Pieter Paul Rubens, Seneca (dubbio) |
cfr. Seneca sul
valore del tempo
Cotidie morimur
Seneca è il cantore del tempo.
Il tempo è la nostra unica, vera ricchezza: omnia…aliena sunt, tempus tatum nostrum est
(Ep. 1, 3) p. 55
Nel De
brevitate vitae afferma vita…longa
est (2, 1), in dichiarata polemica con il vulgus sciocco e pure con il sapiens
Aristotele. Alla taccia di malignitas
attribuita alla natura, Seneca le conferisce benignitas. Conta diu vivere,
non diu esse non stare al mondo a
lungo (7, 10). Cogita sempre qualis vita,
non quanta sit (Ep. 70, 5)
Discendum
…quam bene vivas referre, non quam diu (101, 5) bisogna imparare che
importa vivere bene, non a lungo
L’animo saldo sa bene che non c’è alcuna
differenza tra un giorno e un secolo: stabilita
mens scit nihil interesse inter diem et saeculum (101, 9)
L’occupatio,
il correre dietro a mille occupazioni ci fa credere che la vita sia breve ed è
brevissima la vita degli occupati (La
brevità della vita 10, 1).
S: lei predilige
i paragoni orientali L’Asia ci divora.
Ovunque si guardi, si vedono facce di Tartari. “Gengis Khan” soggiunse, “occhi
da lupo della steppa, neve acquavite e cristianesimo ortodosso.
Seneca Troiane, 400: tempus nos
avidum devŏrat et Chaos. Per I Greci il caos era l’Asia.
La barbarica
prodigalità nello sperpero del tempo è di stile asiatico. Un russo che dice
4 ore corrisponde a un’ora per noi. La loro nonchalance
nel rapporto con il tempo ha a che fare con la smodata vastità del loro paese.
Noi Europei abbiamo
poco spazio e poco tempo. Il nostro nobile paese è graziosamente
segmentato. Le nostre metropoli sono crogiuoli del pensiero Carpe
diem cantava il cittadino di una metropoli ( Orazio, Odi, I, 11) quam minimum credula postero. (a Leuconoe), Cfr. Il determinismo
geografico. La Medea di Seneca dice a se stessa pelle femineos metus/et
inhospitalem Caucasum mente indue (vv. 42-43).
Il tempo è un dono degli dèi concesso agli uomini perché lo
sfruttino al servizio del progresso (p. 357)
A scopo di difesa
bisognerebbe erigere qui nell’atrio un altare a Pallade Atena.
Cfr. l’altare della Vittoria
che Simmaco voleva rimettere nel senato
Nel 384 Simmaco
prefetto urbano di Roma cercò di ottenere la revoca dell’ordine dell’imperatore
Graziano di rimuovere l’altare della dea Vittoria dalla curia. Simmaco fece
parlare l’Urbe stessa (Relationes,
III, 10)
Ma Ambrogio nella sua Epistola 18 a Valentiniano II fece
parlare Roma nella lingua dei cristiani. Roma si era convertita.
Ambrogio minacciò
Valentiniano II (375-392) di scomunica se avesse esaudito le richieste dei
pagani.
Nel 390 c’è l’atto di penitenza di Teodosio che aveva
concesso alle truppe gotiche il diritto di vendetta per l’uccisione di un loro
generale a Tessalonica. Ambrogio lo avvisava di scomunica e Teodosio fece
pubblicamente penitenza. Nel Natale del 390 fu di nuovo accolto nella comunità
cristiana dopo che fu entrato più volte in chiesa nelle vesti del penitente,
privo delle insegne imperiali. C’è un filum che lega questo episodio a quello
di Matilde di Canossa la magna comitissa
che umiliò Enrico IV, Si schierò con Gregorio VII, Ildebrando di Soana. 1077
Nel 392 Teodosio
promulgò un editto che proibiva il culto pagano a tutti gli abitanti
dell’impero.
S. consiglia a
Hans, che deve svolgere una professione pratica e non intellettuale, di
abbandonare il sanatorio: quest’insula di Circe (cfr. Odissea X e
XII) dove lei non è a sufficienza Ulisse per dimorarvi impunemente (362): diventerà
un maiale.
V Humaniora (p. 368)
Castorp interviene
dicendo che la scienza medica si occupa dell’essere umano, è umanistica,
come giurisprudenza, teologia e arti liberali, poi le discipline del trivio grammatica, dialettica, retorica
e quelle del quadrivio, aritmetica, geometria,
musica, astronomia, sono tutte professioni umanistiche.
Hans: sono tutte
discipline umanistiche e quando vogliamo studiarle dobbiamo imparare prima di
tutto le lingue antiche, fondamentali per un approfondimento formale (p.
381)
Nietzsche in Sull’avvenire delle nostre scuole scrive
che l’apprendimento del latino e del greco è das Heilsamste la cosa più salutare (heilsam) del ginnasio umanistico: si impara a rispettare la
lingua con le sue norme e ad aborrire gli errori.
Hans: Io sono un realista e un tecnico ma è una regola eccellente porre a fondamento di ogni
professione umanistica l’elemento formale, l’idea della bella forma che
conferisce un sovrappiù di nobiltà, di cortesia. Cfr. ancora il kaqh'kon di Panezio e il De officiis di Cicerone
E' quello che Thomas Mann fa dire a Serenus Zeitblom
nel Doctor
Faustus: "non posso far a meno di contemplare il nesso intimo e
quasi misterioso fra lo studio della filologia antica e un senso vivamente
amoroso della bellezza e della dignità razionale dell'uomo (...) dalla cattedra
ho spiegato molte volte agli scolari del
mio liceo come la civiltà consista veramente nell'inserire con devozione, con spirito ordinatore e, vorrei dire,
con intento propiziatore, i mostri della
notte nel culto degli dei"[1].
E’ il caos che si fa cosmo. Cfr. le Erinni che diventano Eumenidi nella terza
tragedia dell’Orestea.
Behrens sostiene che la Chauchat è un soggetto più adatto alla pittura
che alla scultura: Fidia e “quell’altro con la desinenza ebraica (Prassitele,
cfr. Ezechiele, Ismaele) avrebbero storto il naso davanti a tale fisionomia
Del resto la forma plastica femminile è fatta di grasso
confermò il consigliere aulico
CONTINUA
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