porgeva la mano da baciare, non il dorso ma il palmo (l’interno). Una mano non raffinata, larga e dalle dita corte, con la pelle irruvidita ai lati delle unghie. Allora lo attraversò un sentimento di selvaggia dolcezza come quando si era sentito libero dal peso dell’onore e aveva goduto dei vantaggi dell’onta (p. 133). L’inamidatura borghese comincia a screpolarsi.

Quarto capitolo
Acquisto necessario (p. 135)
Confusione delle stagioni disorienta Hans. Settembrini non pone la salute tra gli ajdivafora come fa Aristone discepolo di Zenone stoico: un’anima senza corpo è altrettanto disumana e atroce che un corpo senza l’anima. Un uomo che vive malato è soltanto corpo, questo è il fatto disumano e umiliante…nella maggior parte dei casi non vale più di un cadavere (p. 145). Placet experiri.

IV Excursus sul senso del tempo (148)
Cambiare ambiente per qualche tempo significa creare un intervallo per evitare di infiacchirsi, viziarsi e ottundersi nella monotonia della vita ordinaria e praticare una ginnastica rinnovatrice e sovvertitrice

Cambiar cielo in Orazio, Ovidio e Seneca
 Il topos dell'inutilità della mutatio locorum che si trova in Orazio :"Caelum, non animum, mutant qui trans mare currunt/strenua nos exercet inertia " (Epistole, 1, 11, 27-28) , cambiano il cielo, non lo stato d'animo quelli che corrono al di là del mare, un'irrequieta indolenza ci tiene in ansia

 Seneca scrive" Animum debes mutare, non caelum. Licet vastum traieceris mare, licet, ut ait Vergilius noster, "terraeque urbesque recedant" [1], sequentur te quocumque perveneris vitia " (Ep. a Lucilio , 28, 1), l'animo devi cambiare, non il cielo. Anche se avrai attraversato il mare immenso, anche se, come dice il nostro Virgilio, "terre e città si allontanano", dovunque sarai giunto ti seguiranno i vizi.
E ancora:" Nullum tibi opem feret iste discursus; peregrinaris enim cum adfectibus tuis et mala te tua sequunturQuid ergo? animum tot locis fractum et extortum credis locorum mutatione posse sanari? Maius est istud malum quam ut gestatione curetur ...Nullum est, mihi crede, iter quod te extra cupiditates, extra iras, extra metus sistat " (Ep. a Lucilio , 104, 17-19), questo correre qua e là non ti porterà nessun vantaggio; infatti vai in giro con le tue passioni e i tuoi vizi ti seguono… che dunque? credi che l'animo in tanti luoghi ferito e slogato possa sanarsi col cambiar luogo? Il male è troppo grande per essere guarito con una passeggiata...Non c'è viaggio, credimi, che ti metta al riparo dalle passioni, dall'ira, dal timore.
Tuttavia nell’Ep. 24 Seneca sostiene che il fastidium vitae, la noia, deriva dalla satietas eadem faciendi videndique (16). Nihil novi facio, nihil novi video: fit aliquando et huius rei nausia.

Tra i contemporanei il già citato Galimberti dubita che il viaggiare da turisti possa davvero scuoterci l'anima:"La gente viaggia (diceva Orazio:"Non è cambiando il cielo che si cambia animo") probabilmente per un bisogno di evasione, per dare una scossa alla propria condizione psicologica. Evasione vuol dire "uscir fuori", ma non mi pare che nei viaggi si esca davvero fuori". Infatti è tutto prenotato, codificato, previsto. "Del viaggio perdiamo dunque l'ultimo scrigno segreto che potrebbe offrirci: lo spaesamento"[2].

Ovidio al contrario pensa che cento distrazioni (centum solacia ) avranno la forza di allontanare l'affanno. Ma non devi avere fretta di tornare, ammonisce, altrimenti "inferet arma tibi saeva rebellis Amor/quidquid et afueris, avidus sitiensque redibis,/et spatium damno cesserit omne tuo " (Remedia amoris, vv. 246-248), Amore pronto a ricominciare la guerra ti porterà contro le armi crudeli, e nonostante tutto il tempo nel quale sarai stato lontano, tornerai bramoso e assetato e lo spazio attraversato andrà perduto con tuo danno.

T . Mann: Un contenuto di vita ricco e interessante abbrevia e rallegra l’ora, eppure conferisce ampiezza e solidità al corso del tempo tanto che gli anni ricchi di avvenimenti scorrono più lentamente degli altri vuoti e leggeri che svaniscono come sospinti dal vento.
La noia è il patologico accorciarsi del tempo conseguente alla monotonia
Grandi unità temporali caratterizzate dall’uniformità si contraggono in modo terrorizzante : se un giorno è uguale a tutti, tutti sono come uno solo. p. 151. Nella perfetta omogeneità anche la più lunga delle vite diventerebbe brevissima.

Cfr. Cesare Pavese : “L’ozio rende lente le ore e veloci gli anni. L’operosità rapide le ore e lenti gli anni”[3].


CONTINUA



[1]Eneide III, 72, quando i Troiani si allontanano dalla Tracia.
[2] La lampada di Psiche , p. 48 e p. 51.
[3] Il mestiere di vivere, 10 dicembre 1938.

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