venerdì 14 aprile 2023

ARISTOFANE - "La pace". 25


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Prima parabasi . Seconda parte (vv. 765-818)

 
Il coro riprende a cantare chiedendo ai calvi toi`~  falakroi`si 767 di favorire la vittoria del poeta calvo. Se questa commedia  vincerà, ognuno nei conviti suggerirà di dare  al calvo tw`n trwgalivwn della frutta secca e dei dolcetti prelibati non negando niente a chi ha  la fronte  lucida del più nobile tra i poeti.
Ovviamente Aristofane era calvo, una calvizie non vituperosa come quella di Tersite: ai[scisto~ ajnhvr, l’uomo più brutto che venne a Ilio (Iliade, II, 216), camuso, zoppo d’un piede, spalle torte e rientranti nel petto e in cima al capo aguzzo spuntava una rada peluria- yednh; lavcnh (219)- 
 
Segue un’invocazione del coro alla Musa. Quella della commedia dovrebbe essere Talia ma qui non è nominata quindi l’appello può rivolgersi anche a Tersicore quella della poesia corale e della danza o addirittura a tutte e nove le Muse.
Tersicore dunque o Talia senza escludere le altre figlie di Zeus e della Memoria è invitata a danzare –covreuson-775 con i coreuti dopo avere allontanato le guerre- polevmou~  ajpwsamevnh-
La danza degli uomini e delle dèe celebrerà gli effetti della pace: le nozze degli dèi- qew`n te gavmou~ 776 le ierogamie, i conviti degli uomini ajndrw`n te dai`ta~- e le feste dei beati kai; qaliva~ makavrwn (778). Questi- oiJ mavkare~- possono essere gli dèi, gli umani e anche gli animali, in particolare gli uccelli.
 
Nella nella seconda parabasi degli Uccelli  (del 414) c'è per esempio un makarismov" degli alati che d'inverno non indossano mantelli  né li brucia (qavlpei, v. 1092) il
 raggio luminoso della calura soffocante poiché abitano nei seni dei prati fioriti e delle foglie.
Gli uccelli sono naturalmente portatori di eujdaimoniva.
Nel De rerum natura  di Lucrezio i volatili sono i primi a segnalare l'arrivo di Venere all'inizio della primavera:" Nam simul ac species patefactast verna diei/et reserata viget genitabilis aura favoni,/aeriae primum volucres te, diva, tuumque/significant initum perculsae corda tua vi " (I, 10-13),  infatti appena l'aspetto primaverile del tempo si è manifestato/e vigoreggia dischiuso il soffio fecondatore di Zefiro,/per primi gli uccelli del cielo segnalano te, o dea,/e il tuo arrivo percossi nel cuore dalla tua forza.
 
 Pure il pessimismo di Leopardi ha dovuto riconoscere qualche felicità agli uccelli:'E che gli uccelli sieno e si mostrino lieti più che gli altri animali, non è senza ragione grande. Perché veramente (...) sono di natura meglio accomodati a godere e ad essere felici. Primieramente non par che sieno sottoposti alla noia. Cangiano luogo a ogni tratto; passano da paese a paese quanto tu vuoi lontano, e dall'infima alla somma parte dell'aria, in poco spazio di tempo, e con facilità mirabile...E siccome abbondano della vita estrinseca, parimenti sono ricchi della interiore; ma in guisa, che tale abbondanza risulta in loro benefizio e diletto, come nei fanciulli; non in danno e miseria insigne, come per lo più negli uomini"(Elogio degli uccelli).
 
a  te, Musa, continua il coro questi eventi, le feste, sono sempre care da tempo. Viene poi deprecato il drammaturgo  Carcino- Karkivno~- granchio- già menzionato  come fenomeno ridicolo nelle Vespe del 422.  La Musa dovrà considerare questo uomo animalesco, ibrido, come i suoi figli come altrettante quaglie da allevamento-o[rtuga~ oijkogenei`~-  danzatori dal collo lungo e magro, eppure nani di natura. pezzetti di sterco di capra, cercatori di trucchi. Infatti il padre diceva che il dramma che insperatamente aveva approntato di sera glielo aveva strozzato una puzzola- galh`n th`~ ejspevra~ ajpavgxai-  che può essere anche una donnola  o una faina ma ho scelto puzzola per amore dell’alliterazione.
 
Il dotto poeta dunque deve stare alla larga da certi imbroglioni invece deve scrivere canti cari al popolo in onore delle Cariti, le Grazie dalla bella chioma. Il tempo propizio è quando hjrina; celidwvn-800- la rondine nunzia di primavera posata sul ramo- ejzomevnh- fa sentire il suo canto keladh`/ (802).
In questo tempo propizio, nella dolce stagione, il tragico Morsimo non riesce a farsi finanziare un coro e nemmeno l’attore Melanzio che si udì una volta cantare  con voce gradevolissima quando lui e il fratello ottennero un coro tragico, tutti e due Gorgoni golose, Arpie ghiotte di razze, luridi cacciatori di vecchie, dalle ascelle fetenti di caprone, sterminatori di pesci.
La Musa dunque è invitata a lanciare uno scaracchio grosso e largo su costoro e a partecipare alla giocosa festa del coro- Mousa qea; met j ejmou`- xuvmpaize th;n eJorthvn
( 816-818) Così finisce la prima parabasi.
 

Bologna 14 aprile 2023 ore 18, 18 
giovanni ghiselli

p. s.
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