sabato 15 aprile 2023

ARISTOFANE - "La pace". 26


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Seguono scene episodiche 819-1126. Poi ci sarà la seconda parabasi
 
Riprende a parlare Trigeo entrando in scena con la nuova sposa Opora - il Raccolto - e Teoria la Festa- da mandare alla Boulh`, il Consiglio.
Lamenta come è stato difficile calepovn 819 salire fino agli dèi. Le gambe sono rotte dalla fatica. Quindi si rivolge agli spettatori che da lassù apparivano piccoli e cattivi, mentre ora da vicino si vedono meglio e appaiono ancora più cattivi.
 Fa parte del repertorio aristofanesco alternare lusinghe con insulti nei confronti del pubblico che evidentemente non se la prendeva per  gli ontosi metri dei questo autore.
Quindi il contadino una battuta ironica al servo che gli domanda se sia tornato.
“L’ho sentito dire da un tale”-  risponde.
Ripete poi che gli fanno male le gambe per l’escursione celeste.
Dice di avere incontrato alcuni poeti ditirambici reputati male perché usavano lunghe parole composte difficilmente comprensibili.
Ora viceversa si usano acronimi ma lo scopo è lo stesso: non farsi comprendere perché niente di buono viene detto. Oppure l’inglese sempre non farsi capire: l’ultima espressione superusata è leaks che può essere fughe di notizie e pure pisciate.
 
Raccoglie e rilancia questo discredito sui ditirambi attici Nietzsche: “La musica veramente dionisiaca ci si presenta come uno specchio universale della volontà del mondo (…) Inversamente, un tale avvenimento intuitivo è spogliato, mediante la musica descrittiva del nuovo ditirambo, di ogni carattere mitico; ora la musica è divenuta una meschina immagine dell’apparenza, e per questo è infinitamente più povera dell’apparenza stessa” (La nascita della tragedia, capitolo 17). Nietzsche non fa alcuna citazione ma secondo me allude ai cori delle tragedie di Euripide che a parte alcuni (per esempio  quelli delle Baccanti e della Medea) in genere hanno significati meno forti e universali rispetto a quelli di Eschilo che racconta conflitti di civiltà e di Sofocle che presenta ancora caratteri interi. Euripide si ferma spesso a tratti caratteristici di determinate persone.
 
Il servo domande se è vero che da morti diventiamo astri.
Malivsta 834 risponde Trigeo “assolutamente sì”.
Il servo indica una stella e chiede chi sia.
“Ione di Chio” risponde Trigeo. Una volta compose qualcosa sull’Aurora e da quando è arrivato in cielo lo chiamano stella mattutina. E’ questo un tragediografo minore di cui non abbiamo l’opera ma  L’autore anonimo del trattato Sul sublime lo situa tra gli autori corretti però mediocri
 L’Anonimo dunque scrive che  i grandi i quali hanno molto da dire come Sofocle non  sono privi di pecche, e queste  consistono in uno spegnimento, in una caduta improvvisa e infelice dell'ardente impeto poetico. Un difetto che, secondo il critico antico, lo accomuna il sommo tragediografo a a Pindaro:"oJ de; Pivndaro" kai; oJ Sofoklh'" oJte; me; oi|on pavnta ejpiflevgousi th'/ fora'/, sbevnnuntai d j ajlovgw" pollavki" kai; pivptousin ajtucevstata" (33). L'Anonimo dunque conclude il capitolo dicendo che nessuno con un poco di senno scambierebbe il solo Edipo re con tutti i drammi di Ione di Chio.   
Un giudizio, perciò, anticipato da queste battute ironiche di Trigeo. Il quale poi dà disposizioni riguardo a Opora.
Il servo deve scaldare l’acqua per i debiti lavacri e preparare pure il letto matrimoniale. Lui intanto porterà Teoria al Consiglio.
Il servo domanda al padrone dove abbia preso le due ragazze
ejk touranou` 847 “dal cielo”,  risponde Trigeo. Credo che una bella donna per un uomo-etereosessuale intendo- sia davvero un dono celeste.
Il servo però risponde cinicamente ed empiamente che pure gli dei tengono i bordelli come noi mortali pornoboskou`s j w{sper hjmei`~ oij brotoiv -849-.
Pornoboskov~ è il tenutario del postribolo, il magnaccia delle puttane. Questa parola il titolo di un mimiambo di Eroda che visse in Alessandra al tempo di Tolomeo II Filadelfo (285 -247) o Tolomeo III Emergete (247-221). Il ruffiano di Eroda, Battaro, è fiero della sua professione e della propria omosessualità. Mi fa venire in mente un collega omosessuale che quando iniziavo a insegnare al liceo nel 1975 e gli dissi che ero stimolato a preparare buone lezione i ragazzi e ancora di più dalle ragazze, mi guardò male dicendo: non ti dà noia la puzza di mestruo che si avverte nelle classi femminili? No, risposi, proprio no.
Ma torniamo ad Aristofane che parla di noi.
Trigeo comunque non può negare che pure tra gli dèi non mancano i lenoni e i sorrisi ambigui dei prosseneti.
Si pensi per un momento ai segreti dei sotterranei del Vaticano con l’implicazione perfino di un Papa santificato,  a detta di Pietro Orlandi che mi sembra una persona seria, dolente.
Il srvo domanda se deve nutrire Opora.
No risponde Trigeo: non vorrà mangiare pane né focaccia - ouj ga;r ejqelhvsei fagei`n –ou[tj a[ron ou[te ma`zan -853, abituata com’è a leccare ambrosia lassù tra gli dèi - ajmbrosivan levcein a[nw -
Il servo facendo probabilmente un gesto dice che allora bisognerà prepararle anche qui qualcosa da leccare-leivcein a[r j aujth`/ kajnqavde skeuastevon- 855.
Sono parole che suggeriscono al regista e agli attori come devono essere recitate e da quali movimenti del corpo accompagnate
Qualcuno dirà che sono toppo malizioso. Eppure: “Oh Bimbo semplice che fui - dal cuore in mano e dalla fronte alta”.
Poi per tanti anni ne ho viste troppe che mi hanno disincantato


Bologna 15 aprile 2023 ore 18, 28 
giovanni ghiselli

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