venerdì 21 aprile 2023

ARISTOFANE - "La pace". 32

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Ierocle continua a importunare Trigeo il quale  per toglierselo dai piedi accozza un guazzabuglio di parole attribuendole a Omero , quindi cita due  versi interi dell'Iliade dette da Nestore nel IX canto:" è uno senza legami familiari né leggi né focolare chi desidera la guerra agghiacciante che infuria tra il popolo- polevmou e[ratai ejpidhvmiou ojkruovento~-  (vv.63 -64 nell'Iliade;  vv. 1097-1098 citati nella Pace).
Trigeo vuole significare che perfino Omero è contro la guerra
Ierocle continua a disturbare e a mendicare: ": splavgcnwn  moi`ran o[rexon (v.1105) allungami un po' di budella.
Ma ai beati questo non è gradito replica Trigeo.
Ierocle chiede di portargli la lingua - provfere th;n glw`ttan - 1109.
Una richiesta che fa da spalla alla risposta di Trigeo: tu porta via la tua.
Andrebbe utilizzata una battuta del genere rivolgendola a chi interrompe  continuamente e parla e parla addosso ad altri durante i talk show.
Trigeo propone al servo una libagione e il petulante affamato Ierocle torna a chidere budella. Arriva a supplicare in ginocchio. Ma Trigeo gli oppone a[llw~ iJketeuvei~- invano preghi 1113.
Tutti questi profittatori che lucravano in un modo o in un altro sulla guerra vengono spiazzati dalla pace, cioè allontanati dalla greppia dove mangivano. Spero che succeda anche ai nostri fautori della guerra attuale.
Trigeo invita gli spettatori a gustare le viscere della bestia sacrificata, mentre spinge Ierocle a mangiare la Sibilla che con la mantica ha fatto mangiare a  a lungo profeti e ciarlatani come lui.
Dovremmo invitare le chiacchierone e i cianciatori  di oggi a mangiare le loro ciance
Ma Ierocle proclama l'esproprio proletario: vi prenderò la roba che sta lì per tutti-ajrpavsomai sfw/`n  aujta;: kei`tai d j  ejn mevsw/-1118
Trigeo lo minaccia di botte  e Ierocle si rivolge al pubblico quale testimone.
Ma il contadino gli dà del ghiottone e del millantatore tevqnh~ kajlazwvn -1120-e aggiunge che merita legnate, tanto che ordinan al servo di dargliene- pai`e tw`/ xuvlw to;n ajlazovna (1121)
Ma il servo preferisce spellarlo ossia toglierli i velli di pecora che ha trafugato.
Quindi Ierocle scappa. Trigeo commenta dicendo che è calato come un corvo-oj kovrax oi|o~ e ora torna sul monte da dove è sceso, l'Elimnio, in Eubea.1126-1127.
Molti animali simboleggiano tipi umani e non solo in Esopo.
Il corvo significa una bestia ladra e sacrilega perché rubava le offerte dagli altari.
Per noi può essere un uccello di malaugurio: il poeta magiaro Imre Madách nel poema faustiano La tragedia dell’uomo (1862)   racconta che il campo disseminato di morti dopo  la disfatta di Mohács  inflitta  agli Ungheresi dal sultano ottomano Solimano I (1526) era sorvolato da corvi che ripetevano Kár- Kár. Questo presunto verso dei corvi nella lingua ungherese è una parola che significa “peccato”. 
Il corvo però può essere anche nominato come paragone per segnalare i capelli  di un vecchio tinto e ritinto oppure non incanutito e benportante. Un esempio del lato positivo positivo di questo uccello nero si trova nel Satyricon: “aetatem bene ferebat, niger tamquam corvus” (43, 7), portava bene l’età, nero come un corvo. 
 
Inizia la seconda Parabasi (1127-1190)  di cui oggi presento una parte (1127-1139).
E’ un canto di gioia degli uomini liberati dal tomento della guerra
Traduco
“gioisco, davvero giosco
Di essermi liberato dall’elmo
Da razioni di formaggio e cipolle.
Infatti non mi piacciono le battaglie
Ma di bere accanto al fuoco
In compagnia degli amici
Bruciando della legna quuella
Più secca tagliata
Durante l’estate
E abbrustolire ceci
E mettere sul fuoco la ghianda
E nello stesso tempo sbaciucchiare la ragazzotta tracia
Mentre la moglie si lava  1139.
 
Finisce la prima strofe e seguono versi parlati.
 
Questi campagnoli sono persone semplici dai gusti naturali, non raffinati.
Non sono imbestiati come gli allevatori galiziani del recente film As bestas né degenerati  e infrolliti, e comunque animaleschi, come l' a[mouso" ajnhvr", ossia l'uomo estraneo alle muse di Scopenhauer:“ le ostriche e lo champagne sono il punto culminante della sua esistenza, e lo scopo della sua vita consiste nel procurarsi tutto ciò che contribuisce al suo benessere materiale ( …) nulla lo rallegra, nulla lo eccita (…) Caratteristica di questo “filisteo”, è dunque una serietà ottusa e arida, prossima alla serietà animalesca” (Parerga e Paralipomena , Tomo I, pp. 462 ss.)
Questi contadini di Aristofane godono di cose  belle,buone e di poco prezzo. Non hanno bisogno di andare nei ristoranti stellati per sentirsi bene.

Bologna 21 aprile 2023 ore 18, 38 
giovanni ghiselli

 p. s.
Il post  di ieri in lode di Pietro Orlandi ha avuto 43 approvazioni e 26 commenti in lode di questo fratello esemplare. Spero che gli accada di leggerli e possano aiutarlo

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